“Questo è sicuramente il primo di una una lunga serie” ho detto stamattina al ragazzo del bar sotto casa. Un gesto davvero comune, bere una tazza di caffè, tanto che ogni giorno nel mondo viene ripetuto più di due miliardi e mezzo di volte. Per questo trovare la notizia del sequenziamento del genoma della pianta del caffè ha un significato particolare, ora sappiamo che il caffè ha 25000 geni che lavorano per rendere migliori i nostri risvegli e farci concludere felicemente il pranzo.

Un caffè espresso durante la poetica fase della sua nascita. (image credits here)

Un caffè espresso durante la poetica fase della sua nascita. (image credits here)

Un team internazionale di scienziati ha analizzato il caffè di varietà “robusta” che è usata per produrre un terzo del caffè bevuto nel mondo. Hanno scoperto che le piante di caffè hanno un’intera famiglia di geni dedicata alla produzione di caffeina che avviene modificando sequenzialmente, in tre passaggi, la molecola della xantosina e che lo fanno in un modo diverso rispetto ad altre piante, come il tè o il cacao, suggerendo una diversa linea evolutiva.
Appunto ma perchè le piante producono la caffeina? Non certo per stare sveglie.
La caffeina ha probabilmente un ruolo di difesa nei confronti dei parassiti e predatori, la più alta concentrazione di caffeina nella pianta si trova nelle foglie che, quando cadono al suolo, impediscono la crescita di altre piante possibili competitori per risorse nel terreno e per la luce.

Questa scoperta, oltre a farci riflettere sulla complessità del meccanismo della biosintesi della caffeina (Grazie! Grazie tutti i giorni!) può anche essere sfruttato nel campo delle biotecnologie, per esempio per produrre un migliore caffè decaffeinato. Il processo chimico per ottenerlo, infatti, a ora ha delle conseguenze anche sul gusto di quello che arriva in tazza. Andare a “spegnere” specificamente il pool di geni della caffeina ci permetterà, invece, di bere caffè altrettanto buono senza dover temere di passare notti insonni.