Le Isole Svalbard, arcipelago del mare Glaciale Artico, sono le terre abitate più a nord del pianeta. Il luogo, dagli scenari mozzafiato, è decisamente ostico alla vita. Tra gelo e orsi polari sopravvivere è una sfida quotidiana: vi basti pensare che non vi è alcun requisito particolare (come permessi di soggiorno, di lavoro, eccetera) per risiedervi permanentemente!

Eppure è proprio qui che viene preservata la vita futura del nostro pianeta, all’interno una enorme banca. In questo bunker protetto da ogni catastrofe immaginabile non ci sono banconote, né diamanti o pietre preziose bensì semi: migliaia e migliaia di semi provenienti da tutto il mondo. Si tratta, infatti, della Svalbard Global Seed Vault, il deposito globale di sementi (o banca del germoplasma), un progetto finanziato dal governo norvegese e sostenuto dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Se volete potete visitarla virtualmente cliccando qui.

La biodiversità sul nostro Pianeta è in continua evoluzione; esso stesso è continuamente sottoposto a cambiamenti – climatici per esempio, ma pensiamo anche a cataclismi o guerre devastanti – che richiedono un adattamento da parte di tutte le specie viventi, vegetali e non.

Forse non tutti sanno che esistono da 200 a 400 mila varietà di riso differenti, 200 mila varietà di frumento e così via. Ma tutta questa diversità rischia di andare perduta e, in parte, lo è già. Esistono dei documenti che attestano che, nel 1800, negli USA ci fossero 7100 varietà di mele riconosciute, ognuna con un proprio nome. Di queste, oggi, ne rimangono solo 300. Tutte le altre non potremo mai più assaggiarle, sono estinte per sempre. Probabilmente molte di quelle estinte non dovevano avere un sapore particolarmente buono, ma potevano rivelarsi importanti di fronte a un cambiamento, a una epidemia e così via, perché magari più resistenti da un determinato punto di vista.

Quando le condizioni climatiche di un certo ambiente mutano è necessario coltivare nuove specie e varietà di piante che possano prosperare nel nuovo ecosistema: se l’agricoltura non si adatta ai cambiamenti climatici non potrà farlo neanche l’uomo, perciò è fondamentale l’accesso a un materiale genetico il più vario possibile.

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La banca dei semi è costruita 120 metri dentro una montagna di roccia arenaria nella isola Spitsbergen delle Svalbard. La banca utilizza vari sistemi di sicurezza per impedire accessi non autorizzati. Photo By Bjoertvedt.

Parlare di cambiamenti tali da provocare una crisi alimentare può indurci a pensare che si tratti di un processo lontano, che ci sia tempo per pensare a come risolverlo. Purtroppo non è così: recenti studi indicano, per esempio, che la produzione di mais in Africa potrebbe diminuire di oltre il 25% entro il 2030, cioè tra meno di 15 anni! Se ciò dovesse accadere, la crisi alimentare colpirebbe non solo l’Africa, ma a cascata tutto il pianeta.

Assodata l’importanza di una banca di questo tipo, perché costruirla in un luogo così remoto e inospitale come l’isola di Spitsbergen nell’arcipelago delle Svalbard? Le ragioni sono molte: innanzitutto il clima fa sì che i semi possano facilmente essere conservati a -18°C, temperatura che, assicurano gli esperti, consente loro di sopravvivere per migliaia di anni e, grazie al permafrost, terreno ghiacchiato da almeno due anni che circonda la struttura, non bisogna temere che un guasto agli impianti provochi sbalzi di temperatura e faccia scongelare i semi. Inoltre, l’attività tettonica sull’isola è praticamente assente, quindi non si verificano terremoti. La localizzazione, 130 metri sopra il livello del mare, assicura che il sito rimanga all’asciutto anche nel caso di scioglimento dei ghiacci artici.

Ma non è tutto. Altre banche di questo tipo erano state costruite in passato e sono andate distrutte: le banche in Afghanistan e Iraq, per esempio, a causa dei recenti conflitti; quella delle Filippine prima da alcune inondazioni e poi da un incendio. Tutti problemi che non riguardano l’inospitale terra delle Svalbard.

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I semi sono confezionati in speciali pacchetti di quattro strati e sigillati termicamente per escludere l’umidità. Photo by By NordGen/Dag Terje Filip Endresen.

Infine, non richiedendo una grossa spesa per alimentare gli impianti di refrigerazione, non dovrebbe essere soggetta a problemi dovuti ai fondi, come invece è successo, nel 2012, alla Banca del Germoplasma di Bari, istituto che conservava 84.000 campioni appartenenti a più di 60 generi e 600 specie di piante coltivate e specie selvatiche a rischio di estinzione.

Sembra che i ricercatori abbiano pensato davvero a tutto nel decidere dove localizzare questo “backup” per l’agricoltura mondiale. Ma, se proprio dovesse succedere qualcosa alla Svalbard Global Seed Vault, si ricorrerà alle banche nazionali che sono presenti in molti Paesi.

Come dice Cary Fowler, uno dei massimi esperti mondiali di agraria, tra gli ideatori di questo progetto, «mentre ci sembra normale sostenere un museo d’arte o una cattedra universitaria, dovremmo veramente cominciare a pensare di adottare il frumento. Una donazione di 30 milioni di dollari permetterebbe di preservare tutta la biodiversità del frumento per sempre. Quindi dobbiamo iniziare a pensare un po’ di più in questo modo. […] conservando il frumento, il riso, le patate, e le altre specie, noi potremmo, piuttosto semplicemente, finire con il salvare noi stessi».

C’è anche un altro aspetto che ho trovato estremamente toccante, che lo stesso Cary Fowler sottolinea nei suoi discorsi: questo impianto è forse l’unica realtà in cui le nazioni di ogni paese nel mondo si sono messe insieme per fare qualcosa che sia a lungo termine, sostenibile e positivo.

 


Immagine di copertina di Valentina Razumova by Shutterstock.