No, non è il nome di una band rock demenziale: nel vino ci sono dei radioisotopi e, lavorandoci sopra, possono darci un sacco di informazioni.

Il primo a ragionare su questo è stato Willard Franck Libby nel 1954, che suggerì di misurare la concentrazione di trizio nel vino per stabilire da quanti anni era stato fatto. Libby avrebbe poi ricevuto il premio Nobel per la chimica nel 1960 per aver ideato il metodo di datazione basato sul carbonio-14: il suo contributo all’archeologia e alla paleontologia è enorme, per l’enologia, però, è stato molto meno rilevante, anche se non per colpa sua. Tra il 1945 e il 1963 sono state fatte esplodere 511 bombe atomiche in atmosfera, liberando una notevole quantità di isotopi radioattivi, che si sono diffusi omogeneamente su tutto il pianeta. L’aumento di radioattività è stato relativamente piccolo, ma la datazione con i radioisotopi si basa su minuscole quantità: l’alterazione della naturale presenza di materiale radioattivo distrugge la possibilità di utilizzare i soli isotopi naturali, come per esempio il trizio, per effettuare delle misure.

D’altra parte, però, vengono prodotti anche isotopi normalmente non presenti in natura, in particolare il cesio-137. La concentrazione di questo isotopo del cesio in atmosfera e nel terreno è fortemente legata all’attività di test strategici delle varie potenze nucleari e, in misura meno evidente, ai più gravi incidenti che sono occorsi alle centrali nucleari negli ultimi decenni. Questa concentrazione si riflette, in quantità infinitesimali e assolutamente non pericolose per il consumo*, anche nelle produzioni agricole e, alla fine, nel vino.

Negli ultimi due decenni, un gruppo di ricercatori dell’Università di Bordeaux (e ci piace pensare che non sia una coincidenza) ha messo a punto un sistema di datazione del vino misurando la presenza di radioisotopi legati ai test nucleari e agli incidenti alle centrali nucleari occorsi in giro per il mondo. Per poter fare queste misure, è necessario portarsi in un laboratorio per misure di bassissima attività, in questo caso specifico il Laboratorio Sotterraneo di Modane, nel tunnel del Fréjus, tra Italia e Francia: in un laboratorio “normale” la presenza di raggi cosmici e altri contaminanti ambientali renderebbe la misura impossibile. Il gruppo guidato da Philippe Hubert ha messo a punto un sistema basato sulla rivelazione di raggi gamma emessi dai nuclei radioattivi attraverso un rivelatore al germanio mantenuto alla temperatura dell’azoto liquido. Questo rivelatore è in grado di misurare con grande accuratezza l’energia e il rate di emissione dei raggi gamma, consentendo di fare un’analisi quantitativa molto raffinata della concentrazione dei vari elementi… il tutto senza nemmeno dover aprire la bottiglia!

Come già abbiamo visto, il cesio-137 è considerato il principale indicatore della bontà della misura, ma per avere ulteriori conferme e confronti si misurano anche le concentrazioni di altri radioisotopi, come il piombo-210, il carbonio-14, il trizio o lo stronzio-90. Mettendo insieme tutti i dati, i ricercatori affermano di poter datare con certezza un vino: la cosa potrebbe sembrare di scarsa rilevanza, ma non lo è per i collezionisti…

Dopo aver scoperto che quattro bottiglie di vino che avrebbe dovuto venire dalle cantine di Thomas Jefferson, vendemmia 1787, erano un falso, il collezionista Bill Koch (che per quelle quattro bottiglie aveva pagato mezzo milione di dollari), decise di sottoporre tutta la sua collezione a un’accurata analisi. Delle 43000 bottiglie, ne identificò 211 “sospette” e le inviò a Hubert. Quelle 211 bottiglie erano state pagate due milioni di dollari a un commerciante di nome Rudy Kurniawan, di base ad Arcadia, in California. Nessuna di quelle bottiglie passò il test di Hubert.

Nel 2012 l’FBI fece irruzione in casa di Kurniawan, trovando un “laboratorio alchemico” dove venivano confezionati vini contraffatti: per simulare un Mouton Rotschild del 1945, per esempio, mescolava mezza bottiglia di Pichon Melant del 1988, un quarto di Bordeaux ossidato e un quarto di Napa Cab. Una bottiglia di Mouton Rotschild del 1945 viene venduta a prezzi che variano dai 6000 ai 20000 euro, la contraffazione è grave, ma la posta in gioco è molto alta. La fisica nucleare, anche in un ambito così lontano dalla ricerca di base,  è diventata un buon strumento per cercare la verità!

 

Più informazioni con grafici ed esempi (ma in francese) sono qui.

*In realtà, in alcuni casi, come dopo il disastro di Chernobyl, in alcune zone era stato decretato lo stop di consumo di determinati prodotti, come latte e vegetali a foglia, per un tempo limitato a scopo precauzionale: l’incidente di Chernobyl, comunque, ha provocato un’enorme dispersione di inquinanti in un unico evento, per di più in una zona molto prossima a una delle regioni più densamente popolate del pianeta.