Cerchio nel grano realizzato a Robella nel Giugno 2013

Quando si parla di “crop circles” (in italiano cerchi nel grano) con altre persone solitamente si ottiene una risposta mista tra fascino e stupore. Che l’interlocutore creda all’origine aliena del disegno oppure sia più scettico e ritenga sia tutta opera degli umani, è indubbio che i cerchi nel grano esercitino un gran senso di suggestione e mistero. Chi fa quei disegni? Perché? Come fa a farli in una notte e quanto tempo ci mette? Cosa ci vuole comunicare? Sono tutte domande che molti si pongono osservando questi maestosi pittogrammi che da quasi 30 anni compaiono nei campi di tutto il mondo. Il fenomeno, nato in Inghilterra negli anni ’80, ha rapidamente affascinato milioni di persone in tutto il mondo, ma solo poche nazioni possono vantare la comparsa di questi misteriosi pittogrammi. In Italia le prime formazioni sono comparse nel 2003 e da allora sono tantissime quelle che appaiono ormai ogni anno attirando orde di curiosi.

 

Nel 2011 un gruppo di circlemakers italiani, capitanati da Francesco Grassi, è uscito allo scoperto rivelando l’origine decisamente umana di una formazione comparsa a Poirino (TO). La formazione si estendeva su un’area pari a due campi da calcio affiancati, un centinaio di metri di diametro, ed è stata realizzata a soli 30 metri dall’autostrada Torino-Piacenza in una notte di luna quasi piena (il plenilunio nel Giugno 2011 è avvenuto il giorno 15; la notte tra il 18 e il 19 di Giugno circa il 94% della superficie lunare illuminata era ancora visibile). Se siete interessati potete trovare i dettagli nel libro di Francesco Grassi intitolato “Cerchi nel Grano: tracce d’intelligenza”.

Questo gruppo, il gruppo di cui faccio orgogliosamente parte, è fatto da persone comuni, amici, colleghi, appassionati del mistero… un po’ nerd… ammettiamolo.
Arriviamo ai giorni nostri, nel 2013, un cerchio nel grano a detta di molti incredibilmente bello compare nei campi sopra Cavallo Grigio, un ridente paesino in provincia di Asti. Il cerchio sarà poi conosciuto come la formazione di Robella del 2013 e sarà rilanciato da moltissimi siti a livello internazionale. Persino un quotidiano online statunitense, il The Guardian Express, si è occupato della formazione, lanciandosi in un’intrepida analisi del messaggio nascosto.

“As you can see from the video, some have calculated out the code within the star yesterday to represent elements on the periodic chart: Potassium, Hydrogen, Deuterium and Sulfur. If this is correct, what are the implications of this code?”

Quindi questo cerchio contiene i simboli di 4 elementi chimici? Ma che senso hanno? Prontamente diversi siti hanno ipotizzato si trattasse di una formula per produrre energia tramite fusione fredda. Scienziati di tutto il mondo, udite, un cerchio nel grano vi dice che non avete capito nulla e dovete provare a mescolare ‘sti 4 elementi ed otterrete energia infinita. Va beh considerato che le lettere codificate sono KHDS il significato poteva essere anche diverso ad esempio:

KH DS – Abbreviazione usata per indicare il videogioco Kingdom Hearts per Nintendo DS. Gli alieni sono degli amanti del genere.

Oppure

HKSD – Sigla di Heidi Knight School of Dance, scuola di danza tradizionale croata.

Ma volete conoscere la verità dietro questa misteriosa sigla? Ve la dico io, perché, anche in questo caso, è il team di cui faccio parte ad aver realizzato questo cerchio. Davvero faticoso, ad essere sincero, considerata l’inclinazione notevole del campo. Diverse volte quella notte ho vacillato dalla stanchezza… non ho più l’età per certe cose. Il team di circlemakers, sempre capitanato da Francesco Grassi (ideatore del progetto e insostituibile team leader), oltre alla mia presenza ha visto anche quella di Antonio Ghidoni, Davide Dal Pos, Alessandra Pandolfi, Agent Vortex e Agent BOL. Non dimentichiamoci, infatti, che un cerchio è un lavoro di squadra e di coordinazione.

Dicevo, il messaggio? Beh… ehm… ecco… non vuol dire nulla. Diversi fattori hanno contribuito a rallentare i lavori rispetto alla tabella di marcia, per quanto mi riguarda soprattutto l’inclinazione del terreno. Ad un certo punto ci siamo resi conto che non saremmo riusciti a concludere il progetto, quindi abbiamo modificato i nostri piani lasciando il disegno incompleto rispetto al progetto previsto. Onestamente la mattina successiva non avevamo nemmeno idea di cosa potesse venire fuori da un messaggio codificato in maniera parziale. Poco male, ci hanno pensato i fan del fenomeno a volare con la fantasia e dare un senso alla codifica digitale decriptandola in 4 lettere che poca relazione avevano rispetto all’intenzione di partenza.

Non servono alieni, forze soprannaturali o poteri misteriosi, serve un buon progettista e coordinatore , un buon progetto, un bel team, rotelle metriche, assi, paletti, una buona preparazione e un buon affiatamento. Se pensate che questo sia sminuire il fenomeno, vi sbagliate. E’ ritenere che i crop circles siano opera di alieni o di intelligenze misteriose che sminuisce le potenzialità dell’uomo. Se però qualcuno vuole continuare a credere all’origine soprannaturale, libero di farlo, per una squadra di circlemakers non c’è complimento migliore di veder considerare ultraterrena la propria opera d’arte.

Si ringrazia Francesco Grassi per l’opera di coordinazione e progettazione, oltre che per la revisione di questo testo.