L’11 febbraio 2016, presso l’European Gravitational Observatory a Cascina (Pisa) si è tenuta una conferenza stampa in cui è stata annunciata la scoperta delle onde gravitazionali, un argomento che abbiamo approfondito in alcuni post (1, 2 e 3) e alcune puntate del podcast (1 e 2)

Daniele e Giuliana erano presenti per Scientificast e hanno provato a raccontarvi in diretta quanto stava accadendo. Nonostante la calca sono anche riusciti a raccogliere le testimonianze di alcuni dei protagonisti di questa fantastica impresa.

Fernando Ferroni – Presidente INFN

Presidente Ferroni, un giorno eccezionale, in cui si festeggia uno straordinario trionfo della scienza. Qual è il suo commento riguardo ai rumour che si sono susseguiti negli ultimi mesi e che hanno preceduto questo annuncio?

Mah, senti, ma chissenefrega!

Voglio dire, questa scoperta è frutto del lavoro di una comunità di oltre mille scienziati provenienti da quattro diversi continenti. Non esiste alcuna comunità di mille persone in cui tutti riescono a mantenere la bocca chiusa.

Poi, sai, finché dici una cosa giusta non fai danno. L’importante, per dirla franca, è non dire una castroneria.

 

Giovanni Prodi – Coordinatore VIRGO Padova/Trento, Università di Trento

Professore, congratulazioni. Qual è stato il contributo di VIRGO a questa straordinaria scoperta?

L’interferometro di VIRGO, qui a Cascina, è attualmente spento, perché stiamo effettuando dei lavori di miglioramento che ci porteranno a varare Advanced VIRGO, con una precisione ancora superiore. Ed era spento anche il 14 settembre 2015, quando l’onda gravitazionale ha raggiunto la Terra ed è stato rivelata da LIGO negli Stati Uniti. Tuttavia, VIRGO ha avuto un ruolo centrale nell’analisi dati. Il segnale è stato immediatamente elaborato ad Hannover, dove Marco Drago ha avviato le procedure di verifica. La pipeline utilizzata, cioè l’algoritmo che permette di pulire il segnale dal rumore di fondo, era stata sviluppata dal nostro gruppo. Sono stati attimi estremamente emozionanti.

Considera che in quei giorni erano programmate operazioni di manutenzione che avrebbero in qualche modo disturbato l’analisi dati. L’allerta ha permesso di cancellarle: «Abbiamo qualcosa, non toccate niente!»

E cosa diceva il segnale analizzato?

Era un segnale perfetto. Talmente perfetto che sulle prime abbiamo pensato a un blind injection (un segnale di controllo inserito manualmente nella presa dati, ndr). Invece erano onde gravitazionali generate dalla coalescenza di due enormi buchi neri.

Quanto dura il segnale?

Meno di due decimi di secondo. Immagina: questi due buchi neri ruotavano uno attorno all’altro da miliardi di anni, probabilmente. Quello che noi “vediamo” sono gli ultimi due decimi di secondo di questo drammatico evento.

E cosa si capisce di questi buchi neri?

Che sono più massicci di quello che ci si aspettava. Ora sono certo che tutti i nuovi modelli cosmologici si adatteranno perfettamente ai nostri dati (ride).

Però per ora abbiamo una sola evidenza.

Certo. La natura non puoi rincorrerla con un solo evento. Tuttavia possiamo già sapere molte cose. Guarda (mostra il grafico): qui puoi vedere che abbiamo preso anche un secondo picco, ma non l’abbiamo messo in evidenza perché è a 2 sigma. Però lo stiamo analizzando. Il futuro è tutto da scrivere.

 

Michele Punturo – Ricercatore INFN di VIRGO, Coordinatore Scientifico del progetto “Einstein Telescope” Design Study

Cosa possiamo aspettarci dal futuro nella ricerca delle onde gravitazionali?

Se attualmente abbiamo un telescopio in grado di vedere, o meglio sentire, le onde gravitazionali, quello a cui miriamo ora è costruire un vero e proprio osservatorio. Il progetto si chiama Einstein Telescope (ET) e si tratta di un rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione. Già molte istituzioni europee stanno lavorando alla sua ideazione, ma ben presto altre da tutto il mondo si aggregheranno. Sarà un osservatorio costruito sotto terra, in modo da minimizzare il rumore di fondo, e ci permetterà di studiare l’Universo da un nuovo punto di vista: oggi si apre una grande porta per gli astrofisici.