Gli ultimi episodi di cronaca scientifica e i suggerimenti di qualche ascoltatore hanno fatto in modo che questa puntata fosse monotematica… O quasi. Oggi parliamo di parecchie argomenti legati al mondo della luce e delle onde elettromagnetiche.
Iniziano con una bella intervista a Gianni Comoretto (fisico dell’Osservatori di Arcetri, Toscana), già citato in puntate passate, per parlare di un argomento che spesso tiene banco nei media, ovvero l’interazione tra le onde elettromagnetiche e il corpo umano.
Continuiamo poi prendendo spunto dalle cronache recenti per parlare di tempeste solari. Ne parliamo con Luca Di Fino, ricercatore presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Tor Vergata (Roma) ed impegnato nell’esperimento ALTEA (fonte VeraScienza), già ospite in passato di AstronautiCast.
Dallo studio Genovese, Silvia ci parla di Ferro Trasparente (fonte Le Scienze)… Ai raggi X. Un’applicazione che si rivelerà molto importante per i computer della prossima generazione. Julien tratta l’argomento da un punto di vista biologico: come la luce arriva nella profondità degli abissi marini? E come si adatta la fauna a condizioni di luminosità estremamente ridotta? Ci risponde il nostro biologo saccente 🙂
Buco misterioso nel terreno o bufala? Un ascoltatore ci segnala un articolo interessante. Ne analizziamo le incongruenze promettendovi di parlare di Sinkholes in uno dei prossimi episodi.
Infine, tre appuntamenti SPAZIALI da mettere in agenda:
– ESPLORANDO: Da Galileo alla conquista della Luna. A Tradate (VA), Villa Recalcati, il 31 Marzo 2012 ospite Charles Duke (Apollo 16). Mostra curata dal gruppo FOAM13 ed aperta fino al 29 Aprile.
– ASTRONAUTICON 6 (2012). Come ogni anno, gli amici di ISAA organizzano la loro convention di astronauticast. Diverse le location e le occasioni per incontrarsi. Quest’anno il 20 Aprile, ospite d’onore Douglas Wheelock, ex-comandante della ISS. Su questa pagina tutto il programma in costante aggiornamento.
–43rd LUNAR and PLANETARY SCIENCE CONFERENCE. Woodland, Texas (USA), 19-23 Marzo. Seguite sulla nostra pagina Facebook e Twitter gli aggiornamenti più importanti dal nostro invitao d’eccezione, Mario D’Amore, già ospite a Scientificast 11.
Notizie riguardanti l’ASSOCIAZIONE SCIENTIFICAST.
E’ aperto il tesseramento! Potete abbonarvi inviando una donazione da 10 euro al nostro account paypal, specificando l’interesse al tesseramento e mettendo i vostri dati anagrafici (nome, cognome, indirizzo, data di nascita) nelle note alla donazione o spedendoli all’e-mail associazione @ scientificast.it. Vi aspettiamo!!!
Ciao a tutti! Volevo solo fare una precisazione “etimologica” visto che sono stata io a chiedere a Julien durante la puntata l’etimologia di cloroftalmo, ma non abbiamo dato una informazione chiara.
L’origine di cloroftalmo è dal greco χλωρός, chloros = verde e οφθαλμός, ophtalmòs = occhio. La similitudine con “clorofilla” che mi era venuta in mente nasce dal fatto che la prima parte delle due parole è condivisa e significa, come detto, verde in greco. Nel caso di clorofilla quindi, sempre dal greco: χλωρός, chloros = verde e φύλλον, phyllon = foglia.
Ciao a tutti e buon ascolto!
Ciao a tutti voi, complimenti per il vostro interessantissimo podcast. Sto ascoltando la puntata n. 13. Per quanto riguarda l’interazione tra onde elettromagnetiche e effetti sulla salute umana volevo segnalarvi tra i ricercatori più attivi su questo argomento la dott.ssa Susanna Lagorio dell’ISS che ha condotto la fase italiana dello studio epidemiologico internazionale Interphone “International case-control studies
of cancer in relation to mobile phone use”. Un saluto
Scusate, ulteriore precisazione: effettivamente la scoperta della GFP (green fluorescent protein) dal jellyfish è valsa il premio Nobel per la chimica nel 2008. A questo link: http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/chemistry/laureates/2008/press.html
trovate maggiori dettagli!
Adoro questa donna quando fa la precisina…. 🙂
Grandi ragazzi,
Solo due precisazione sulle radiazioni dei cellulari,
Condivido quanto detto durante la puntata sui possibili danni da radiazioni EM
Ma in ottica di precauzione suggerirei due accorgimenti
1) con gli Smartphone tendiamo a tenere il wifi sempre acceso, anche quando ci portiamo il telefono all’orecchio. I sistemi wifi, come si diceva per i cellulari, aumentano la potenza irradiata se il si trova in zone a basso segnale. Quindi suggerirei si spegnere la parte wifi del cellulare quando non serve o quando non si è in una zona coperta dal servizio.
2) l’uso dell’auricolare aiuta sicuramente ma si Parla di auricolari con il filo, e non Bluetooth ovviamente
Un ultimo suggerimento, state attenti agli apparecchi radio di provenienza dubbia, non tutti rispettano le norme di sicurezza.
Un saluto
Flavio
Permettetemi si autocitarmi e di segnalare un mio contributo alla discussione sulla correlazione tra i cellulari e i tumori. Come mostro nel mio post http://lucadifino.wordpress.com/2011/11/29/report-e-i-telefoni-cellulari-alcune-riflessioni/ negli ultimi 20 anni il numero di utenti di cellulari in Inghilterra è aumentato di un fattore 100 (da circa 1000 utenti nel 1990 a 100.000 utenti nel 2010), mentre nello stesso periodo il numero di tutti i tumori al cervello è aumentato (con una stima largamente per eccesso) di un fattore 1.2 (da 6 a 7 casi su 100.000 persone).
Questo a mio modo di vedere mostra che per un uso normale del cellulare non c’è nessuna correlazione. Questo non esclude che in casi particolari, con uso ben sopra la media con apparecchi magari ad emissioni maggiori sempre usati in zone di basso campo, possano esserci degli effetti ma in ogni caso non è il caso di fare facili allarmismi o di non dormire la notte se abbiamo dovuto fare una telefonata senza auricolare.
Per quanto riguarda le precauzioni, gli auricolari bluetooth hanno delle potenza infime, coprendo una zona di una decina di metri, molto inferiori a quella del cellulare stesso. E non serve a nulla aprire il finestrino in macchina quando si è al telefono come hanno suggerito quelli di Report.
Ciao Luca,
sono pienamente d’accordo sul fatto che non ci sono evidenze che le radiazioni creino problemi e che molti “rimedi” suggeriti sono quanto meno inefficaci.
l’esempio che fai però, a mio avviso, è affetto da un problema di approssimazione, il periodo temporale preso in esame è di 20 anni ma la curva di aumento degli utenti credo sia molto più ripida negli ultimi 4-5 anni.
in italia ci sono decine di milioni di utenze (ovviamente non pari agli utenti) attive e se ci fossero degli effetti eclatanti avremmo dovuto riscontrare già una incidenza su queste patologie, ma per gli effetti a lungo termine potrebbero volerci ancora diversi anni per renderli apprezzabili.
inoltre gli esperimenti fatti fino ad ora hanno riguardato gli effetti di una sola tecnologia, GSM, wifi….
al giorno d’oggi però l’esposizione è enormemente aumentata, si vanno infatti a sommare diversi sistemi di trasmissione che negli ultimi anni si sono andate moltiplicando. solo 5 anni fa ero l’unico nel mio quartiere ad avere un wifi, oggi trovo almeno 8 reti diverse raggiungibili.
Quindi sono concorde con la tua analisi, nessun allarmismo ne precauzione eccessiva. Il mio suggerimento era rivolto solo a coloro che vogliono tenere un approccio conservativo. In molti casi l’attenzione permette di ridurre l’inquinamento elettromagnetico senza inficiare la comodità della tecnologia.
mi è capitato di vedere persone dire, io uso l’auricolare per non tenere il cellulare attaccato alla testa, e poi tenevano un auricolare bluetooth acceso 12-14 ore sempre attaccato alla testa. (ovviamente la potenza è inferiore ma la permanenza risulta sicuramente molto superiore.)
Un’altra osservazione che avvalora quanto detto da luca e riguarda soprattuto noi maschietti. per abitudine teniamo tutti il cellulare in tasca, in questa posizione si trova ad essere molto vicino ai genitali, per tempi spesso molto maggiori all’utilizzo e in condizioni di ricezione di certo non ottimali (con conseguente aumento di irradiazione). si sarebbe dovuto vedere un aumento nei tumori ai testicoli o ad altri organi in zona ma questi non vengono mai citati.
Qualcuno potrebbe obbiettare che i questi casi però non si è in conversazione.
in realtà se si usano auricolari ciò potrebbe accadere, inoltre il cellulare trasmette e riceve anche quando non è in conversazione e in particolar modo i nuovi cellulari dove possiamo tenere accesi contemporaneamente l’UMTS (che con certe applicazioni rimane quasi sempre connessio) il wifi e il bluetooth.
In conculusione credo anche io che al momento non si possa temere ma nel contempo i cambiamenti di utilizzo stanno portando ad una esposizione molto maggiore negli ultimi anni e gli effetti di questa esposizione non saranno apprezzabili prima di qualche anno. Quindi utiliziamo la tecnologia tranquillamente ma evitiamo di esporci inutilmente. (magari evitiamo di addormentarci col cellulare sul cuscino, se non possiamo spegnerlo mettiamolo a qualche metro di distanza, magari non fa male ma…)
Sto ascoltando in questi giorni il podcast della puntata (a spizzichi e bocconi a causa dello scarso tempo a disposizione) ed ho notato un notevole abbassamento del volume della trasmissione al punto da renderla, in alcuni punti, inascoltabile se non nel più assoluto silenzio ed al massimo del volume.
Sono solo io che ho riscontrato questo problema sull’ultima puntata?
Comunque il vostro podcast è veramente splendido.
Grazie.
È un problema della mia scheda audio virtuale, che sto cercando di ovviare… Pazientate ancora un pochino 🙁 Mi spiace molto.
Ahimè sopratutto dallo studio genovese… 🙁
@flavio, hai perfettamente ragione sulla dipendenza temporale, da quei dati possiamo dire che se ci sono effetti sono su tempi scala maggiori di 10 anni.
Per quanto riguarda il mio intervento nell’episodio volevo fare due precisazioni:
I satelliti geostazionari volano ad una quota di quasi 36000 km e non 25000 come ho detto erroneamente durante l’intervista.
La seconda riguarda il flusso di particelle nei laboratori del gran sasso, a quelle profondità non arrivano raggi cosmici primari, ma solo i muoni secondari prodotti negli sciami adronici.
Grazie a tutti per gli splendidi commenti. Penso sia un motivo di orgoglio per tutti coloro che lavorano con Scientificast, trovare dei commenti così ad alto livello ed uno scambio di idee pacato e cordiale. Grazie! 🙂
ciao a tutti, piccola curiosità fuori tema ma che riprende quanto scritto da Luca.
riporto la formula che porta a definire la distanza dalla terra dei satelliti geostazionari.
Il raggio di tale orbita può essere determinato mediante la terza legge di Keplero:
r = (u*T^2/(4*π^2))^(1/3) = (398600*86164^2/(4*π^2)) = 42168 km ( u = 398600 km^3/s^2 rappresenta la costante gravitazionale terrestre e T è il tempo di un giorno siderale e cioè T = 86164,09 sec.)
sottraendo al raggio orbitale il raggio terrestre (6378 km circa), si ottiene l’altezza orbitale di 36000 km.
Ad esempio i satelliti del GPS sono a 20000 km dalla terra e quindi svolgono 2 orbite complete al giorno.
Si decise di non farli geostazionari per due motivi, le orbite di questo tipo sono molto utili anche per satelliti di telecomunicazioni, in caso di guasto avrei un buco del servizio persistente su una certa area. questa scelta, comunque molto ragionevole, comporta la necessità di “agganciare” i satelliti ad ogni accensione (o quasi).
spero di non essere andato troppo fuori tema, per rientrare sui giusti binari possiamo dire che il segnale GPS copre tutta la superficie terrestre ma arriva a terra con una potenza così bassa da essere ragionevolmente derubricata come innocua.
Flavio
Ottimo episodio, monotematico ma mai monotono 😀
(la fionda come và….???? – Angry Birds via ha rubato l’idea spaziale!!!)
Continuate così che che gli adepti del podcast diventino tutti partecipi nell’associazione!!!
Bella puntata.
Solo due note:
1) il volume della sede di Genova è BASSISSIMO, e soprattutto (nota per Silvia), quando si parla non si gira la testa lontano dal microfono.
2) Luca di Fino è risultato difficile da seguire. Capisco che non tutti siano come Paolo Attivissimo, ma discutere in lingua italiana non dovrebbe essere difficile per un fisico. E’ risultato soprattutto odioso sopportare le centinaia di ripetizioni della parola “diciamo”.
@Alessandro
mi dispiace che il mio intervento ti sia risultato difficile.
Vorrei capire se è stata più una questione di forma o se non ho espresso chiaramente qualche concetto.
Riguardo al confronto con Paolo, che ritengo un eccellente divulgatore (bellissimo il suo intervento nell’episodio 14), tieni presente che parlare di scienza è il suo lavoro sia dal suo blog che dal suo programma in radio, mentre il mio lavoro è farla la scienza. Anche se può sembrare strano, effettivamente mi risulta più facile parlare di certe cose in inglese, perchè la lingua inglese è quella che uso correntemente per parlarne, scriverne e pensarci su.
Per il resto mi dispiace ancora per non essere all’altezza di Paolo o di altri illustri divulgatori, ma noi scienziati di solito guardiamo alla sostanza più che alla forma. Ci sono illustri fisici (soprattutto russi o orientali) che a congressi internazionali non sanno mettere due parole inglesi in fila (i peggiori leggono direttamente), eppure sono invitati a parlare e nessuno si lamenta, perchè i risultati che presentano sono ben più importanti del modo in cui lo presentano.
Spero che gli altri ascoltatori possano avere apprezzato il mio intervento nonostante le mie “limitazioni” espressive.
PS: a pensarci bene in effetti non ho mai avuto buoni voti in italiano 😀
Interessantissima puntata che ho ascoltato con molto ritardo. Grandi davvero! Anch’io ho avuto difficoltà a seguire Luca o meglio la prima volta mi sono perso a contare i “diciamo” che utilizzavi poi l’ho riascoltato senza problemi e tralasciandoli si capiva molto bene. 🙂 Potendo fare un confronto Luca ti si è capito senza problemi mentre l’intervento nella puntata 4 del dottor Camillo Franchini è stato insopportabile perchè sembrava leggesse e troppe cose erano date per scontato mentre nel tuo no..solo 64 o più “diciamo” 😀
Ciao