Vi ricordate dello scienziato che sosteneva di aver scoperto il motore warp? La notizia aveva fatto scalpore qualche anno fa quando Harold White, ingegnere meccanico prima impiegato nell’industria privata, poi dipendente NASA e con un dottorato sulla ionosfera di Venere, dichiarò di aver progettato un nuovo e rivoluzionario motore per viaggiare nello spazio a velocità superiori a quelle della luce. Secondo gli pseudo-preprint, questo ‘warp drive’ (parole sue) era in grado di far viaggiare astronavi a velocità superiori a quelle della luce attraverso una ‘distorsione’ (warp) dello spazio-tempo.  Le deformazioni dello spazio-tempo sono descritte dalla teoria della Relatività generale di Einstein. Questa teoria, più volte verificata dall’evidenza sperimentale, descrive come le masse dei corpi determinano la struttura dello spazio-tempo. In esso non è possibile viaggiare a velocità superiori a quella della luce (anche se lo spazio tempo stesso può deformarsi più velocemente della luce, come è avvenuto nei primi istanti dopo il Big Bang).  Vi sono varie teorie che ambiscono a modificare la teoria della Relatività generale, tra cui quella di Alcubierre. Questa è una delle tante teorie interessanti ma senza evidenza sperimentale.

Per anni Harold White ha pubblicizzato questa teoria e un interferometro che fosse in grado di misurare queste deviazioni dalla teoria della Relatività generale. Eventuali discrepanze da quello che prevede Einstein avrebbero potuto essere sfruttate in questi fantomatici motori a curvatura.  Per anni non è venuto fuori alcun risultato sperimentale, anche se la risonanza su riviste di divulgazione (anche quelle che avrebbero dovuto gridare che il re era nudo) è stata notevole. Alla fine anche la NASA, di cui il laboratorio fa parte, si è resa conto dell’imbarazzo che termini fantascientifici e non suffragati da esperimenti portavano all’ente spaziale e ha mollato lo pseudo warp drive di White.

Il passo successivo è stato il motore ‘impossibile’ , un motore in cui la cui spinta non poteva essere spiegata in termini della fisica newtoniana, ossia azione e reazione. Anche qui innumerevoli preprint e annunci su forum  di appassionati, ma per anni nessun dato sperimentale.

Alla fine la svolta: è finalmente uscito il primo articolo su rivista peer reviewed di Harold White e colleghi. Eccolo qui. L’articolo, pubblicato sulla rivista Journal of propulsion and power, asserisce che vi sia un ‘motore’ e che è in grado di produrre una spinta di circa 1 mN, ossia la forza necessaria per sollevare un decimo di milligrammo sulla Terra. Questa spinta è stata ottenuta da una cavità risonante (una specie di forno a microonde con un ugello verso l’esterno) in cui gli White e i suoi co-autori hanno immesso potenze di decine di Watt .

L’articolo, a differenza dei preprint precedenti, è completo e dotato di una analisi degli errori volti a rimuovere fonti di contaminazione della misura. Si tratta di un immenso passo avanti rispetto agli annunci trionfalistici degli anni scorsi, anche se questo motore non ha niente a che fare con quanto pubblicizzato negli anni passati e non parla di velocità superiori a quelle della luce. Come già accennato, questa propulsione viene ancora venduta come “motore impossibile”. “Impossibile” perché la spinta della frazione di milligrammo non è spiegabile, secondo gli autori, con le teorie convenzionali. Nella sezione dedicata alla discussione, gli autori provano a giustificarla con una serie di speculazioni – non suffragate dai dati – che vanno dalla meccanica quantistica, alla sua interpretazione di Bohm, a “variabili nascoste” fino all’energia di punto zero del vuoto.

In conclusione:

  1. L’articolo riporta misure che possono essere riprodotte o smentite secondo il metodo scientifico. Ora che ci sono dei dati e degli esperimenti a cui rifarsi non mancheranno altri ricercatori che verificheranno (o molto più probabilmente smentiranno) le affermazioni di White.
  2. La peer review non garantisce che l’articolo sia giusto, solo che è scritto correttamente e che le misure sono state descritte in dettaglio. Di articoli che hanno passato la peer review possiamo citare quello classico di Wakefield sui vaccini che causano l’autismo (un falso, poi ritirato e che ha fatto radiare l’ex dottore) e più di recente quelli su Nature di Haruko Obokata, giovane ricercatrice giapponese i cui risultati sulle cellule staminali, inizialmente considerati nuova pietra miliare, erano stati ottenuti in modo fraudolento.

Staremo a vedere. Quel che è certo è che, grazie a questo articolo, le speculazioni di White e della sua cricca avranno lunga vita su social e media generalisti.

Qui c’è un bel video di Scott Manley, noto per i suoi tutorial della simulazione di volo spaziale Kerbal Space Program, che esprime i suoi dubbi sulla questione.


Immagine di copertina: pixelparticle by Shutterstock