“La signora Chacobidon incinta alla 37 settimana non crede nell’efficacia dei vaccini, ma nel fatto che il contrarre malattie infettive porti a una salubre attivazione del sistema immunitario. Pertanto né lei né il figlio di 6 anni sono vaccinati per il morbillo. Con la gioia della madre il figlio comincia a mostrare tutti i sintomi tipici del morbillo: rinite, congiuntivite, febbre, eruzioni cutanee e macchie biancastre sulla mucosa della bocca.
Una settimana dopo la signora si presenta al pronto soccorso con bronchite, febbre e rischio di parto precoce, senza menzionare il recente morbillo del figlio. Viene trattata con antibiotici in quanto si pensa sia un’infezione batterica, senza miglioramento della situazione ma con la comparsa di rash cutanei erroneamente associati ad un’allergia al trattamento. Il figlio nasce prematuro e presenta febbre, tosse e congiuntivite. Tuttavia in seguito guarisce, ma 18 mesi dopo la nascita comincia a mostrare sintomi neurologici sempre più gravi che portano al decesso dopo 10 mesi.”
Quello che avete appena letto è un caso studio, tratto da una storia vera, che viene presentato agli studenti di medicina dell’Università di Ginevra nel corso di infettivologia e ci permette di approfondire la conoscenza di questo patogeno.
Il morbillo è un virus appartenente alla famiglia dei Paramyxovirus, che prima delle estese campagne di vaccinazione causava fino a 2 milioni di morti all’anno. Nel 2015, dove si stima una copertura vaccinale media dell’85% a livello globale, il virus ha causato 134200 decessi, ovvero 367 morti al giorno e 15 ogni ora.
Il morbillo è altamente infettivo per via respiratoria ed è in grado di resistere fino a 2 ore nell’aria o sulle superfici contaminate. La sua pericolosità è legata al fatto che è in grado di infettare non solo le cellule del tratto respiratorio ma anche quelle immunitarie con conseguente disseminazione in tutto l’organismo. Ecco il motivo per cui i sintomi coinvolgono la pelle, la mucosa buccale, gli occhi e il sistema nervoso.
Infettando le cellule del sistema immunitario causa un indebolimento dello stesso, facilitando infezioni secondarie soprattutto batteriche che sono spesso la causa delle morti infantili associate al morbillo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Inoltre il virus, soprattutto negli immunocompromessi, può causare un’infezione persistente a livello del sistema nervoso centrale causando, a distanza di mesi o di anni dall’infezione primaria, infiammazione e danneggiamento neuronale, come nel caso del neonato del caso studio.
Non esistono farmaci specifici per il morbillo, ma da 50 anni abbiamo a disposizione un vaccino sicuro, effettivo e non costoso (circa 1 dollaro per immunizzazione), basato su un virus del morbillo vivo attenuato.
In Italia il vaccino per il morbillo non è obbligatorio ma è consigliato e viene generalmente somministrato in combinazione con quello per la parotite e per la rosolia (MPR) in 2 dosi, una intorno al primo anno di età e la seconda tra i 5 e i 6 anni. L’immunità in seguito dura per tutta la vita.
Nell’Unione Europea la copertura vaccinale non è sufficiente a impedire la circolazione del morbillo (con 14 paesi al di sotto della soglia del 95% richiesta) e dal 1 Novembre 2015 al 31 Ottobre 2016, sono stati segnalati, nei 30 paesi, 3.037 casi di morbillo con l’Italia è al secondo posto per numero di casi ed incidenza. Al primo posto troviamo la Romania dove attualmente è in corso una vasta epidemia di morbillo, con 2.319 casi segnalati al 20 gennaio 2017 e 14 decessi.
Essendo nata nel 1987 anno in cui in Italia veniva somministrata una sola dose di vaccino, ho recentemente avuto la seconda dose, e il caso della signora Chacobidon e i dati qui presentati mi fanno sentire fortunata di essere nella parte del mondo dove ricevere un vaccino è semplice, e allo stesso tempo delusa di essere nella stessa parte del mondo dove c’è chi si dimentica o mette infondatamente in dubbio la loro efficacia.
FONTI:
http://www.who.int/biologicals/vaccines/measles/en/
http://who.int/mediacentre/factsheets/fs286/en/
http://www.epicentro.iss.it/problemi/morbillo/bollettino/RM_News_2016_35.pdf
Immagine di copertina: andriano.cz by Shutterstock
complimenti per la foto fasulla https://uploads.disquscdn.com/images/fed1f8d542e0ded6b725837ad036f756968d21cceb8326a2aac66c3b2cf4780e.jpg
Ciao, capisco la tua posizione, ma trovo improprio il modo in cui la esprimi. Noi ci appoggiamo, come moltissime testate giornalistiche, blog e, in generale, produttori di contenuti su shutterstock, che fornisce un motore di ricerca per navigare tra le immagini. Quella usata in questo post è stata trovata cercando “morbillo” e, se apri il link riportato in fondo al post, la puoi vedere nel formato originale così come l’abbiamo trovata noi prima di scaricarla. Se l’autore ha pensato di fare una versione modificata aggiungendo i puntini rossi (o togliendoli quando nella realtà c’erano) sinceramente non credo di dovermene assumere io (sia come me stesso che come scientificast) la responsabilità.
Grazie comunque per la segnalazione.
Per altro cosa si intende per “foto fasulla”? Le immagini di copertina sono delle rappresentazioni che richiamano il tema del testo, non dati scientifici a supporto di una tesi. Per esempio nell’articolo sui nuovi esopianeti
http://www.scientificast.it/2017/02/22/esopianeti/
abbiamo usato una rappresentazione immaginaria di un possibile sistema solare.
E’ corretto criticare una foto falsa quando viene usata un’immagine fasulla per dimostrare un concetto (solitamente per UFO, fantasmi o altre pseudoscienze), ma non quando viene utilizzata come copertina di un testo, altrimenti praticamente ogni libro riporta in copertina foto fasulle.
La signora Chacobidon? Ma dove studiate medicina? sulle riviste di topolino??? Vi ricordo che il virus del morbillo a detta della sua signoria illustrissima dott. avv. ing. Lorenzin non cammina, ma saltella…
Il caso studio come scritto, viene presentato agli studenti di medicina dell’Università di Ginevra nel corso di infettivologia. E’ ovvio, anche a Topolino, che non è un cognome reale.
Mi sa che all’università di Ginevra siano un pelino più seri di quanto sopra riportato, specie quando hanno a che fare con libri di Microbiologia come quello di M. La Placa. Mentre Topolino vi aspetta in edicola con una nuova puntata di mamma chacobidon ogni settimana… 😉
Caro signor Rossi, ben sappiamo che all’Università di Ginevra sono
seri, in particolare lo sa meglio ancora di me la Dottoressa Cagno che
all’Università di Ginevra ci lavora. Se poi nel tempo libero gradisce
leggere Topolino o meno, direi che non sia di nostro interesse.
Peraltro, Topolino ha una dignità scientifica e morale altissima,
rispetto a molti altri prodotti editoriali italiani.
Topolino o paperino che sia, ma non studiano microbiologia nei termini che riportate sopra facendo leva sulla paura, ma sulla scienza. Vi consiglio il professor Tove Ronne del dipartimento di immunologia di cophenagen. Anno 1985 measles without rash… Prima studiate e poi scrivete. Grazie.
Anche lei lavora all’Università di Ginevra, per sapere meglio della Dottoressa Cagno come lì viene studiata la microbiologia?
Una laurea in medicina non si nega a nessuno tanto meno alla cagno. Se la conosce personalmente le chieda come funzionano le proteine enzimatiche DC46 e DC150. Dai così invece di scriver cazzate sul morbillo parlate di cose serie. Ps. Spiegate prima cos’è un enzima. Siete veramente inutili per chi studia biologia seriamente. Mi dispiace. Ma vi ripeto T. RONNE 1985. VATTELO A STUDIARE. POI MI RISPONDI…
Signor Rossi, gli insulti non sono un buon modo per portare avanti le proprie istanze nemmeno quando si ha ragione, si figuri quando si ha torto. Ai nostri tentativi di mantenere la discussione su un tono pacato, inizialmente anche leggero, ha reagito in modo scomposto e maleducato. Per risponderle nel merito, OK, esiste un articolo pubblicato sul Lancet nel 1985 (e 30 anni fa è, in molti ambiti della scienza, un’eternità) che sconsiglia il trattamento con immunoglobuline contro il morbillo dopo essere stati esposti al virus perché, a detta dell’autore, può portare a conseguenze negative a lungo termine: è corretto? Cosa c’entra con i vaccini? La ringrazio se vorrà spiegarlo a chi, come me, non è né medico né biologo, ma fisico.
Senta Andre laureato in fisica. Avete veramente scritto famiglia del paramyxovirus? Allora le spiego l’alfabeto per gli analfabeti. Genere: -virus, Sottofamiglia: -virinae, Famiglia: -viridae. Quindi famiglia dello paramyxoviridae. Uhm… Siamo meno che zero. Suggerimento… Ordine? -virales. Ripeto, studiate prima di scrivere. Grazie.
Grazie per questo ripasso sulla nomenclatura, il morbillo è un paramyxovirus appartiene alla famiglia paramyxoviridae, siamo d’accordo. Quello che le stiamo chiedendo, e a cui continua a non rispondere, mostrandosi peraltro poco educato è quali sono i problemi di questo articolo? Come già detto le critiche costruttive sono ben accette. Il cognome della paziente e la desinenza a parte (che come concorderà non cambiano drasticamente i contenuti nel contesto di questo blog), in cosa secondo lei siamo a “meno di zero”? Perché cita uno studio dell’85 in cui si parla di immunoglobuline? Questo che relazione ha con un vaccino vivo attenutato? Ci illustri EDUCATAMENTE la sua conoscenza sull’argomento.
No Cagno. Non ci siamo il paramyxovirus do not exists. Si chiama morbillivirus perché in quanto a genere si deve distinguere. Morbilli sta per piccolo morbo, comunque avete ragione vi devo rispondere nel merito. Lo farò a breve con tutta la calma possibile e senza offendere. Intanto complimenti per l’impegno che ci mettete. Premetto la mia risposta sarà molto scientificast…
Caro signor Rossi, la ringrazio per il positivo cambio di toni. Immagino che questo sia legato al fatto che, al terzo tentativo, ha finalmente trovato una inesattezza con cui si può fregiare di correggerci. Non vorrei prendermi meriti non miei, ma se questo tipo di inesattezze arrivano a essere pubblicate la colpa è più mia che della Dottoressa Cagno, visto che tutti i pezzi, prima di arrivare online, passano sotto la mia revisione. Ora che ci siamo allegramente infilati in questo cul-de-sac di tassonomia, per cui ci troviamo a definire la famiglia dei Paramyxoviridae, a cui appartengono le due sottofamiglie Paramyxovirinae e Pneumovirinae (almeno, secondo l’Università di Stanford: https://web.stanford.edu/group/virus/paramyxo/2005/ – al riguardo, vorrei notasse che vengono genericamente definitii Paramyxovirus tutti i virus appartenenti alla famiglia Paramyxoviridae, la pregherei di segnalare anche a loro questa grave inesattezza), ora che sappiamo che alla sottofamiglia Paramyxovirinae appartengono svariati generi, che, a seconda degli autori non hanno sempre gli stessi nomi, ma si trova in più riferimenti il genere Paramyxovirus (da Stanford, come già visto, a Perugia: http://www.med.unipg.it/ccl/Materiale%20Didattico/Microbiologia%20Perito/2014/Virologia%20(Cenci)/10.Paramyxovirus.pdf a testi specialistici e quant;altro, come https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK8461/), ora che sappiamo tutto questo, dicevo, ci sentiamo persone migliori. Wikipedia chiama quelli che vengono chiamati Paramyxovirus in questi ambiti o Respirovirus o Rubulavirus, e sì, direi che ci sono delle discordanze. Discordanze che, me lo consenta, non mi entusiasmano abbastanza per continuare la discussione, per cui, se le nostre risposte dovessero diventare meno precise o puntuali, non se la prenda a male. Attendiamo comunque la sua risposta in stile scientificast, imparare qualcosa di nuovo è per noi sempre un piacere.
Va bene cul de sac aspettati il peggio. 😉
Attendo con fremiti d’emozione. Nel frattempo, si vada a leggere cosa vuol dire cul-de-sac.
Buongiorno. Sì se ci rifacciamo alla stretta nomenclatura ha ragione.
Ma come negli esempi sotto citati è comune chiamare i membri della paramyxoviridae, paramyxovirus soprattutto per richiamare le somiglianze con gli altri virus della famiglia.
Resta il discorso che questo non cambia nulla dal punto di vista comunicativo e che questa discussione con lei al momento non ha portato a nulla di costruttivo.