Quando pensiamo alla corsa ci vengono in mente un sacco di cose diverse. Pensiamo a Usain Bolt, cento metri in pochi secondi, ma anche ai maratoneti, oltre quaranta chilometri in un paio d’ore. Sono due modi di correre molto diversi, come lo sono quelli di due campioni del mondo animale, il cavallo e il ghepardo. Il cavallo è da sempre compagno dell’uomo nel lavoro, nel viaggio e in guerra, e al galoppo è uno spettacolo di forza e di velocità. Il ghepardo, invece, è l’indiscusso campione di scatto, riuscendo a superare i cento chilometri orari, anche se per poche centinaia di metri. Il loro modo di correre è molto diverso, proprio come per un maratoneta e per un centometrista.
Queste differenze si riflettono anche nella conformazione del corpo dei due animali la cui storia evolutiva li ha portati ad avere strutture molto diverse.
Il cavallo ha diverse andature: passo, trotto e galoppo, e tra queste l’ultima è la più veloce. Il record di velocità per un cavallo è di 70 km/h: come per i velocisti umani, un’andatura di questo tipo può essere tenuta solo per poche decine di metri, ma un buon cavallo può galoppare a 30 km/h per un’ora e a 20 km/h per ben tre ore. Al galoppo, un cavallo posa in sequenza il piede posteriore destro, poi il posteriore sinistro e immediatamente dopo l’anteriore destro e infine l’anteriore sinistro, dopodiché rimane “in sospensione” per un certo tempo e ricomincia. Questo è il cosiddetto “galoppo sinistro”, scambiando destra e sinistra si ha il galoppo destro, che è sostanzialmente equivalente. Durante il movimento, il cavallo muove molto le gambe e molto poco il corpo, mantenendo la schiena dritta e parallela al terreno.
Anche il ghepardo ha un’andatura assimilabile al galoppo, in cui però ha due tempi di sospensione, un cui nessuna zampa è in contatto col terreno, intervallati da due brevi momenti in cui spinge prima con le due zampe posteriori e poi con le due anteriori. Le zampe, in questo caso, sono molto possenti e tutto il corpo accompagna il movimento, arcuando molto la schiena e seguendo il movimento alzando e abbassando spalle e bacino. Anche per il felino ci sono un galoppo destro e uno sinistro, ma l’asimmetria è molto meno marcata che per l’equino: infatti, mentre il cavallo prende il galoppo destro o il galoppo sinistro e poi mantiene l’andatura, il ghepardo tende a passare da una all’altra molto spesso, durante uno sprint.
La frequenza con cui si ripetono queste sequenze di movimenti è di circa 130 tempi al minuto per il cavallo e 150 per il ghepardo. Il cavallo, in un tempo di galoppo, copre una distanza di cinque o sei metri, il ghepardo anche sette: per il cavallo questo è circa quattro volte l’altezza alla spalla, mentre per il ghepardo addirittura a dieci volte.
Oltre a queste considerazioni cinematiche, è importante considerare la distribuzione delle masse. In rapporto al corpo, le gambe del cavallo sono molto lunghe e leggere: la muscolatura è concentrata nella parte superiore, sulle spalle e sui glutei. Questo fa sì che, una volta lanciato in velocità, l’animale consumi poca potenza per mantenere la velocità costante, visto che il suo corpo, la cui stragrande maggioranza della massa è concentrata, si muove di moto rettilineo uniforme. Per mantenere ancora più stabile il suo assetto, il cavallo compensa muovendo testa e collo, che sono normalmente muscolosi e massicci.
Il ghepardo invece ha zampe molto possenti e un corpo estremamente snello ed elastico, che contribuisce in modo determinante alla propulsione dell’animale. Questo gli consente accelerazioni brucianti e velocità elevatissime, a costo di un consumo di energia molto più elevato: a ogni tempo di corsa, infatti, tutte le masse principali del suo corpo subiscono notevoli accelerazioni verso l’alto. Essendo così diverso l’assetto del galoppo, il ghepardo non ha vantaggio a compensare con la testa e con il collo, che è infatti molto corto e sostanzialmente solidale con il treno anteriore. In questo caso, è, invece, molto più importante il ruolo della coda, soprattutto nei cambi di direzione.
Possiamo riprendere l’analogia con centometristi e maratoneti: anche nei campioni umani della corsa ci sono grosse differenze nella struttura fisica. I velocisti hanno molta massa muscolare e nel gesto atletico usano tutti i muscoli, anche quelli della parte superiore del corpo, per trasferire il massimo della potenza ai piedi: in questo si comportano in modo analogo ai predatori. I fondisti, invece, sono di solito molto più sottili e muovono pochissimo testa e spalle, usando le braccia per mantenere l’assetto stabile durante la corsa, con un comportamento analogo a quello degli erbivori corridori.
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