Sentir parlare di peste oggi ci riporta alla mente quella descritta dal Manzoni ne “I Promessi Sposi”, oppure alla peste del Trecento, che è forse stata una delle più grandi epidemie della storia su cui esiste una documentazione storica: si stima, infatti, che abbia mietuto quasi 50 milioni di vite tra Asia, Africa e Europa. Considerando che nel Trecento la popolazione mondiale era di circa 350 milioni di individui, la “peste nera” sterminò un settimo degli esseri umani allora presenti sul pianeta. È come se nei giorni nostri morissero oltre un miliardo di persone a causa di un’epidemia.

Che cosa ha reso la peste così letale da entrare nell’immaginario collettivo come un male terribile e guadagnarsi l’appellativo di “morte nera”? Sicuramente due fattori contribuiscono alla pericolosità di questa malattia: la velocità di diffusione e l’esito letale, in alcuni casi nel volgere di trentasei ore.

La causa della peste è un batterio chiamato Yerisinia pestis, il nome deriva da Alexander Yersin, medico svizzero che alla fine dell’Ottocento isolò il bacillo. Comunemente la trasmissione avviene tramite il morso delle pulci, infatti è all’interno di questi insetti che il batterio della peste si moltiplica. A veicolare le pulci sono soprattutto i roditori quali topi, ratti e scoiattoli, popolazioni nelle quali la peste circola ricorrentemente. Questo ci fa pensare come, nel Trecento, le scarse condizioni igieniche abbiano contribuito alla veloce diffusione della malattia, insieme alle navi mercantili che hanno giocato un ruolo chiave anche nelle successive epidemie, sempre a causa delle scarse condizioni igieniche a bordo e alla numerosa presenza di topi e ratti.

Yersinia pestis.

Yerisinia pestis.

La trasmissione può avvenire anche manipolando carne infetta, dove il bacillo penetra tramite il contatto con lesioni o mucose: anche se per noi è una pratica un po’ estrema, ci sono paesi dove i roditori hanno un ruolo alimentare, per esempio.

Esistono diverse manifestazioni cliniche della peste, e tutte hanno in comune la febbre altissima. La più nota è quella definita “bubbonica” a causa della comparsa sul corpo tumefazioni lisce e dolorose. Queste, grazie alla rottura dei capillari sottostanti, assumono un colorito scuro e da qui l’aggettivo “nera” associato alla malattia. Dai bubboni i batteri si diffondono in tutto il corpo, attaccando organi vitali come i polmoni e il fegato con esito infausto per la persona infetta. Esistono altre due forme di peste: setticemica e polmonare. La prima è dovuta al propagarsi dei bacillo nel circolo sanguigno, con tutti i sintomi di una setticemia. La polmonare, invece, avviene quando il batterio va a infettare le vie respiratorie.

Questo tipo di peste è altamente contagiosa perché si propaga per via aerea e il periodo di incubazione è molto breve, due o tre giorni.

Sembrerà incredibile, ma oggi Yersinia pestis è ancora presente in molte zone del mondo, tra cui l’Asia centro orientale, l’Africa centro-meridionale, l’America latina e gli Stati Uniti d’America. Questa diffusione è dovuta al fatto che esistono serbatoi di bacilli presenti in roditori che vivono allo stato selvatico su cui è difficile avere controllo.

Per quanto riguarda la terapia, non esistono vaccini contro la peste, e l’unico trattamento efficace è quello a base di antibiotici. Tuttavia, l’uso improprio di questi ultimi, dovuto anche al fatto che questo tipo di patologia è spesso confusa con altri tipi di infezioni batteriche, ha favorito l’insorgenza di ceppi multiresistenti.

È altamente improbabile che un’epidemia come quella del Trecento si ripeta oggi, grazie non solo alle migliori condizioni igieniche, ma anche all’efficacia e alla prontezza di reazione delle autorità sanitarie. Purtroppo la mancanza di un vaccino rende ancora difficile vincere la lotta contro la peste, come invece è stato per il vaiolo. La peste è una piaga che in passato ha mietuto milioni di vittime e purtroppo non abbiamo ancora debellato. Soltanto la formulazione di un vaccino ci aiuterà a vincere la lotta contro Yersinia pestis e farla vivere soltanto nei libri di storia.

 

Immagine di copertina: “Il trionfo della Morte”, opera tardomedievale di autore ignoto conservata a Palermo.