L’acqua è una sostanza fondamentale per la vita, è il fulcro di tantissime attività umane, forse è per questo che è anche il punto di riferimento per tantissime tesi new age dal discutibile approccio scientifico. Acqua cristallo, acqua energizzata, memoria dell’acqua… se volete formulare una teoria che sia di moda oggigiorno dovete infilarci dentro la parola “acqua” associandola a qualche proprietà ai confini della conoscenza.
Questo principio lo aveva capito molto bene Masaru Emoto, scrittore giapponese scomparso un anno fa e sostenitore dell’influenza della coscienza umana sulla struttura molecolare dell’acqua.
Il pensiero di Emoto si è evoluto negli anni, ma può essere riassunto nella convinzione che parlare a un bicchiere di acqua possa influenzarne le potenzialità e gli effetti.
Per dimostrare questa sua convinzione, Emoto fece numerosi esperimenti che ebbero talmente tanto successo da produrre libri diventati best seller internazionali e lo resero protagonista di documentari su reti prestigiose.
La prova più efficace e più diffusa è senza dubbio quella del riso. Dopo aver bollito del riso e averlo inserito in due barattoli identici, ogni mattina bisogna dire ad un barattolo “ti amo” e all’altro “ti odio”. Dopo un mese l’acqua “amata” avrà conservato il riso intatto, come se fosse stato appena scolato dalla pentola, mentre l’acqua “odiata” avrà deteriorato il riso facendolo andare a male.
Se pensate che questa teoria sia poco plausibile e abbia poca presa sul pubblico vi consiglio di cercare su YouTube i numerosi video di persone che hanno eseguito con successo il test. Persino Discovery Channel ha dedicato un lungo servizio alle tesi dell’acqua amata e l’episodio è stato addirittura trasmesso dalla RAI.
Mosso dalla curiosità di vedere quanto sia facile riprodurre i risultati di Emoto e dei suoi sostenitori, anni fa decisi di provare anche io l’esperimento del riso. Siccome i dettagli sulla procedura erano piuttosto vaghi sia nei video che nei libri scrissi direttamente a Emoto per avere maggiori delucidazioni ricevendo una risposta illuminante che in breve mi ricordava che le parole positive e negative hanno maggiore effetto se le si recita ad alta voce, e mi suggeriva di aspettare uno o due mesi prima di valutare gli effetti. Ad ogni modo, concludeva, ci sono molti esempi su YouTube dai quali avrei potuto trarre spunto.
Insomma, cosa diavolo chiedo a lui quando posso liberamente googlare la procedura trovandola su YouTube? Stupido io a sperare in qualche dettaglio operativo come sterilizzazione dei barattoli, tempi di cottura, temperature, esposizione alla luce dei barattoli etc…
Purtroppo, mi sono anche reso conto che, per gente scettica come me, è impossibile riprodurre l’esperimento del riso. Sicuramente non avrei “amato” l’acqua con sufficiente convinzione. Per ovviare al problema ho pensato di vedere cosa sarebbe successo a 6 barattoli, tutti nelle medesime condizioni ambientali, nel caso in cui li avessi semplicemente ignorati. Se la variabilità fosse dovuta esclusivamente alle parole buone o cattive dette al riso…beh… cosa succede se non gli dico proprio nulla?
Prendendo per buona la teoria di Emoto, il riso, non protetto dall’acqua amata, sarebbe dovuto invecchiare tutto allo stesso modo, andando a male.
Ho atteso qualche settimana e piano piano ho notato effettivamente qualche cambiamento, poi l’esperimento mi è passato di mente e ho dimenticato completamente i barattoli: sono passati mesi e… ehm anni a dire il vero.
I vari campioni sono invecchiati completamente a caso: alcuni hanno mostrato segni di decomposizione con la formazione di muffe e colonie batteriche, altri hanno invece mantenuto l’aspetto iniziale.
Dopo 180 giorni non ho più osservato cambiamenti, fino a che, dopo tre anni di completo disinteresse, ho deciso di buttare tutto. I due campioni dall’aspetto migliore profumavano leggermente di zuccheri fermentati, l’odore dei campioni andati a male, invece, non ve lo racconto nemmeno: in quel caso la fase di lavaggio è stata decisamente più critica.
Questa prova serve a dimostrare che il riso bollito, anche se messo nelle stesse condizioni, invecchia completamente a caso e non è assolutamente vero che siano necessarie parole dolci per ottenere una fermentazione senza formazione di muffe. Se siete in cerca di un modo per avere più energie e vivere meglio, evitate di perdere tempo parlando a dei barattoli di riso bollito, ne trarrete giovamento in molti ambiti della vostra vita.
Hai veramente scritto allo scienziato più deriso del Giappone?
… de riso
Sì e mi ha anche risposto, cioè non lui davvero… è stato il figlio Hiro Emoto… comunque conservo quella mail con vanto ^_^
Sì e mi ha anche risposto, cioè non lui davvero… è stato il figlio Hiro Emoto… comunque conservo quella mail con vanto ^_^
Il tuo scetticismo già in partenza ha precluso l’esperimento perché involontariamente hai suggerito all’esperimento di non funzionare.. perciò ha funzionato perfettamente.
Vabbè, ma così è troppo facile, dai.
Può dimostrare che “involontariamente ha suggerito all’esperimento di non funzionare”?
E può dimostrare che questo avrebbe influito sull’esperimento?
No, per cui diventa cantarsela e suonarsela da soli, o, in termini meno colloquiali, dimostrare la verità di un assunto partendo dall’idea che quell’assunto sia vero, che è un’ovvia fallacia logica.
Io ho fatto l’esperimento con convinzione, ho rispettato i 21 giorni d’attesa, ed è perfettamente riuscito. Parole e pensiero hanno enorme potere.
Praticamente un non articolo che ci lascia con il dubbio.
Quale dubbio?
Quale dubbio?
Scusate, ma in che senso invecchia “completamente a caso”? Ci saranno
una serie di fattori determinanti, no? (tipo di barattolo, quanto è
effettivamente sigillato, residui di cibo precedenti all’esperimento?)
Certamente il ‘completamente a caso’ è influenzato da numerosi fattori che però sono tutti fuori dal controllo dello sperimentatore. I barattolo sono stati tutti lavati, disinfettanti con pasta abrasiva e candeggina e bolliti in acqua. La forma e il volume erano circa gli stessi, così come la quantità di riso trasferita. Il riso è stato bollito tutto insieme. Chiaramente le differenze dipenderanno da variabili casuali come la tenuta del tappo o la temperatura del riso messo nel barattolo o la temperatura locale del riso nella pentola o ancora la casuale presenza di funghi e batteri nell’aria sopra il riso. In breve, ovviamente c’è un motivo, ma l’esperimento evidenzia proprio il fatto che in condizioni di controllo scarso tutto può succedere.
Certamente il ‘completamente a caso’ è influenzato da numerosi fattori che però sono tutti fuori dal controllo dello sperimentatore. I barattoli sono stati tutti lavati, disinfettanti con pasta abrasiva e candeggina e bolliti in acqua. La forma e il volume erano circa gli stessi, così come la quantità di riso trasferita. Il riso è stato bollito tutto insieme. Chiaramente le differenze dipenderanno da variabili casuali come la tenuta del tappo o la temperatura del riso messo nel barattolo o la temperatura locale del riso nella pentola o ancora la casuale presenza di spore e batteri nell’aria sopra il riso. In breve, ovviamente c’è un motivo, ma l’esperimento evidenzia proprio il fatto che in condizioni di controllo scarso tutto può succedere.
Penoso! Un articolo che è più bufala di ciò che vorrebbe sbufalare. Si parla di “discutibile approccio scientifico” e poi si pretende che il NON FARE ASSOLUTAMENTE NIENTE confuterebbe la teoria di Emoto. Sarebbe come prendere un campione di malati di cancro per testare un nuovo farmaco, metterli in una stanza, NON somministrare loro il farmaco (o somministrarlo a TUTTI) e concludere che quest’ulfimo non serve a nulla perché nel tempo i malati muoiono “completamente a caso”… Una roba del genere da parte di un sedicente “PhD, ricercatore in ambito chimico” è quantomeno risibile (gioco di parole perfetto per l’occasione). PS: tanto per capirci, io non faccio il tifo per Emoto, non ho mai provato l’esperimento e, soprattutto, non sono un “debunker per diletto”: questo non mi impedisce di riconoscere un’idiozia quando me la trovo davanti e, sinceramente, tra la bufala Emoto e la bufala Angioni credo che possa essere una gran bella gara.
grazie per il tuo contributo. Come ho già detto nell’articolo, io non ho confutato la teoria di Emoto. Ho solo evidenziato come questo esperimento non possa essere portato a supporto della sua teoria. Mi sembra anche giusto farti presente che nello studio di nuove terapie si fa proprio come hai ipotizzato tu. Una farmaco prima di essere messo in commercio deve dimostrarsi efficace più del placebo, ovvero più di non somministrare nulla. Si eseguono quindi prove somministrando il farmaco nuovo ad un gruppo di pazienti e non somministrando nulla ad un secondo gruppo. Se il decorso tra i due gruppi è uguale allora il farmaco non funziona. Questa è la teoria che viene messa in pratica nelle fasi iniziali dello sviluppo di una nuova terapia. Nel cancro, i test sull’uomo devono dimostrare che il nuovo farmaco è più efficace del vecchio, quindi il secondo gruppo è trattato con la procedura standard, invece che con il placebo. Si valuta il decorso della malattia e si decide se il farmaco funziona o meno. Mi spiace tu non sia d’accordo, ma queste sono le basi della scienza.
Penoso! Un articolo che è più bufala di ciò che vorrebbe sbufalare. Si parla di “discutibile approccio scientifico” e poi si pretende che il NON FARE ASSOLUTAMENTE NIENTE confuterebbe la teoria di Emoto. Sarebbe come prendere un campione di malati di cancro per testare un nuovo farmaco, rinchiuderli per sempre in una stanza, NON somministrare loro il farmaco (o somministrarlo a TUTTI) e concludere che quest’ultimo non serve a nulla perché nel tempo i malati prima o poi e “completamente a caso” muoiono comunque… Una roba del genere da parte di un sedicente “PhD, ricercatore in ambito chimico” è quantomeno risibile (gioco di parole perfetto per l’occasione). PS: tanto per capirci, io non faccio il tifo per Emoto, non ho mai provato l’esperimento e, soprattutto, non sono un “debunker per diletto”: questo non mi impedisce di riconoscere un’idiozia quando me la trovo davanti e, sinceramente, tra la bufala Emoto e la bufala Angioni credo che possa essere una gran bella gara.
Grazie per il tuo contributo. Come ho già detto nell’articolo, io non ho confutato la teoria di Emoto. Ho solo evidenziato come questo esperimento non possa essere portato a supporto della sua teoria. Mi sembra anche giusto farti presente che nello studio di nuove terapie si fa proprio come hai ipotizzato tu. Una farmaco prima di essere messo in commercio deve dimostrarsi efficace più del placebo, ovvero più di non somministrare nulla. Si eseguono quindi prove somministrando il farmaco nuovo ad un gruppo di pazienti e non somministrando nulla ad un secondo gruppo. Se il decorso tra i due gruppi è uguale allora il farmaco non funziona. Questa è la teoria che viene messa in pratica nelle fasi iniziali dello sviluppo di una nuova terapia. Nel cancro, i test sull’uomo devono dimostrare che il nuovo farmaco è più efficace del vecchio, quindi il secondo gruppo è trattato con la procedura standard, invece che con il placebo. Si valuta il decorso della malattia e si decide se il farmaco funziona o meno. Mi spiace tu non sia d’accordo, ma queste sono le basi della scienza.
Ciao Simone, concordo il contenuto della risposta di Pix, o quanto meno, questo è quel che si evince dall’articolo. Dalla tua risposta a Pixcapisco che tu non provi a confutare la teoria della memoria dell’acqua, ma il metodo con cui si cerca di provarla.
Ciao Mauno, è esatto, ma a questo punto la domanda che ci si dovrebbe porre è: se l’esperimento fondante di una teoria si dimostra lacunoso, la teoria è ancora valida?
Io sono ancora fermo al metodo scientifico di Galileo, ma presumo che se Emoto ha tutti questi sostenitori qualcosa di vero ci dovrà pur essere.
E’ proprio il principio su cui si basano le pseudoscienze: se una tal “dottrina” è arrivata fino a noi, qualcosa di vero ci sarà! Ma daai…! Simone non ti sei sforzato molto, però: al posto tuo ora lo rifarei con tanto amorevole zelo verso quei poveri chicchini! 🙂
E’ proprio il principio con cui sopravvivono le pseudoscienze: se una certa ‘dottrina’ è arrivata fino a noi, qualcosa di vero ci sarà! Ma daaii…! Simone, non ti sei sforzato molto, ma se avessi davvero parlato al riso… avrei dubitato di te! Va bene così!
Ma che articolo è? Sei riuscito ad essere meno scientifico di Emoto che perlomeno ha effettuato test con valenza empirica. Cambia mestiere
secondo me c’hai pensato a quei due barattoli integri
Buongiorno, ma mi scusi, ha solo sperimentato su del riso bollito e lasciato a fermentare nell’acqua?
Non ha tentato altre vie su se stesso?
Dal mio punto di vista gli esperimenti (ne ho svolti più d’uno) hanno ottenuto ottimi risultati, soprattutto verso la ramificazione dei rami di albero e di piantine ma anche su me stessa.
È proprio vero, non si può osservare la realtà senza influenzarla.
Il suo atteggiamento la porterà ad avere sempre ragione perché la realtà si adatta ai nostri pensieri.
Ergo, lei avrà ragione e attirerà a sé gente che le dirà “Giusto bravo” perché è così che funziona l’universo.
Lo ha scritto all’inizio, lei non è in grado di provare amore verso l’acqua.
Eppure la sostenta, la tiene in vita.
Chissà, fra mille anni quando se ne andrà da questa terra, si guarderà indietro e si rivedrà con tenerezza.
Saluti e buon week end.
P.s: non si affanni a rispondermi, non sono qui per intavolare conversazioni.
Le auguro ogni bene.
Acqua siamo noi, dal antica sorgente veniamo…
“Dall’antica” (sto dormendo)
Hai fatto un solo esperimento e credi di aver svelato una bufala?
Ma che ridere.
Se volevi fare like potevi mettere la faccia di un micetto.