“Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti”.

Quando Kahlil Gibran scrisse questo verso, si riferiva certamente alla specie animale di cui faceva parte, ma forse non pensò che le sue parole, magari parzialmente svuotate del senso metaforico che voleva attribuirvi, erano altrettanto valide per il mondo delle specie vegetali.
Se le piante lasciassero semplicemente cadere i propri semi nel terreno e questi vi germogliassero, finirebbero per morire sopraffatti dall’ombra o dal sistema di radici della loro stessa madre, che vedrebbe i propri piccoli nascere e morire ai propri piedi.
Come genitori premurosi, le piante preparano i loro figli ad affrontare la complicata vita di organismi sessili – incapaci di spostarsi – e di trovare loro un posto adatto alla loro crescita e sopravvivenza. Per prima cosa li nutrono e li imbottiscono di riserve energetiche da usare quando saranno lontani, poi li coprono con un involucro che li protegga dai pericoli che potrebbero incontrare nel corso del loro viaggio e infine, forse con un po’ di malinconia, li mettono sul giusto mezzo di trasporto perché vadano per la loro strada.

oxalis-1Si può dire che alcune piante seguano alla lettera la poesia sopra citata, perché si occupano personalmente di lanciare i propri semi il più lontano possibile. Mentre ero sul mio balcone l’estate scorsa, mi è capitato di sentire un rumore simile a uno scricchiolio che si ripeteva una volta ogni qualche minuto. Molto più tardi ho capito che il suono era dovuto alle centinaia di semi che venivano espulsi in maniera esplosiva dalle capsule di un trifoglio che cresceva nei vasi. Avevo notato alcuni fiori gialli di Oxalis l’anno precedente, ma la scoperta del suo meccanismo balistico mi spiegava anche come mai si fosse così rapidamente diffusa in tutti i vasi sul balcone nel giro di un anno.

Tra le piante che utilizzano questo meccanismo l’Oxalis è probabilmente la più facile da incontrare, ma di specie che utilizzano complesse combinazioni di tessuti  in grado di ‘sparare’ i semi a seguito di lievi variazioni di temperatura o umidità, con un tocco delicato, con una folata di vento o con una variazione di pressione all’interno del frutto stesso, ce ne sono molte altre. Alcune specie di Viola lanciano i propri semi quando il frutto appena aperto inizia a seccarsi, mentre il cocomero asinino (Ecballium elaterium), chiamato in maniera eloquente squirting cucumber dagli inglesi, spruzza i semi non appena il frutto si stacca dal picciolo. Immagini time-lapse di questi processi sono state raccolte in un video dello Smithsonian Institution.

https://www.youtube.com/watch?v=NsIojj4PzAo

Altre piante si avvalgono invece dei servizi degli animali. Alcune, come il vischio che abbiamo visto in un post precedente, propongono agli animali dei gustosi frutti. La polpa viene digerita, mentre i semi attraversano incolumi il tratto intestinale dell’animale che lo depositerà in un luogo anche molto lontano da dove lo ha raccolto. Questa forma di dispersione viene chiamata endo-zoocoria, mentre quando i semi non transitano all’interno del corpo degli animali, ma rimangono attaccati al loro pelo si parla di epi-zoocoria. I semi o i frutti che li contengono sono coperti da una varietà di muchi appiccicosi, spine, uncini e barbe che li rendono adesivi e in grado di attaccarsi agli animali che li toccano.
I frutti di
Harpagophytum, ad esempio, sono ricoperti da strutture simili ad ami a tre punte, mentre le spine di Arctium hanno ispirato l’inventore svizzero George de Mestral che nel 1948 ha ideato il Velcro. Anche se non avete fatto in tempo a ottenere un brevetto milionario, vi sarà capitato, rientrati da una passeggiata in campagna, di trovare dei frutti simili a questo attaccati ai vostri pantaloni.

arctium-semi

La bardana o Arctium lappa è una pianta comune in Italia con un’infiorescenza ricoperta di sottili squame. Se le osserviamo al microscopio ingrandite cento volte, vediamo che le squame terminano con un uncino. Questo rende i frutti secchi capaci di attaccarsi molto facilmente ai nostri vestiti o al pelo degli animali.

 

Anziché al mondo dei viventi alcune piante si affidano alle forze della natura per disperdere i propri semi. Le noci di cocco sono ricoperte da uno spesso strato fibroso e leggero che ha la duplice funzione di proteggere il seme dall’acqua salata e di farlo galleggiare. Le noci possono così viaggiare in mare per migliaia di chilometri e andare a colonizzare le più remote isole oceaniche. Non a caso si è osservato che proprio le isole sono l’ambiente in cui si trova il più alto numero di specie che usano questo sistema di dispersione.

Il vento, che è il fattore principe per la dispersione del polline, ha anche un ruolo in quella dei semi. Tutti da bambini abbiamo soffiato sui soffioni di Tarassacum per far volare i suoi leggerissimi pappi, ciascuno dei quali porta alla base un piccolo seme. Se non abbiamo avuto la fortuna di viaggiare nei deserti degli Stati Uniti difficilmente avremo invece visto le piante che sono diventate il simbolo della solitudine e dell’imbarazzo che segue una battuta malriuscita.
Le
tumbleweeds, sono le iconiche piante secche rotolanti che senza la delicatezza dei soffioni vagano spinte dal vento nelle zone pianeggianti e desertiche. Quando l’arbusto è pronto e ha fatto i semi, si sgancia dal terreno e inizia a rotolare, facendo cadere qualche seme a ogni scossone.
Un tipico caso di madre apprensiva che vuole accompagnare personalmente i figli fino alla loro futura dimora.


Fonti e letture:
– L. van der Pijl, (1982) Principles of Dispersal in Higher Plants, Springer-Verlag
– R. Heleno, P. Vargas, (2015) How do islands become green?. Global Ecology and Biogeography, 24(5), 518-526.
– Tropical seed dispersal website

Immagini:
Copertina pappi di tarassacoCC BY-NC-ND 2.0, Oxalis corniculataCC BY-SA 3.0, ArctiumCC BY-NC-ND 2.0, Arctium SEMCC BY-SA 3.0