Le false credenze hanno sempre fatto parte della vita dell’uomo, legate a doppio filo con la superstizione e il vano tentativo di sfuggire da una esistenza irrimediabilmente in balia del caso.
Da qualche anno si sono diffuse alcune pseudoscienze che stanno fortemente influenzando la nostra società. Non si tratta più di ritenere l’attentato dell’11 Settembre un “inside job” o credere che le scie bianche degli aerei nel cielo siano rilasciate dalle multinazionali, oggi si parla di vaccini e della scelta di una percentuale non trascurabile della popolazione di rifiutare un trattamento preventivo che può salvare molte vite.
Mai come oggi, perciò, è importante chiedersi come è possibile arginare il diffondersi delle pseudoscienze. La risposta che coloro che si occupano di bufale e pseudoscienze (me compreso) si sono dati per molto tempo è il debunking, una pratica investigativa che si basa sul verificare le affermazioni, risalire alle fonti primarie e pubblicare i risultati su internet allo scopo di informare il pubblico. I debunker sono persone comuni, spesso con una base scientifica, che dedicano il loro tempo libero a divulgare i risultati delle loro ricerche e a cercare di convincere l’opinione pubblica dell’importanza dei fatti.
Con il passare degli anni è sempre più evidente che il debunking sia inefficace per arginare le derive pseudoscientifiche della società e questo non è solo evidente agli occhi di chi si occupa di informazione e divulgazione scientifica, ma trova sempre più conferme nella letteratura scientifica [1,2,3].
Ciò significa che non è sufficiente che un fatto sia vero e dimostrato perchè la popolazione lo recepisca e si comporti di conseguenza. Un recentissimo lavoro di Walter Quattrociocchi ci mostra che sulle piattaforme social, come Facebook, Twitter, e non solo si delineano due categorie ben definite: due camere dell’eco, dalle quali la gente non esce. Le persone vivono quindi con dei paraocchi e cercano di interagire solo all’interno di spazi che confermano le proprie idee. Questo principio, verificato sperimentalmente, è in realtà molto logico e lo applichiamo in ogni ambito della nostra vita; in fondo se ti piace l’arte contemporanea, perché mai dovresti andare a discutere in un gruppo di fermi sostenitori della superiorità dell’arte rinascimentale?
Tutti noi ci siamo inseriti in ben precise camere dell’eco circondandoci di persone che la pensano in modo simile a noi così da non essere costretti a litigare quando esprimiamo noi stessi.
Il passare informazioni, per quanto complete ed esaustive, quindi, non è una soluzione soddisfacente perché semplicemente non lette da coloro che dovrebbero trarne beneficio, oppure, se lette, non vengono comprese a causa di una base di valori differente e non condivisa.
Questo è il motivo per cui andare da un detrattore dei vaccini e portargli un malloppo di pubblicazioni scientifiche che dimostrano il suo errore è inutile. Lui non ritiene che le pubblicazioni scientifiche siano affidabili, parte da valori e schemi mentali diversi e ritiene l’informazione sentita dal cugino valida tanto quanto un lavoro scientifico. «Ma allora è senza speranza», diranno molti lettori. Probabile, ma prima di tutto, se voglio convincere una persona a cambiare punto di vista, il modo migliore non è trattandolo come un cretino. Il lavoro di Quattrociocchi dimostra anche che le camere dell’eco vengono rinforzate dai comportamenti aggressivi sia da un lato che dall’altro. Per questo motivo una persona che si trova a contatto con un argomentare chiuso, volgare o irrispettoso tenderà a chiudersi nella camera dell’eco opposta e non uscirne più.
Possiamo quindi dire che prendere in giro i complottisti, insultare chi non vaccina il proprio figlio o bannare indiscriminatamente chi non la pensa come noi, di fatto aumenta la forza e la diffusione delle pseudoscienze. Io ho visto questa deriva molto chiaramente con l’arrivo del complotto delle scie chimiche in Italia e lo vedo oggi con la questione dei vaccini. I lavori scientifici però, almeno finora, non ci danno un’alternativa e mi rendo conto che criticare un metodo senza fornire una via alternativa possa suonare un po’ sterile. Dal canto mio posso provare a dare un contributo al dibattito: dopo tanti anni passati a studiare complotti e affermazioni sul paranormale, ho capito che non basta raccogliere i dati oggettivi, si deve anche ragionare sul modo migliore per presentarli a persone che molto spesso non conoscono nulla dell’argomento e che non condividono uno schema mentale pienamente razionale e logico. Chiaramente parlare con gli invasati è una perdita di tempo, ma tentare di informare senza una strategia per rendere il proprio messaggio comprensibile è troppo facile, oltre che dannoso.
Forse è la domanda di base a essere sbagliata. Il problema non è come arginare una pseudoscienza, ma il perché quella precisa convinzione si sia diffusa in maniera così efficace in un determinato periodo storico.
Se le bufale nascono da millenni e derivano dalle innate paure dell’uomo, allora sommergere la gente di evidenze scientifiche non è sufficiente, soprattutto se lo si fa da un piedistallo senza cercare di comprendere cosa ha portato quelle persone a convincersi di un fatto senza il minimo fondamento.
Trovare una nuova via credo sia un obbligo morale per chiunque decida di impegnarsi per contrastare una credenza pseudoscientifica attraverso blog e social. Certo, spesso si viene offesi e insultati da gruppi di estremisti, ma ha davvero senso abbassarsi a quel livello? Soprattutto quando è chiaro che la scelta di un dibattito aggressivo aiuti la diffusione delle pseudoscienze? Tutto questo dovrebbe far riflettere chi a parole è pieno di buone intenzioni, ma con i fatti preferisce divertirsi a “blastare” la gente alimentando di fatto il circolo vizioso di ignoranza e disinformazione che dice di voler cambiare.
[1] Modeling confirmation bias and polarization
[2] The spreading of misinformation online
[3] The Effectiveness of Supportive and Refutational Defenses in Immunizing and Restoring Beliefs Against Persuasion
Immagine di copertina: alphaspirit by Shutterstock
Quanta fatica e quanto impegno, caro Simone.
Ringrazio tutti voi consigliando questo articolo a chi riesco a raggiungere.
Come dice l’articolo bisogna rendere il proprio messaggio comprensibile ed entrare nello schema mentale di queste persone. Se una persona non risponde ad argomenti razionali si può provare con un approccio più emotivo.
In questo senso penso che l’immagine di un bambino sfigurato dal tetano possa convincere molti più antivaccinisti che centinaia articoli di debunking.
Salve a tutti, articolo davvero interessante e di cui Quattrocchi ne aveva proposto qualcosa. Il dialogo pacato prima di tutto ci sta sempre bene, poi il coinvolgimento a livello emotivo dei “creduloni” cosi come fanno i ciarlatani può essere un valido metodo alternativo per far smettere di circolare le bufale, specialmente quelle pericolose sui vaccini. Ci si prova e se ci saranno dei buoni risultati bene, se no si cambiano metodi, o meglio, si adottano nuovi metodi che hanno un diverso approccio al fenomeno dei bufalari, come ad esempio il progetto sleeping giant e tutti quei mezzi atti a fermare pacificamente la diffusione delle scemenze (blocco dell’indicizzare sito Google), tramite non una “giuria popolare” proposta dall’omonimo “comico/politico/truffatore” (scusate), ma tramite debunker professionisti e giornalisti scientifici.