Quante volte il tuo gatto ha portato a casa un uccellino, un topo o una lucertola? Te lo dico io: innumerevoli. E quanti sono i gatti vaganti ? Ve lo dico io: milioni.
Il rapporto affettivo fra uomo e gatto e, a dirla tutta, il diffondersi di una cultura animalista discutibile, fa si che gli uomini sottovalutino gli effetti di questo comportamento, a torto e con indulgenza considerato “naturale”, da parte dei nostri amici pelosi. In effetti il comportamento predatorio del gatto è, in sé, retaggio di un comportamento naturale, ma i suoi effetti sugli ecosistemi e la biodiversità non lo sono per niente. Vediamo perché.
Da diversi anni gli ecologi di mezzo mondo hanno messo nel mirino la predazione operata dai gatti domestici, sospettando che i suoi effetti siano gravi e importanti. I dati raccolti sono estremamente allarmanti. Tanto per cominciare la quantità di prede riportate alle residenze domestiche rappresenta solo un terzo di quel che il gatto uccide in natura (1). Un terzo viene divorato e poco meno della metà abbandonato.
Ma vi è di più. La presenza di gatti domestici in natura o in ambienti seminaturali urbani determina una netta riduzione delle cure parentali da parte degli uccelli nidificanti, con l’ovvia conseguenza che i nidi vengono più facilmente predati da specie opportuniste come le cornacchie e/o che i nidiacei vengono sottoalimentati e quindi vanno incontro a un incremento della mortalità dopo la dispersione o la migrazione (2).
Ma, in poche parole, quanti animali selvatici predano, ‘sti gatti? Ecco i primi dati: negli Stati Uniti il primo studio su vasta scala ha permesso di stimare una predazione che va da 1.4 a 3.7 miliardi (uccelli selvatici) e da 6.9 a 20.7 miliardi di piccoli mammiferi ogni anno (3). Ripeto: ogni anno, negli USA, si stima che i gatti domestici o semidomestici predino da un minimo di 8.300.000.000 (ottomiliarditrecentomilioni) a un massimo di 24.400.000.000 (ventiquattromiliardiequattrocentomilioni) di uccelli e mammiferi.
Ora, facciamo un ragionamento grossolano: se questa stima può essere estesa ai restanti paesi ad economia avanzata (assumendo che l’abbondanza dei gatti sia simile e quella delle prede pure) in Italia i gatti potrebbero predare annualmente da 1.500.000.000 a 5.000.000.000 uccelli e mammiferi selvatici.
Una stima, ripeto, grossolana e da prendere con estrema cautela, ma che dà una dimensione di un fenomeno che è certamente sottostimato. Possiamo però dire con ragionevole approssimazione che sono centinaia di milioni gli uccelli e i mammiferi selvatici predati annualmente (e per ora lasciamo perdere rettili e anfibi) dai gatti italiani.
Un numero impressionante. Soprattutto se pensiamo alle polemiche che hanno investito per anni il mondo della caccia italiana. Attività per quanto mi riguarda non commendevole, il cui impatto tuttavia, alla luce di questi dati dovrebbe essere forse riconsiderato. È probabile che, per quanto concerne la fauna vertebrata, i gatti costituiscano ormai un pericolo molto, molto maggiore rispetto ai cacciatori. Forse il maggiore in assoluto.
Soluzioni ? Non molte. I ricercatori più diplomatici si limitano a dire che l’unica misura di gestione del gatto è “permanent indoor housing”. Fra gli altri, i più buoni sottolineano come “la sterilizzazione dei gatti vaganti operata dai volontari costa un pò meno di quella effettuata dalle società di controllo” (4).
Modi diplomatici e sfumati per dire una sola cosa.
Che non si può scrivere.
1-Loyd, KAT et al. 2013. Quantifying free-roaming domestic cat predation using animal-borne video cameras. Biological Conservation 160: 183-189
2-Bonnington, C. et al . 2013. Fearing the feline: domestic cats reduce avian fecundity through trait-mediated indirect effects that increase nest predation by other species. Journal of Applied Ecology 50: 15-24.
3-Loss, S.R. et al. 2013. The impact of free-ranging domestic cats on wildlife of the United States. Nature Communications 4: 1396. DOI: 10.1038/ncomms2380
4-Lohr, C. et al. 2013. Costs and Benefits of Trap-Neuter-Release and Euthanasia for Removal of Urban Cats in Oahu, Hawaii. Conservation Biology 27:64-73.
interessante, soprattutto considerando che i gatti non hanno praticamente predatori.