Il periodo influenzale è ormai giunto al termine, ma l’influenza, come sempre, il prossimo anno tornerà e il vaccino somministrato quest’anno non sarà più efficace.

Il virus che causa l’influenza non è uno solo, ma ne esistono diversi sottotipi: ecco a cosa ci riferiamo quando sentiamo parlare di H1N1, H3N2 o dei virus aviari H5N1 e H7N9, nomi non dati a caso, ma basati sulle varianti delle due proteine di superficie: H, che è l’emoagglutinina (hemoagglutinin in inglese), e N, che è la neuroaminidasi.

Tra i virus influenzali che hanno avuto maggiore clamore mediatico ricordiamo l’aviaria H5N1, anche se, in realtà ha causato dal 2003 a oggi solo 826 casi  di cui 440 morti, e la H1N1, detta suina, del 2009, che ha causato 482300 casi e più di 6000 morti. In realtà, il virus influenzale più letale della storia è stato un H1N1 circolante nel 1918, chiamato “influenza spagnola”, che si stima abbia causato piu di 20 milioni di decessi.

Immagine modificata da Wikimedia Commons.

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Oltre ad essere suddiviso in questi sottotipi il virus influenzale è in grado di mutare molto rapidamente e inoltre, se due virus di diversi sottotipi infettano lo stesso animale, possono scambiarsi materiale genetico. Questo comporta che la struttura generale del virus cambi di continuo. La maggiore pressione selettiva, cioè la zona in cui il virus varia di più, è la superficie, ovvero le porzioni più esterne delle proteine HA e NA.

Questo continuo cambiamento della superficie virale comporta che se anche ci infettassimo con lo stesso sottotipo tutti gli anni, gli anticorpi prodotti nell’anno precedente non riuscirebbero a riconoscere il virus circolante nella stagione successiva.

In fondo il virus influenzale non è molto diverso dalle star di Hollywood, è come se per non farsi riconoscere indossasse un cappello e degli occhiali scuri, è sempre lui ma a prima vista non te ne accorgi.

Ma cosa succederebbe se il nostro sistema immunitario imparasse a riconoscere una zona del virus normalmente non così esposta e così potessimo evitare questo inganno?

Due diversi gruppi di ricerca nel 2015 hanno dimostrato che è possibile sviluppare un vaccino influenzale universale. Questo si basa sull’induzione della produzione di anticorpi contro la porzione interna e non contro quella esterna della proteina HA. Normalmente la parte ipervariabile di una proteina è la porzione più esposta, ed è purtroppo quella riconosciuta dagli anticorpi. Ma se il sistema immunitario entra in contatto con delle porzioni interne della proteina, gli anticorpi prodotti sono in grado di proteggere da diversi ceppi influenzali. Per ora, come in tutte le ricerche, la protezione è stata dimostrata solamente su topi, furetti e scimmie ma si spera che sfruttando questo approccio si possa sviluppare a breve una strategia influenzale universale.

S Impagliazzo, A. et al. A stable trimeric influenza hemagglutinin stem as a broadly protective immunogen. Science http://dx.doi.org/10.1126/science.aac7263 (2015)

Yassine, H. M. et al. Hemagglutinin-stem nanoparticles generate heterosubtypic influenza protection. Nat. Med. http://dx.doi.org/10.1038/ nm.3927 (2015)