Il sommergibile Titan è scomparso durante una missione per esplorare il relitto del Titanic, analizziamo dal punto di vista ingegneristico cosa potrebbe essere successo

La notizia del sommergibile Titan disperso nell’oceano Atlantico durante una missione esplorativa presso il relitto del Titanic ha colpito molti di noi. Nel momento in cui scrivo non si sa ancora molto e faccio riferimento a quando riportato dal canale CBS News 

Per quanto possa valere, vorrei fare alcune considerazioni, da ingegnere, su quanto è avvenuto. Il mezzo di immersione, il Titan, è un sommergibile sperimentale e chiunque salga a bordo è consapevole che qualcosa potrebbe andare storto e gli viene chiesto di firmare una liberatoria. Sul mezzo c’era anche il fondatore della Ocean Gate, quindi il livello di fiducia era alto, ma come sempre quando si fanno missioni al limite della tecnica, perché questa missione lo è, gli imprevisti sono dietro l’angolo e spesso fatali. A livello progettuale, oggetti estremi come il Titan, vengono comunque progettati per poter affrontare delle emergenze, ma non è possibile prevedere tutto. Il mezzo è progettato per poter arrivare fino a 4000m di profondità, mentre il relitto è a 3800m, ma se dovesse scendere sotto i 4000, prima o dopo imploderebbe. Solo per darvi un’idea, a 3800m la pressione è di 3800kg/cm², come se il peso di 2 automobili fossero premute su ogni centimetro quadrato della superficie esterna del sommergibile. Visto che le comunicazioni sono mancate poco dopo l’inizio dell’immersione, meno di due ore dall’inizio della discesa, che dovrebbe durare circa 3 ore, mi viene da ipotizzare un problema elettrico, un cortocircuito o una avaria elettrica. Il mezzo, infatti, funziona completamente con batterie, non potendo usufruire di alcun tipo di generatore. Una infiltrazione di acqua marina nelle batterie le porterebbe rapidamente ad andare in cortocircuito. Rischio che effettivamente corsero Ballard e i suoi quando per la prima volta, il primo settembre 1985, raggiunsero il relitto. Questa assenza di energia ha reso il Titan un “sasso” buio e freddo. Oltre al problema dell’aria, che dovrebbe garantire 96 ore di autonomia (dato che le missioni di solito hanno una durata  di 8 ore, i progettisti hanno preso molto margine), quello che personalmente preoccupa maggiormente è l’assideramento: l’acqua, infatti, è solo qualche grado sopra lo zero. L’acqua gelida, senza un sistema di riscaldamento, che è elettrico, renderà il Titan in poche ore un frigorifero. Ovviamente la luce non filtra oltre qualche decina di metri, quindi sono nel buio più totale. Sono alla deriva, in caduta libera verso il fondale, il sommergibile ha bisogno dei motori per riemergere e forse  lontani chilometri dal punto di discesa.

Riassumendo, essendo passati più di due giorni da quando sono spariti, i rischi concreti sono che siano morti assiderati, implosi se caduti sotto i 4000m e dispersi a chilometri dal punto di discesa.  Non sarà facile riuscire a ritrovare il relitto e, nel caso in cui l’equipaggio non sia più in vita, dare loro una degna sepoltura. Fino a quando dureranno le ricerche di emergenza? Presumibilmente fino a quando si saprà che hanno ossigeno, quindi giovedì sera, poi si dovrà solo decidere quando e come andare a cercare il relitto.  Non ci sono molti mezzi in grado di poterli andare a cercare o magari anche solo raggiungerli. Un sonar, per rilevarli, deve essere piuttosto “vicino” all’oggetto, qualche decina di metri. Il discorso quindi si sposterà su chi sarà chiamato a sostenere i costi di un eventuale recupero, che non è detto quindi che avverrà.

Un pensiero a loro, con il desiderio di vedere conclusa questa avventura nel migliore dei modi.

 

Immagine di copertina: titanic from Wikipedia