Molte persone ricordano il periodo passato a letto a causa della parotite durante la loro infanzia, almeno fino alla generazione degli anni Ottanta del ventesimo secolo. Oggi stiamo invece creando un futuro in cui le generazioni che verranno non avranno il ricordo di febbre alta, collo gonfio, dolore alle orecchie, causati da un’infezione virale dovuta a un virus del gruppo dei Paramyxovirus. La campagna vaccinatoria messa in campo in Italia ha ridotto i casi di parotite in maniera drastica negli ultimi anni.

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Incidenza della parotite in Italia nel decennio 1996-2006 (immagine tratta dal portale di epidemiologia dell’Isituto Superiore di Sanità)

La parotite causa cefalea e febbre e le complicazioni possono portare anche alla perdita dell’udito. Se invece la malattia fosse contratta dopo la pubertà, i maschi rischiano danni gravi all’apparato riproduttivo, più in particolare nella spermiogenesi, con conseguente infertilità. Con la parotite non si scherza, infatti, uno degli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità era la completa eradicazione entro il 2007 con una massiccia campagna vaccinatoria. Esistono almeno dieci ceppi vaccinali contro la parotite, tutti derivanti dall’attenuazione del virus, tutti con pochissime controindicazioni. Come mai, ci si chiede allora, nel 2015 l’eradicazione non è stata ancora raggiunta? Purtroppo questo è uno dei casi dove la scienza è diventata cronaca.

Nel 1998, un allora medico chirurgo inglese, Andrew Jeremy Wakefield, pubblicò sulla rivista scientifica The Lancet, una ricerca in cui s’ipotizzava un legame tra la vaccinazione trivalente (morbillo, parotite, rosolia) e l’autismo. Fu una delle più grandi frodi in ambito scientifico perché il lavoro di Wakefield era fasullo. Inoltre si scoprì che lo stesso Wakefield era stato pagato per falsificare i risultati della sua ricerca, in modo da trarre vantaggio dalle cause intentate contro le case produttrici di vaccini. In seguito venne a galla che Wakefield aveva brevettato un sistema alternativo alla vaccinazione trivalente e che la sua pubblicazione rientrava in un piano di frode per ricavare guadagni screditando in concorrenti. L’esito è stato il ritiro della pubblicazione da parte di The Lancet e la radiazione di Wakefield dal Medical Register britannico.

Purtroppo il danno era stato fatto. Riguardate il grafico in corrispondenza del 1998: vi si può riscontrare un aumento dei casi di parotite in Italia, rientrato solo dopo il 2000. Con buona pace dell’eradicazione.