Nel celebre film Limitless il protagonista riusciva ad entrare in possesso di una sostanza in grado di renderlo un genio facendolo così arricchire con estrema facilità. Se non avete visto il film non vi farò troppi spoiler, ma sappiate che l’essere intelligente gli creerà parecchi problemi sociali e lavorativi.
Non è una novità che l’eccessiva intelligenza si trasformi da risorsa a problema. “Gli ignoranti si pongono meno problemi e vivono meglio”, quante volte ci siamo detti questa frase osservando qualche incosapevole tordo fare qualche azione assolutamente stupida senza rifletterci minimamente. Esiste una valenza evolutiva nell’essere stupidi? Probabilmente sì, se consideriamo che l’evoluzione non ha eliminato la stupidità dal pool genetico umano, forse non essere troppo svegli può essere un vantaggio in alcuni casi.
In questi anni diversi studi hanno dimostrato che non solo essere stupidi è un bene, ma che l’intelligenza spesso causa problemi, esattamente come succedeva nel film.

Il problema è molto sentito nei paesi dove la tecnologia e la scienza sono particolarmente presenti nella vita quotidiana, portando quindi ad un più alto tasso di conseguenze che possono risultare piuttosto gravi. Secondo uno studio presentato da alcuni ricercatori dell’Università di Detarame (Kasai-Giappone) il problema non è essere intelligenti, ma è non poter mai spegnere il cervello, arrivando così a sovraccaricarlo di informazioni fino a sfociare in patologie dovute allo stress. Questi ricercatori sembra abbiano scoperto una nuova molecola estratta da un particolare fungo chiamato Yamadori-take in grado di “spegnere” parzialmente le falcoltà intellettive. Il nome della molecola, un derivato delle endorfine che naturalmente produciamo nel nostro organismo, si chiama Bakairina.
Per ora, l’articolo apparso sul Journal of Okkaido Chemical Environmental riporta dei test eseguiti sui ratti i quali hanno risposto bene al trattamento. I roditori, dopo essere stati addestrati per settimane a percorrere un labirinto per recuperare del cibo, sono stati trattati con la nuova molecola. Una somministrazione quotidiana ha mostrato la tendenza dei ratti a sbattere ripetutamente contro le pareti del labirinto cercando di raggiungere in linea retta il loro premio. Terminata la sommistrazione tutto tornava alla normalità nel giro di 24 ore, senza effetti permanenti.
Lo studio ha preso anche in considerazione aspetti legati allo stress dei roditori come i litigi in ambito famigliare e la caduta di pelo sulla nuca, entrambi sintomi di stress dovuti all’eccessiva attività intellettuale a cui spesso sono sottoposte le cavie di laboratorio. La somministrazione di Bakairina ha mostrato una diminuzione degli attriti all’interno del branco e ad una diminuzione della perdita di pelo dovuta allo stress.
Sembra quasi ironico che questa scoperta arrivi proprio dal Giappone, paese dove il lavoro intellettuale coinvolge oltre il 90% della popolazione.
Se la molecola passerà i successivi test clinici potrà entrare rapidamente anche nel mercato europeo aiutando milioni di persone dai rischi dello stress e dalla dipendenza da farmaci.
Nonostante sia una novità non ancora immessa nel mercato, già da tempo si sa che il decotto di Yamadori-take ha proprietà “disattivanti” per l’attività cerebrale. In Italia il decotto, non incluso nell’elenco delle sostanze stupefacenti, è diffuso tra buinessman e politici che, a causa dell’alto carico di lavoro, ogni tanto hanno bisogno di staccare il cervello.
In attesa dell’approvazione commerciale non ci rimane che continuare a sopportare il nostro cervello, sperando che rimanga acceso nei momenti giusti.

Fonte LegaNerd