1. E’ di queste ore la notizia che nel parco di Tokyo, vicino alla stazione di  Ikebukuro è stato rinvenuto un hotspot,  di natura artificiale, in cui la radiazione è 480 microSv/ora. Se confermato, questo è un valore molto elevato, da confrontarsi con 0.3 microSv/ora a Roma e  2 microSv/ora in aereo. A detta del Japantimes, ci si è accorti  dell’elevato livello di radiazioni ed ha avvisato le autorità. Presumibilmente si tratta di una sorgente radioattiva sepolta nel parco ma non è chiaro a questo punto da: a) quanto tempo stia lì  b) chi se ne sia accorto c) come abbiano fatto a notare questo hotspot, dato che il monitoraggio della radiazione di Tokyo non è più continuo come in passato. Aggiornamento del 27/4: Un contenitore (presumibilmente contenente radio) è stato rimosso dal parco, che è stato aperto dopo il 2012 ripulendo un deposito di rottami. Presumibilmente il contenitore di radio era lì da tempo, come nel caso di Setagaya del 2011.

2. Nei giorni scorsi è  stato rinvenuto un drone sul tetto della residenza del Premier Abe. Non è chiaro da quanto tempo fosse lì, ma in questo caso è evidente che si tratta di un atto dimostrativo, dato che il drone aveva il famoso  adesivo giallo nero usato per indicare la radiazione. Inoltre sembrerebbe che il drone contenesse cesio di Fukushima anche se in piccole quantità.  La provenienza dalla centrale di Fukushima si stabilisce con il rapporto isotopico 134-137 e contiene 1.51 microSv/ora equivalente di materiale. Anche se non e’ il corretto modo di misurare la quantità di materiale radioattivo, si tratta comunque di un valore non trascurabile. Il 25 aprile un uomo si è spontaneamente presentato alla polizia dicendo di essere l’autore del gesto dimostrativo, per protestare contro le politiche nucleari di Abe. L’unico  risultato presumibilmente sarà la regolamentazione  dei droni.
Questi due eventi ravvicinati (ed in prossimità delle elezioni) aprono comunque la strada a scenari di terrorismo  di vario genere.

3. Per restare in tema, vari robottini sono stati mandati negli edifici dei reattori, alcuni sono morti eroicamente dopo ore nell’adempimento del loro dovere, altri hanno misurato valori sino a 9 Sv/ora. Per quanto alto e letale sia questo valore (una persona morirebbe in 10 minuti) e per quanto ciò renda la messa in sicurezza della centrale molto complicata, si tratta comunque di un valore non impossibile a gestirsi (sempre che sia vero, dato che spesso la ditta giapponese (i cui computer girano ancora con XP) ha ‘ritoccato’ le misure.

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Immagine e rilevamenti del robottino nella sala del reattore. La parte verde fosforescente (a falsi colori) è quella maggiormente radioattiva.

4. A fine marzo la TEPCO, in collaborazione con il KEK ha completato la prima radiografia muonica (qui un articolo tecnico) per confermare che i nuclei dei reattori nucleari hanno fuso il contenitore di acciaio e sono sul fondo di quello di cemento. L’idea della radiografia muonica risale ad Alvarez, già premio Nobel per la fisica che usò i muoni negli anni ’60 per cercare camere segrete nella piramide di Cheope (ne parleremo in dettaglio in un post successivo). Essendo i muoni (fratelli più pesanti degli elettroni) particelle estremamente penetranti è possibile contarne numero e direzione: spessori di cemento o combustibile maggiori ne fermano un numero maggiore ed è pertanto possibile risalire a dove siano i nuclei dei reattori. Purtroppo in questa configurazione non è possibile capire se i nuclei abbiano o no perforato il contenitore in cemento.

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Uno dei reattori della centrale di Fuksushima. La zona centrale bianca è l’interno del reattore ed appare bianca perché il combustibile nucleare è caduto sul fondo (non visibile nella foto)