Sfera Armillare

Una sfera armillare, usata per descrivere la volta celeste. La Terra è al centro, l’anello spesso con i nomi dei segni zodiacali è l’eclittica, mentre gli anelli sottili sono i paralleli celesti.

Il 7 gennaio le Chiese Ortodosse celebrano il Natale, tredici giorni dopo la Chiesa Cattolica. Il motivo di questa discrepanza è molto più “scientifico” di quello che potrebbe sembrare a prima vista.

In Italia il Natale si celebra il 25 dicembre, secondo il cosiddetto calendario gregoriano, ideato dal matematico e astronomo italiano Luigi Lilio e adottato ufficialmente da Papa Gregorio XIII nel 1582. In precedenza, si utilizzava il calendario giuliano, reso ufficiale da Giulio Cesare nel 46 a.C.: questo calendario prevedeva che ogni anno fosse formato da 365 giorni e che, ogni quattro anni, si aggiungesse un giorno al mese di febbraio, in particolare fosse raddoppiato il sesto giorno prima delle calende di marzo. I Romani avevano un modo peculiare di contare i giorni dei mesi, le calende erano il primo giorno del mese e le idi il giorno di mezzo; in base a questi “punti fissi” venivano definiti tutti gli altri giorni: ebbene, raddoppiando il sesto giorno prima delle calende di marzo, si aveva un secondo sesto giorno prima delle calende di marzo, in latino il bis sexto die, da cui la dicitura anno bisestile, che usiamo ancora oggi.

La necessità di aggiungere un giorno ogni quattro anni deriva dal fatto che un anno non corrisponde ad un numero esatto di giorni, ma dopo il 365º giorno avanza ancora qualche ora. Ma di preciso, cosa è un anno? Un anno è il tempo che la Terra impiega a fare un giro completo intorno al Sole, ma non sono molti i riferimenti possibili per misurare con esattezza questo periodo. Il “cielo delle stelle fisse” è un concetto che poteva forse andare bene a Papa Gregorio XIII, ma non certo a noi! Senza chiamare in causa altri attori che il Sole e la Terra, possiamo definire due piani ideali, nello spazio: il piano definito dall’orbita della Terra (detto piano dell’eclittica) e il piano perpendicolare all’asse di rotazione della Terra su se stessa (detto piano equatoriale). L’inclinazione dell’asse terrestre rispetto all’eclittica, oltre alle stagioni, ci dà quindi modo di definire con esattezza la durata di un anno. La Terra, muovendosi lungo la sua traiettoria, attraversa due volte il piano equatoriale, in corrispondenza degli equinozi di primavera e di autunno.

Possiamo quindi definire anno solare o anno tropico il tempo che passa tra due equinozi di primavera successivi: nonostante qualche piccola variazione dovuta alle perturbazioni gravitazionali della nostra orbita da parte degli altri pianeti e alla precessione degli equinozi, questo periodo è straordinariamente stabile e dura 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. Gli astronomi di Giulio Cesare stabilirono quindi che, aggiungendo un giorno ogni quattro anni, si compensassero le circa sei ore in più che avanzano alla fine del 365º giorno di ogni anno.

Eclittica-Equatore

L’intersezione tra l’orbita terrestre e il piano dell’equatore celeste definisce gli equinozi di primavera e d’autunno.

Questa correzione, però, “perde” circa 11 minuti ogni anno, in media, circa 1120 minuti ogni secolo, quasi un giorno! Luigi Lilio, quindi, propose a Gregorio XIII di correggere il calendario giuliano eliminando alcuni anni bisestili. In quattro secoli, si perderebbero 4460 minuti, poco meno di tre giorni (4520 minuti): per questo, si decise di rendere non bisestili tutti gli anni divisibili per 100, lasciandone solo uno ogni quattro. Il 2000 è stato anno bisestile, il 1900 non lo è stato e il 2100 non lo sarà. In questo modo, il calendario perde meno di un’ora ogni quattro secoli, una differenza decisamente trascurabile… per un bel numero di generazioni, almeno. Dai tempi di Giulio Cesare, però, erano passati sedici secoli, quindi già l’equinozio di primavera non corrispondeva più al 21 marzo del calendario: per questo, il Papa decise di abolire dieci giorni del 1582: il giorno successivo al giovedì 4 ottobre fu il venerdì 15 ottobre.

Gli Stati europei si adeguarono a questo cambiamento con tempi molto variabili, qualcuno subito, altri dopo secoli, come il Granducato di Toscana che adottò il nuovo calendario nel 1750 o la Russia, che lo adottò solo dopo la Rivoluzione di Ottobre del 1917. Nel frattempo, il calendario giuliano aveva accumulato altri tre giorni di ritardo: la data “ufficiale” dell’inizio della Rivoluzione è infatti il 25 ottobre 1917, che, secondo il “nostro” calendario, era già il 7 novembre.

Le Chiese Ortodosse non hanno mai adottato il calendario gregoriano, per cui continuano a festeggiare il Natale il giorno 25 dicembre secondo il calendario giuliano, cioè tredici giorni dopo di noi.