Era il 13 Gennaio 2012, ore 21.42, e la Costa Concordia, con a bordo 4229 persone, stava navigando vicino alla costa dell’Isola del Giglio quando un forte urto ne ha rallentato improvvisamente la corsa. Un scoglio sommerso aveva squarciato 70 metri di scafo provocando il rapido affondamento della nave. Il bilancio è stato pesantissimo: 30 morti e due persone ancora disperse al termine del più grande salvataggio in mare della storia della marina.
Al Giglio resta ancora il relitto, che da allora giace semi-sommerso a pochi metri dalla costa. In questi giorni sono stati ultimati i preparativi per la rimozione della Costa Concordia e oggi (16 Settembre) si dovrebbe concludere la prima fase del recupero.
In questi mesi si è parlato spesso di rischio ambientale, anche se questo non sembra aver intimorito i numerosi turisti e curiosi che si sono recati al Giglio per ammirare il desolante spettacolo. Ma quali sono i veri rischi ecologici conseguenti all’affondamento di un relitto? E quali provvedimenti sono stati presi per limitare i danni?
A partire dalla settimana successiva al disastro sono subito cominciati i lavori per l’estrazione del carburante che, chiaramente costituiva il pericolo maggiore per l’ambiente. A causa del clima invernale i lavori hanno richiesto parecchie settimane, ma alla fine il pericolo combustibile è stato scongiurato. Sono rimasti, però, nella nave tutte quelle sostanze comunemente utilizzate nella vita di tutti i giorni: disinfettanti, vernici, oli lubrificanti, insetticida, acque nere, saponi e detersivi, per non parlare di tutti i contenitori di plastica e gli imballaggi. A pensarci bene una nave con 4000 persone a bordo, di cui oltre 1000 solo di equipaggio, ha una scorta enorme di queste sostanze. Sarebbe un po’ come affondare un paese di piccole dimensioni in un parco marino protetto. Lo Stato si è reso perfettamente conto del rischio e per questo ha ordinato un monitoraggio costante eseguito dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Toscana (ARPAT) che con decine di migliaia di analisi, durante tutti questi mesi, ha mostrato che il livello di sversamento in mare di sostanze nocive è stato praticamente trascurabile. Sono comunque state predisposte delle barriere protettive galleggianti, che però si usano tipicamente per il combustibile (che galleggia sull’acqua), ma sono decisamente poco efficaci con le sostanze solubili come ad esempio i detersivi.
Per tutto questo tempo la situazione è rimasta stabile, ma il vero pericolo arriverà in questi giorni, quando la nave verrà riportata in galleggiamento. La tecnica utilizzata è molto complessa ed è un’impresa mai tentata su un relitto di tali dimensioni. Sulla nave, che ora giace su un fianco, sono stati installati dei cassoni che saranno necessari per il galleggiamento, dopodiché la nave verrà raddrizzata grazie a dei tiranti. Una volta in posizione corretta sarà possibile installare i cassoni anche sul fianco finora sommerso e in queste condizioni la nave sarà in grado di navigare ed essere smantellata. Oltre ai rischi di condurre un’operazione mai tentata, una delle più grosse paure è l’inquinamento della zona. Molti ponti sono rimasti allagati per mesi corrodendo contenitori e sciogliendo sostanze. E’ plausibile che il ricambio d’acqua all’interno del relitto sia stato relativamente piccolo e quindi si possa essere arrivati ad alti livelli di contaminazione. Quando la nave verrà smossa e riportata in galleggiamento parte dell’acqua uscirà dal relitto riversandosi in mare. Per questo sarà attivo un continuo monitoraggio della qualità dell’acqua durante tutte le fasi del recupero. Ma allora perché tentare un’operazione così rischiosa? La risposta è semplice: non c’è alternativa. Questo è l’unico modo per eliminare il relitto e scongiurare danni maggiori in futuro. Non so come andranno le operazioni di recupero, ma so che se ci sarà uno sversamento (cosa piuttosto plausibile) sono certo molti punteranno il dito sulla protezione civile, sull’ARPAT e su chissà quali altri enti per aver condotto un’azione irresponsabile. Non è così! La ferita è stata aperta quando quella nave è affondata causando decine di morti e ponendo una bomba ad orologeria ecologica in un paradiso marino. Quando una ferita così grande viene chiusa lascia sempre una cicatrice, ma non si deve incolpare il medico che ha fatto il possibile per scongiurare danni ancora più gravi.
“A pensarci bene una nave con 4000 persone a bordo, di cui oltre 1000 solo di equipaggio, ha una scorta enorme di queste sostanze”
e che ce ne facciamo di “enorme”, mettiamo qualche numero:
quanta ammoniaca etc può aver avuto a bordo?
un quintale (di soluzione per pavimenti)? due? una tonnellata?
equivalente a quanti giorni/persone di piscio?
nell’infermeria magari c’erano ancora dei termometri vecchi? quanti?
per un totale, magari, di un grammo di mercurio?
nelle due guerre mondiali, per non contare tutte le precedenti, quante navi sono affondate nel mediterraneo? migliaia? decine di migliaia?
molte erano petroliere, e anche le altre cariche comunque di centinaia, o anche migliaia, di tonnellate di carburante ciascuna, alcune anche di iprite e di altri aggressivi chimici, e neppure quelle sono bastate a distruggerlo
era senz’altro ragionevole preoccuparsi del carburante, quando ancora era a bordo, e sicuramente il naufragio ha avuto un impatto devastante per le piante e le uova che sono rimaste sotto il relitto, ma siamo sicuri che un impatto ambientale anche maggiore non lo abbiano le centinaia, o anche migliaia, di persone in più sull’isola, le cui infrastrutture sono state pensate per i suoi pochi abitanti, e che per arrivarci hanno volato chissà quante volte da una parte all’altra parte del mondo?
Ecco per la precisione cosa è contenuto nella Costa Concordia:
1 351 m³ di acque grigie e nere
41 m³ di oli lubrificanti, 280 l di acetilene,
5 120 l di azoto,
600 kg di grassi per apparati meccanici,
855 l di smalto liquido,
50 l di insetticida liquido,
1 t di ipoclorito di sodio (candeggina),
2 040 m³ di olio combustibile
230 m³ di gasolio
Per quanto riguarda il paragone Concordia-Guerra Mondiale si potrebbero dire molte cose. I casi sono diversi e non è detto che una nave piena di iprite affondata sia più nociva all’ambiente della Concordia. In ogni caso il fatto che in altri tempi capitasse di peggio non significa si debba sottovalutare un pericolo ambientale oggi.
non per sminuire “la precisione”, ma quello è ciò che è scritto su wikipedia
gira voce che siano stati in ballo per mesi a trafficare attorno a quella nave per recuperarne il carburante, evidentemente era tutta una montatura se ne hanno lasciato ancora a bordo duemila e passa mc…!
41 mc di olio lubrificante?
e che se ne facevano? avevano a bordo una piscina di olio?
una tonnellata di ipoclorito di sodio o una tonnellata di soluzione al, bho, 10%?
il confronto non era solo per minimizzare l’impatto confronto a quelli delle guerre, ma anche per confrontarlo al recupero!
hanno trivellato il fondale per impiantare una marea di palificazioni per sostenere il relitto, fissare le attrezzature etc, quanto lubrificante e vernice sono stati usati per quelle?
migliaia di persone girano e lavorano su quell’isola da quasi due anni, e per magari un altro ancora, quante acque grigie e nere producono? e quanta candeggina usano per pulire le loro camere bagni, cucine, vestiti etc?
il giglio non è manhattan, gli abitanti erano quattro gatti, ha un depuratore in grado di gestire tutta quella gente in più? (o magari non lo ha affatto)
questo è il confronto che proponevo, da fare ex-post, e con in ultima pagina il conto di quanto sarà costato inquinare quanto di meno (o di più)
No, quello è ciò che è stato dichiarato dal capo della protezione civile Gabrielli a seguito del naufragio e riportato, tra gli altri, anche da wikipedia.
Mi chiedo però il punto della situazione. Posto che potrei anche dirti a cosa servono 41mc di oli lubrificanti e che poi sarebbero una “piscina” di 3 metri per lato, qual è il punto?
Stai mettendo in dubbio le stime fatte dalla protezione civile? Stai dicendo che in fondo non era così pericoloso il contenuto del relitto?
Davvero non mi è chiaro. Fai poi un confronto con l’impatto ambientale del maggior turismo e dei cantieri, ma cosa c’entra? Quell’impatto è conseguente al naufragio e va a sommarsi ai pericoli e ai danni potenziali del relitto, ma non c’è alcun dubbio sul fatto che il danno maggiore sarebbe stato lasciare lì il relitto incustodito.
In ogni caso per quanta candeggina usare o quante acque nere possano produrre, sicuramente è decisamente meno che immergere istantaneamente l’equivalente necessario per soddisfare 4000 persone per diverse settimane di navigazione. Se non altro per la differenza di concentrazione e di rilascio nel tempo.
il punto è semplicissimo, lasciamo da parte la concordia e prendiamo la nave che portava i bronzi di riace, come misuriamo l’impatto ambientale di quel naufragio? dividendo il peso del rame dei bronzi per il limite del rame ammesso nell’acqua potabile? non credo
in tutti i mari del mondo, dal primo uomo che è salito a cavallo di un tronco alla concordia, passando attraverso la haven, davanti a genova, e l’arizona, a pearl harbour, nonchè le molte che vengono affondate volontariamente come reef artificiali, centinaia di migliaia, se non milioni, di relitti giacciono tranquilli sui fondali di ogni mare, oceano, lago e fiume del globo
“non c’è alcun dubbio sul fatto che il danno maggiore sarebbe stato lasciare lì il relitto incustodito”
stabilito in base a cosa e da chi?
in base alla Fede nella Natura, il cui magnifico paesaggio viene deturpato da quella macchia bianca?
quel relitto poteva stare lì, intero o recuperando il recuperabile (dal carburante alla campana), oppure essere trascinato pochi metri più al largo per affondare completamente, da intero o dopo aver tagliato i fumaioli e l’altra roba che potesse intralciare l’attività del porto o sezionato con gli esplosivi sul posto per portarlo vai a rate
per ognuna di queste opzioni abbiamo una marea di esempi di come vanno le cose, e non ne ricordo uno solo da cui sia scaturito un genocidio
…cmq 41mc non sono “una “piscina” di 3 metri per lato”, perchè se anche fosse cubica ce ne starebbe la metà, 41mc è una piscina di 6 (sei) per 7 (sette) metri e profonda uno, o 5x6x1,4, oltre 250 (DUECENTOCINQUANTA!) BARILI, due tir
e anche lasciando il relitto tranquillo al suo destino cosa avrebbe fatto prevedere che improvvisamente sarebbe potuto esplodere spontaneamente, liberando tutto il contenuto istantaneamente?
Ma che ragionamento stai facendo? La nave che trasportava i bronzi non era una nave di 300 metri di lunghezza e 100 di altezza con su 4000 persone e piena di rifiuti. Per altro il bronzo non è solubile in acqua quindi se vogliamo farne una questione di impatto ambientale la diffusione del rame (per altro nel bronzo) nel mare è assolutamente trascurabile. Ora prendi una tonnellata di ipoclorito di sodio (candeggina) e versala in una spiaggia. Fammi sapere se non ti rendi conto della differenza.
Il fatto che il danno ambientale sarebbe stato maggiore è stabilito dal buonsenso e da palesi principi chimico-fisici. Una nave di quelle dimensioni costituisce una continua minaccia perchè ovviamente potrebbe rilasciare grandi quantitativi di sostanze tossiche in qualunque momento. Sostanze che, a differenza del bronzo, sono molto solubili in acqua e sono molto più tossiche del rame.
Oh certo, potrebbe anche non farlo mai, ma chi si prende la responsabilità di correre il rischio? Hai ragione si poteva anche affondare e chi se ne frega. Bella politica ambientale. Senti, io ho diverse latte di uranio/plutonio e sai paghiamo un sacco di soldi per smaltirli. Posso venire a sotterrarli nel tuo cortile? In fondo chi ha stabilito che prima o poi si bucheranno? Magari reggeranno per sempre intatte. Oh poi con tutti i test nucleari fatti negli anni ’60 che vuoi che vuoi che facciano 50 fusti sotterrati sotto casa tua?
In ultimo: no, è una vasca esattamente di 3,44X3,44X3,44. Cioè anche i tuoi conti sono giusti, ma 41 può essere ottenuto da infinite combinazioni di numeri moltiplicati tra loro. Mi sembrava più sensato rendere l’idea di un cubo. Però mi piace il tuo paragone con i barili e i tir. Bene allora prendiamo due tir pieni di olio (250 barili) e affondiamoli in una delle spiagge più belle d’Italia, magari un parco naturale. Tanto magari non uscirà mai quell’olio, in fondo la corrosione è pura speculazione. Ti sembra sensato?
“Ora prendi una tonnellata di ipoclorito di sodio (candeggina) e versala in una spiaggia”
una sola?
è la stessa candeggina che si usa per potabilizzare l’acqua di rubinetto e non fare imputridire quella delle piscine!
facciamo il conto di quante tonnellate ne portano in spiaggia il po, o il tevere, o l’arno
la haven non sta ancora sul fondo del mare davanti a genova?
e laddentro altro che 250 barili!
e non ci vanno continuamente un sacco di sub a visitare il relitto?
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c3/USS_Arizona_Memorial_%28aerial_view%29.jpg
quella sagoma arrugginita che si vede sommersa secondo te cos’è?
ed oltre a quella nello stesso giorno sono state arenate o affondate molte altre navi, alcune recuperate, e altre no, eppure non tutti gli hawayani sono morti, ed addirittura c’è gente che attraversa il mondo per riuscire a fare surf attorno a quelle isole!
come altra gente attraversa il mondo per andarsi ad immergere nelle navi affondate anche appositamente per ripopolare i pesci e tutto il resto, anche di dimensioni paragonabili come la oriskanny, o poco meno come si voleva fare da noi con la vittorio veneto e altre