Chi mi conosce bene sa che ho un rapporto particolare con le erbe tintorie, nato inizialmente per curiosità nei confronti dell’henné o Lawsonia Inermis, un arbusto spinoso, coltivato in India, Nord Africa e Medioriente, dalle cui foglie essiccate si ricava una polvere generalmente di colore verdastro, che opportunamente trattata dona ai capelli un colore rosso. Per ottenere altre sfumature di colore, si possono preparare miscele in cui, oltre l’henné, sono presenti altre erbe dal potere tintorio. Per rafforzare il colore rosso e ottenere una tonalità più fredda, per esempio, si usano la Robbia, l’Ibisco e la Red Kamala, ultima arrivata sul mercato italiano.

La Red Kamala o Mallotus Philippensis è una pianta delle Euphorbiaceae, che cresce in prevalenza nel Sud Est Asiatico. Viene chiamata Red Kamala in virtù della capsula rossa dei suoi frutti, sulla cui superficie sono presenti delle glandule rotondeggianti: queste, una volta rimosse e ridotte in polvere, sono impiegate da secoli dalle popolazioni locali come colorante per tingere tessuti e nella preparazione di sciroppi. Il frutto veniva anche utilizzato come rimedio tradizionale per le infezioni da verme solitario e altri parassiti ed è documentato l’impiego della polvere come antielmintico negli allevamenti di pollame in India.

L’azione colorante della polvere è dovuta principalmente alla presenza di un composto, chiamato rottlerin o rottlerina (C30H28O8), che ha suscitato l’interesse dei ricercatori per via di alcune sue proprietà farmacologiche.

La struttura chimica del rottlerin o rottlerina. Credits: Wikipedia

Questa pianta ha cominciato a diventare popolare qualche anno fa tra le appassionate di tinture a base di erbe per capelli e altri prodotti definiti di cosmesi “naturale”. Prima disponibile solo in Francia, poi anche in Italia, la Red Kamala viene venduta principalmente come “prodotto 100% naturale” per tingere i capelli. I venditori, purtroppo, tendono a rendere la parola “naturale” sinonimo della parola “innocuo”. Ciò non è affatto vero. Naturale non è sinonimo di innocuo! Inoltre, le sostanze estratte potrebbero comunque dare reazioni allergiche in soggetti predisposti. Infatti, anche per la polvere di Red Kamala sono stati riportati in letteratura alcuni casi di rinite e asma allergica.

La propaganda del prodotto “naturale” è sfruttata abilmente dai rivenditori come strategia di marketing, perché evoca nel consumatore l’idea del prodotto “sicuro”, in armonia con l’ambiente, e va a fare leva su quella fascia della popolazione che ha “paura della chimica”. Certe piante sembrano essere in grado di curare tutti i mali, a giudicare da come vengono pubblicizzate; purtroppo, sebbene non sempre queste affermazioni corrispondano al vero, verificare le varie affermazioni non è semplice, poiché per questi prodotti non viene fornita una scheda dettagliata riguardante i componenti e i rischi associati. Spetta al consumatore cercare informazioni attendibili al riguardo, dunque servono tempo e pazienza. Molti consumatori preferiscono fidarsi ciecamente dei venditori, che fanno leva anche sul possesso di certificazioni per attestare la sicurezza dei loro prodotti, in particolare circa l’assenza di contaminazioni. Infine, spesso mancano indicazioni sul loro corretto impiego, per esempio con che frequenza e in che dosi si possono utilizzare. Sono pochi, infatti, i rivenditori veramente trasparenti che pubblicano, per esempio, i risultati di analisi in grado di stabilire la tollerabilità cutanea (Patch Test), le caratteristiche fisico-chimiche e microbiologiche dei singoli elementi e dei prodotti nel loro insieme e il loro grado di conservazione nel tempo (Challenge Test, In Use Test).

Fare analisi delle materie prime, però è abbastanza costoso dato che andrebbero fatte a campione e su ogni spedizione per avere davvero delle certezze, per cui esistono rivenditori che preferiscono adottare un approccio diverso e decidono, invece, di seguire tutta la filiera produttiva, verificando con visite in loco sia le coltivazioni che le procedure di essiccazione e macinazione delle erbe tintorie. Ma la maggior parte dei venditori, purtroppo, si basa sulle certificazioni ricevute dai produttori stessi, senza effettuare verifiche aggiuntive. Complice di questo è anche il fatto che molte di queste sostanze vengono prodotte in zone esotiche del pianeta dove le regole di buona produzione e i controlli da parte delle istituzioni possono essere anche piuttosto carenti.

In passato ci sono stati casi, riportati dal sistema di allerta europeo, in cui è stato riscontrato un livello di contaminazione batterica elevato in alcune miscele di erbe tintorie, cosa che ha portato al loro immediato ritiro dal mercato. Il punto cruciale, però, non è quello di volere un prodotto ultrapuro, la presenza di contaminanti è parte integrante del concetto di prodotto “naturale”, in quanto essi possono derivare dai processi di coltivazione della pianta e di produzione del derivato vegetale. In un laboratorio, invece, il controllo dei processi di sintesi permette di produrre ingredienti con un livello di purezza estremamente elevato. Ora, sebbene non possano esistere prodotti senza impurezze, la cosa importante è che esse non pongano eventuali rischi per la salute e che il consumatore sia consapevole di ciò che sta acquistando. Infine, va considerato che è pratica diffusa tra i produttori adulterare e sostituire le polveri a base di piante, data la crescente richiesta di questi prodotti: per esempio, quella di Red Kamala è spesso adulterata con ossido di ferro, sabbia ferruginosa, e polveri di altre piante, per esempio l’annatto (Bixa orellana).

I frutti dalla capsula rossa della Mallotus Philippensis o Red Kamala. Credits: Wikipedia

Quando vidi pubblicizzata per la prima volta la polvere di Red Kamala rimasi molto stupita dal suo aspetto, soprattutto perché le varie blogger, paladine della cosmesi “naturale”, raccontavano di un incredibile potere tintorio. Potete vedere un esempio qui, il colore è così fucsia che ti tinge la retina solo a guardarlo! Ma un colore così intenso può essere derivato semplicemente dalla parte di una pianta? Recentemente i rivenditori si sono decisi a fornire una risposta a questa domanda e non avrei mai immaginato che mi sarei trovata in un labirinto di informazioni poco coerenti…

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Bibliografia:

http://www.lincei.it/pubblicazioni/rendicontiFMN/rol/pdf/S5V2T1A1893P571_576.pdf

http://www.torrinomedica.it/parafarmaci/sostanze/kamala.asp

Anderson, Thomas (1855). “On the Colouring matter of the Rottlera tinctoria”. The Edinburgh New Philosophical Journal. 1: 296–301

https://ec.europa.eu/consumers/consumers_safety/safety_products/rapex/alerts/?event=main.weeklyReport.Print&web_report_id=880&Category=Cosmetics

 

Si ringrazia Angela Turriziani per la collaborazione nella realizzazione di questa inchiesta speciale.

Immagine di copertina: daniilphotos by Shutterstock.