In Italia nevica abbondantemente un po’ ovunque, perciò vi parliamo di fiocchi di neve, o meglio, cristalli di neve! Come si formano? Perché hanno sei punte, o tutt’al più dodici? Ne esistono due uguali al mondo?
Per approfondire il sito del prof. Kenneth G. Libbrecht, esperto mondiale di cristalli di neve: http://snowcrystals.com/
Anna intervista Romina sulla relazione tra insiemi e calcolo. Parliamo di cosa cos’è un’ insieme, di cosa significhi contare, e, perché no, condiamo il tutto con un po’ di neuroscienze spiegando quel che si sa su riguardo ai meccanismi cerebrali della cognizione numerica.
Tornati in studio dopo una nuova e immancabile barza brutta, lanciamo il nuovo contest, che troverete questa settimana su Instagram, “indovina quale batterio non esiste!” e poi passiamo alla biologia cellulare.
L’ubiquitina è una piccola proteina presente in tutti gli eucarioti, dai lieviti agli uomini. All’inizio degli anni ottanta, Ciechanover, Hershko e Rose scoprirono la sua importantissima funzione cellulare, che gli valse poi la vittoria del premio Nobel nel 2004: serve per etichettare la spazzatura!
All’interno della cellula è importantissimo mantenere la giusta quantità di proteine utili e degradare nella discarica tritatutto, il proteasoma, tutto ciò che non serve. Il proteasoma però riconosce e degrada solo le proteine che sono legate all’ubiquitina.
La comprensione di questo sistema di degradazione finemente controllato nella cellula ha permesso di comprendere il ruolo chiave nella divisione cellulare, nel riparo del DNA e anche in alcuni tumori. Ci sono oggi tre farmaci per il trattamento del mieloma multiplo che bloccano il proteasoma, tra cui il bortezomib, e sono in studio antivirali coniugati con l’ubiquitina capaci di legare proteine virali e causarne la degradazione nel proteasoma.
Se poi volete sapere cosa c’entra l’ubiquitina con i biscotti croati di Giuliana, dovete ascoltare la puntata!
Montaggio: Valeria Cagno
Ospiti: Anna Truzzi, Romina Travaglini
Immagine di copertina: Apocalypse stock photo from Ronnie Chua/Shutterstock
Interessante il contributo su come contiamo.
Quando teniamo il conto sulla carta in effetti mettiamo quattro lineette verticali e una che le cancella per contare fino a cinque. Mi chiedo in effetti come mai facciamo i conti in base 10 e non in base 5. In medio oriente i primi sistemi numerici erano basati sulle dozzine con le sottounità 3 e 4, mentre indiani, greci e romani, ma anche gli egiziani usavano sempre 10 come base, probabilmente perché abbiamo due mani e i numeri hanno meno cifre. L’abaco cinese ha 5 palline in basso e solo con le due palline in alto si conta prima 5 e poi 10. L’introduzione dello zero avrebbe funzionato anche per conti in base 5.
Ciao, mi fa piacere che tu l’abbia trovato interessante e infatti è un’ottima osservazione il fatto che contiamo in base 10 perché abbiamo 10 dita. In effetti il primo modo che usiamo per contare è usando proprio le dita delle mani. Però si potrebbe contare usando qualsiasi base. Se di dita ne avessimo avute 8, magari avremmo usato 8 cifre (zero compreso ovviamente) e arrivati al 7 si “ricomincerebbe” da 10 e dopo il 17 ci sarebbe il 20. Dopotutto è quello che fanno i computer, operano in base 2, usando come cifre 1 e 0. L’introduzione dello zero funziona in ogni caso, perché fa da “elemento di partenza” a prescindere dal numero di cifre che decidiamo di usare.