La musica è arte, la musica è passione, la musica è sentimento, ma soprattutto la musica è scienza!
Per questo speciale di Scientificast tutto dedicato alla musica abbiamo trascinato davanti ai microfoni un componete del team che di solito sta dietro le quinte: Walter il fonico della redazione genovese di Scientifcast, ma che è anche cantautore ed insegnate di canto, il suo ultimo album intitolato “Come mamma mi ha fatto” è uscito il 17 dicembre 2012 sulle piattaforme digitali.
[01’50’’] Walter ci parla dell’anatomia applicata al canto, curiosità sull’emissione
vocale.
[26’] Giuliana e Anna Rita parlano di Pitagora, uno tra i primi teorizzatori
delle scale musicali e dello stretto connubio tra scienza e musica in grandi
personaggi di scienza del passato.
[36’50’’] Silvia e Walter trattano la stretta relazione che intercorre tra la matematica
e la musica, in particolar modo ponendo l’attenzione sulle scale, le frazioni e il ritmo.
[57’40’’] Silvia definisce cos’ è un’onda sonora e come si propaga.
[1h 01’20’’] Paolo Gianrossi, informatico, musicista e divulgatore scientifico, tratta
della digitalizzazione del suono, della differenza tra i vari segnali audio (wave, mp3 e
midi) e dei principi dell’equalizzazione.
Riassumendo la musica è scienza, fa parte di ognuno di noi e scorre potente anche nella redazione di Scientificast.
Per approfondire:
Per scaricare “Come mamma mi ha fatto”
iTunes; Amazon.com
– Anatomia ed emissione vocale
– Pitagora e la scala musicale
– Musica e Rivoluzione scientifica
– Le scale musicali
– Propagazione del suono
– Teorema del campionamento di Nyquist-Shannon
– Short Time Fourier Tranform
– Formato MP3
Chiedendo scusa ai nostri ascoltatori per la pronuncia poco chiara, volevo sottolineare che il nome corretto del padre di Galileo, musicista e teorico musicale, è Vincenzio Galilei.
Voglio imparare a usare le altre due corde vocali! Come si fa?? 😀
Ciao Giuliana… ammetto di non essermi mai posto la domande che hai fatto tu! Sarà perchè la mia attenzione nell’ultimo ventennio è stata totalmente catturata dalle corde vocali, ma non mi è mai passato per la testa il pensiero di provare a sfruttare anche quelle false. Ho provato a fare qualche ricerca che però non mi ha portato da nessuna parte, quindi ti prometto che mi prenderò l’impegno di contattare chi di dovere e dare finalmente una risposta, così nel frattempo potresi sfruttare la tua curiosità per imparare anche io ad usarle… Chissà che in qualche prossimo episodio non ci potremmo cimentare in un duetto di sole pliche aridenoidali… 🙂
Ti avviso però che il risultato che viene fuori dall’uso delle corde vocali false, non si può certo definire piacevole…
Mi farò presto vivo con nuove informazioni, un abbraccio
Walter
Anche se non sono ancora riuscito a finirla, puntata STREPITOSA!!!
C’è qualcosa che non mi convince alla posizione 50:50: “il denominatore sono quanti battiti stanno nella battuta”.
Ma… in uno spartito in 3/4 una battuta contiene 3 battiti, non 4. La mia impressione è che il denominatore serva a… generare confusione, come tutta la notazione musicale.
Io ho il dente avvelenato sulla notazione musicale, che considero assolutamente delirante. Come definireste una lingua in cui un felino casalingo si scrive “GATTO” se all’inizio della riga c’è un simbolo, oppure “EYRRM” se all’inizio della riga c’è un altro simbolo? E invece è proprio quello che succede con la chiave di violino e la chiave di basso.
Oppure se per indicare R si dovesse scrivere invece P# o Sb, perché la R non ha un suo simbolo e deve essere rappresentata come modifica di altre lettere? Vi incacchiereste un po’? Io sì. In musica ci sono 7 “note” per rappresentare 12 suoni.
Sembra che tutto, nella notazione musicale, sia studiato per essere insensato e difficile da imparare.
Ci sono ragioni storiche, è vero, ma ogni tanto bisogna anche lasciarsele alle spalle. Purtroppo i musicisti sono una razza estremamente resistente al cambiamento, si attaccano alle loro convenzioni millenarie e non si schiodano. Qualsiasi tentativo di introdurre qualcosa di più lineare (come la tastiera tastiera Jankó – http://it.wikipedia.org/wiki/Tastiera_Jank%C3%B3) finisce sempre nel nulla.
Hai ragione, non è chiarissimo, nonostante Walter dica che l’ho detto “in modo eccelso”. Provo a dirlo in un altro modo. Ogni battuta ha una certa “misura”. Questa misura serve appunto a misurare quanti accenti ci stanno. E’ come avere una bottiglia che contiene accenti musicali, invece che acqua. A questo punto diciamo: la misura standard è 4 bicchieri. In una bottiglia da “litro” ci stanno 4 bicchieri, poniamo. In una bottiglia da 3/4 ci stanno solo 3 bicchieri d’acqua, poniamo, invece che 4. In una da 5/4 di litro, ce ne stanno 5. Ovviamente, potremmo prendere bicchieri più piccoli, e avere una bottiglia da 8 bicchieri da un ottavo. O una da 6 ottavi, o anche una da 17/8 se volessimo fare qualcosa di molto strano, e così via.
Sulla notazione musicale, non saprei… A me sembra che ci sia semplicemente una questione di opportunità nella specializzazione delle chiavi dei vari strumenti.
Per le variazioni, in realtà non credo che ti incacchi nel pensare che per scrivere il suono K devi scrivere CH in italiano, perché non c’è una lettera apposta (la K). Stessa cosa per i suoni GL, GN, GH, eccetera. La e aperta accentata è indicata da un accento grave, la e chiusa da un accento acuto. Insomma, i suoni della lingua italiana sono ben più di 21, ma questa cosa non è poi così grave.
Il motivo per cui la notazione musicale (che è abbastanza recente nella sua forma moderna, in realtà) è difficile da cambiare è lo stesso per cui un sacco di convenzioni sono difficili da schiodare, anche se non sono la soluzione più efficiente. Mi viene in mente, banalmente la storia della tastiera QWERTY o lo scartamento delle rotaie. Non credo sia un problema di “attaccamento alle tradizioni”, ma di comodità.