The Burning of the Library at Alexandria in 391 AD, illustration from ‘Hutchinsons History of the Nations’, c.1910 (litho), Dudley, Ambrose (fl. 1920s) / Private Collection / The Stapleton Collection / The Bridgeman Art Library (da wikipedia)

La notizia dell’incendio alla città della scienza di Napoli ha colto tutti (qui BattistonCattaneo , Nicodemo) di sorpresa e aggiunto un ulteriore colpo allo sconforto che permea il mondo dell’università e della ricerca a seguito dei terribili tagli degli ultimi anni. L’incendio –  doloso – ha distrutto uno dei più importanti centri didattici e di divulgazione della scienza in Europa, e uno dei pochissimi che erano stati realizzati in Italia.

La distruzione ha un valore simbolico oltre che tragico (soprattutto per i dipendenti che ora rischiano di perdere il lavoro): i nuovi barbari distruggono un pezzo di cultura, cancellando questi mirabili ponti tra il mondo della ricerca e della scienza e quello di tutti i bambini, ragazzi, scuole, insegnanti e pubblico generico che popolava interessato, incuriosito e divertito la città ormai rasa al suolo.

Anche se il modello tecnologico del nostro esperimento PAMELA è stato più volte alla città della scienza, non ho avuto l’occasione di visitarla di persona, ma tutti coloro che c’erano stati erano entusiasti della quantità e soprattutto qualità degli esperimenti e delle dimostrazioni fatte quotidianamente.

La distruzione della biblioteca di Alessandria, il rogo di quella romanzata de “Il Nome della Rosa”, sino alle fortezze degli anime giapponesi, sono tutte immagini che vengono in mente guardando le fiamme divorare la passione e il lavoro di anni. Molti autori citano la venuta di un nuovo Medioevo, ma il termine è troppo spesso abusato per un’età che invece ha preservato e conservato una Cultura che magari non comprendeva, ma di cui conosceva l’importanza.

Forse sono paragoni esagerati, ma nel XXI secolo la distruzione della scienza e della cultura si può ottenere anche recidendo i legami tra chi fa la scienza e chi ne usufruisce e la deve sostenere e finanziare.

 

Marco Casolino

 

Una foto dell’area distrutta, dal blog di Bennacchio