Nella 312 facciamo il giro del mondo parlando di virus, per poi passare agli insetticidi e finire con i tetra-quark
In questa puntata estiva Andrea e Valeria dopo aver ricordato il compleanno dell’indimenticata pecora Dolly ci parlano di varie notizie di attualità. Si comincia da un aggiornamento sul Lyssavirus identificato in un gatto ad Arezzo, sul virus dell’Ebola in Congo con un’epidemia finita dopo 2 anni e una seconda da poco iniziata e sul nuovo ceppo di Influenza suina identificato in Cina.
Giuliana intervista Manuela Travaglio, entomologa, dell’Ufficio Tecnico di INDIA Industrie Chimiche, un’azienda che produce e commercializza insetticidi e rodenticidi registrati per l’impiego in ambito civile. Con lei parleremo, per l’appunto, di insetticidi: perché ne esistono tanti? Come funzionano?
Tornati in studio arriva l’immancabile momento della barza per poi passare al fantastico mondo dei quark. Dopo un ripasso sulla nomenclatura e su cosa sono i quark si entra nel vivo della novità: l’esperimento LHC b ha infatti scoperto una nuova particella composta da quattro quark charm.
Dopo qualche riflessione sul progetto del nuovo acceleratore di 100 km si conclude la puntata 312, che Andrea tiene a dedicare alla Ferrari 312t
Conduzione: Andrea e Valeria
Montaggio: Andrea
Ospiti: Giuliana intervista Manuela Travaglio
Immagine di copertina: Insetticida from DuxX/Shutterstock
Per Valeria:
io trovo che sia perverso utilizzare cavie animali per sperimentare metodi per contenere i virus che si producono nello sfruttamento animale, che nell’era attuale risulta essere una delle più grandi fonti di inquinamento e deforestazione (oltre ad essere poco etico).
Bisognerebbe concentrare gli sforzi nella conversione all’alimentazione vegetale.
Mi stupisco che si parli di cambiare le abitudini della gente pensando alle mascherine e alla distanza fisica, senza voler guardare la causa del problema.
Mi stupisce ancora di più sentire approfondimenti di persone colte, che però continuano a dare credito a cure palliative.
Mi potete dare dell’estremista, ma forse non è estremista chi ha ridotto la terra in questo stato?
Saluti,
Stefano
È vero che l’allevamento intensivo ha un ruolo nell’amplificazione di un virus, ma è sbagliato ritenerlo l’unica causa. Ci sono virus che ad esempio circolano solo in animali selvatici prima di passare all’uomo. Un altro ruolo nell’emergenza di nuovi virus è ad esempio l’ingrandimento delle città e come già menzionato la deforestazione.
Per quanto riguarda la sperimentazione animale, mi rendo conto che possa risultare fastidioso quando i ricercatori, come me, ne parlano senza apparente coinvolgimento emotivo, ma ti assicuro che se avessimo un’alternativa all’utilizzo dei modelli animali ne saremmo tutti estremamente felici. Da una parte non abbiamo ancora nulla di sintetico che possa permettere lo studio accurato del potenziale pandemico dei virus, o comprendere la patogenesi o studiare l’efficacia di potenziali farmaci e vaccini, dall’altro il sistema ricerca attuale, basato sulle pubblicazioni scientifiche, ti richiede di verificare i risultati delle tue ricerche in vivo.
grazie Valeria per la tua risposta, con il mio commento non voglio giudicare il tuo lavoro in quanto ricercatrice visto che non ne ho le competenze.
So però, che spesso la ricerca non fa un gran sforzo a riguardo di alternative etiche.
Piuttosto voglio evidenziare il quanto si sta facendo va ulteriormente a distruggere il mondo animale, invece sarebbe più utile smettere di disturbarlo.
Io sono un umile ingegnere (ebbene sì 😉 e non ho la competenza scientifica che avete voi, ma riesco comunque a capire che i virus sono dovuti ai nostri comportamenti.
Qui una virologa che sicuramente avrai già sentito che lo spiega bene (dal 30. minuto lo dice chiaramente):
https://www.youtube.com/watch?v=z9WsX3hdCyU&t=1987s
Oltre agli allevamenti intensivi noi togliamo gli habitat dove questi animali selvaggi vivono e ne entriamo in contatto.
Ne sono convinto: la causa dei virus siamo noi umani con i nostri comportamenti e fintanto che andiamo avanti senza alcun rispetto della natura, la situazione non può che peggiorare.
Come dice bene il cartellone di Peta: “TOFU NEVER CAUSED A PANDEMIC”
https://www.peta.org/wp-content/uploads/2020/05/Tofu-Never-Caused-a-Pandemic-New-Jersey-2.jpg
Vuole far riflettere proprio sul fatto che siamo noi con la nostra forchetta che abbiamo causato questo pasticcio.
Ricordo che in paesi più evoluti si investe proprio nell’industria vegetale, fai una ricerca su google “Trudeau 100 million” oppure “15 year impossible food”
Noi europei siamo crediamo che ciò non sia possibile perché siamo attaccati alle nostre tradizioni, senza accorgerci, che:
1. i nostri avi erano molto meno
2. consumavano molto meno prodotti animali in genere
3. la produzione tradizionale non ha nulla a che vedere con la produzione di cibo attuale.
Basta guardare la serie di inchieste RAI3 “Indovina chi viene a cena” per rendersi conto di quanto siamo messi male: https://www.raiplay.it/programmi/indovinachivieneacena
Vi seguo comunque anche se non sempre d’accordo 😉
Un saluto!
Il virus della poliomielite e quello del vaiolo erano già presenti ai tempi degli antichi egizi. Il virus dell’herpes (HSV-1) ha infettato l’uomo più di un milione di anni fa. Questo per fare alcuni esempi di virus in cui il fattore consumo di carne e allevamento non giocano un ruolo. Sul fatto che l’uomo ha un ruolo diretto ed indiretto nell’incremento dei virus emergenti, non c’è dubbio. Sul fatto che dovremmo mangiare meno carne ed essere più consapevoli delle ricadute sull’ambiente non c’è dubbio. Al di là del consumo di carne, non sottovaluterei l’effetto sul clima, l’aumento delle temperature ad esempio fa aumentare la zona abitativa delle zanzare e di conseguenza aumenta la diffusione geografica di alcune malattie virali. Come sempre non c’è una sola causa, e puntare il dito contro solo una di esse può farci distogliere l’attenzione sulla visione globale.
Per quanto riguarda la sperimentazione animale, non sono d’accordo sulla tua affermazione “la ricerca non fa un gran sforzo a riguardo di alternative etiche”. Sono in corso enormi sforzi per cercare di sviluppare organ on chip, e ad esempio prima di essere autorizzati a fare esperimenti sugli animali bisogna sottomettere il proprio progetto a un comitato etico e giustificare l’uso di ogni singolo animale e valutare la possibilità di utilizzare metodi alternativi e seguire il principio delle 3R (reduce, refine, replace). Tutti i ricercatori seguono corsi di gestione del benessere degli animali da laboratorio e dei corsi di formazione che spesso includono fondamenti di bioetica.
Ok, bene. perfetto, mi fa piacere che siamo d’accordo.
Allora mi aspetto uno speciale:
– sull’effetto dei nostri comportamenti sulla diffusione dei nuovi virus
– e su quanto fa la ricerca per evitare l’utilizzo di cavie animali.
Non prendertela, voglio essere provocatorio in maniera costruttiva.
Grazie per avermi risposto, apprezzo molto il vostro podcast
Saluti
Stefano