Sala ghiacciaiaLa nostra storia si era fermata la notte del 21 Giugno 2010, mentre il nostro gruppo di investigatori dell’occulto si trovava all’interno del castello di Montebello, a pochi minuti dalla mezzanotte, pronti ad attivare i microfoni per le registrazioni.
La leggenda vuole che 635 anni prima, il 21 Giugno 1375, in quella stessa stanza, una bambina di nome Guendalina stesse giocando con la sua palla di pezza. Guendalina non era una bimba come tutte le altre, aveva i capelli bianchi e la pelle chiarissima, Guendalina era albina. In un’epoca di superstizione e paura essere albini poteva voler dire essere uccisi anche in modi piuttosto cruenti.
Per proteggere Guendalina, la madre tentò di nascondere l’albinismo della figlia tingendole i capelli, ma questi non trattenevano il colore che svaniva rapidamente lasciando solo un leggero riflesso azzurro, da qui il soprannome Azzurrina. Il padre, uomo influente, decise allora di far vivere la bambina nel castello, circondata da guardie che ne garantivano la sicurezza. Azzurrina venne dunque affidata a due soldati, Domenico e Ruggero, che dovevano tenerla d’occhio e non perderla mai di vista.

Il racconto narra che il 21 giugno 1375, mentre fuori imperversava un forte temporale, Azzurrina giocava con una palla fatta di stracci, quando, improvvisamente il giocattolo inizia a rotolare incontrollato giù da una rampa di scale che conducono alla ghiacciaia. La stanza ha un unico accesso perciò le due guardie si limitano ad osservare la scena attendendo il ritorno della bimba, ma Azzurrina non risalirà mai quelle scale, scomparendo nel nulla.
Da allora la leggenda vuole che ogni cinque anni, la notte del 21 giugno, la voce di Azzurrina torni a farsi sentire proprio nella stanza di accesso alla ghiacciaia, oggi chiusa. Del luogo dove, secondo il racconto, Azzurrina scomparve rimane solo un accenno di scale che non conducono più da nessuna parte.

Torniamo al presente, precisamente nel 1989, anno nel quale il castello viene aperto al pubblico. Sin da quegli anni leggenda di Azzurrina attira l’attenzione dei media tanto che nel 1990 alcuni tecnici della RAI hanno provato ad effettuare delle registrazioni. Loro sono stati i primi di una lunghissima serie di curiosi decisi a vedere oltre il velo di leggenda che avvolge la vicenda di Azzurrina. Tra i principali è stato l’Istituto di Parapsicologia di Bologna ad effettuare il maggior numero di registrazioni i cui spezzoni vengono tutt’oggi riprodotti durante le visite guidate al castello. Nel 2005, oltre alle registrazioni, il gruppo decise di effettuare anche riprese video con delle telecamere.
Riguardando il filmato ci si accorse, però, che dopo circa 40 minuti tutte le telecamere si erano spente. In uno degli ultimi fotogrammi prima dello spegnimento, una telecamera aveva ripreso una sfera bianca nel corridoio dove c’era l’accesso al nevaio. Sono state scattate anche varie fotografie e in una di esse si può notare, in basso a destra, qualcosa che sembra una figura che indossa un abito lungo.

I misteri del castello però non sono finiti e non si limitano alla stanza di accesso alla ghiacciaia. L’ala rinascimentale del castello è dominata dalla sala delle feste, la più grande dell’edificio. In questa sala sono state più volte organizzate sedute medianiche, durante le quali si racconta siano avvenuti numerosi fenomeni di carattere soprannaturale: dallo spostamento di oggetti attraverso la stanza, alla levitazione di piccoli oggetti e addirittura di un tavolo del peso di oltre 150 Kg!

Nel 2000, durante una di queste sedute, si racconta che siano comparsi dal nulla degli oggetti (chiamati in gergo “apporti“) tra cui alcuni frammenti di un vaso e di una fibbia, che attualmente sono conservati dai proprietari del castello.

C’è ancora una storia che farebbe rabbrividire anche il più coraggioso dei visitatori. Siamo in un tiepida mattinata di aprile ed il custode stava spazzando una delle stanze adiacenti al salone delle feste. Testa china, indaffarato nel suo lavoro di preparazione del castello prima dell’arrivo della guida e dei turisti. D’improvviso con la coda dell’occhio nota una macchia scura, forse un’ombra, muoversi lungo le pareti. Mosso dall’istinto solleva il capo e a pochi metri da lui si staglia una figura femminile, cadaverica a testa in giù, i capelli lunghi che sfiorano il pavimento e i piedi innaturalmente appoggiati al soffitto in legno.
La prima guida giunta al castello ha raccontato di averlo trovato rintanato in un angolo, terrorizzato. Rientrando nella stanza i due si accorsero che sul soffitto in legno erano presenti strane macchie bianche. Cercarono di cancellarle con l’acqua, ma appena l’acqua si asciugava queste riapparivano.
Guardandole meglio si accorsero che non si trattava di semplici macchie, bensì di orme di piedi.
Sicuramente una storia, certamente, adatta forse per una serata tra amici intorno ad un falò, ma il fatto curioso è che una di queste impronte è ancora lì oggi, visibile a tutti.
Con un po’ di attenzione si possono notare l’alluce, quattro piccole dita e il tallone di un piede taglia 34-35, come quello di una bambina.

Molte testimonianze dirette di questi avvenimenti sono perse per sempre. I custodi cambiano nel corso degli anni, i nomi dei medium dimenticati così come le generalità di molti altri testimoni oculari di questi misteriosi e inspiegabili fenomeni. Rimangono però le registrazioni fatte nel corso degli anni e in quella notte del giugno 2010 finalmente saremo noi i testimoni diretti di quello che avviene tra quelle antiche e suggestive mura…(continua)