Il premio Nobel per la Fisica 2019 è stato assegnato per metà a James Peebles “per le scoperte teoriche in cosmologia” e per metà a Michel Mayor e Didier Queloz “per la scoperta del primo esopianeta orbitante una stella simile al Sole”
Il premio Nobel per la Fisica del 2019 è stato assegnato a scienziati che si sono distinti per i loro studi in astronomia, “per il loro contributo alla comprensione dell’evoluzione dell’Universo e del posto della Terra nel Cosmo”. Il premio è stato diviso per quest’anno in due parti, una va a James Peebles, astronomo canadese, pluripremiato per i suoi studi in cosmologia, e l’altra ai due astronomi svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz, scopritori nel 1995 del primo pianeta extrasolare orbitante intorno a una stella di tipo solare, 51 Pegasi b.
James Peebles ha dedicato tutta la sua carriera alla cosmologia: quando era studente di dottorato a Princeton, negli anni Sessanta, con il suo supervisor Robert Dicke contribuì a predire l’esistenza della radiazione cosmica di fondo. Questa era già stata predetta da Alpher e Herman nel 1948, ma per qualche motivo questa informazione non era diventata di pubblico dominio nella comunità scientifica ed era stata dimenticata. Anche il russo Zel’dovich la predisse indipendentemente dagli altri nei primi anni Sessanta. Quando Penzias e Wilson la scoprirono nel 1964, comunque, non era ancora stata metabolizzata abbastanza da collegare l’idea alla scoperta dei due tecnici della Bell, che impiegarono alcune settimane a cercare di pulire al meglio l’antenna cercando di veder sparire il “disturbo” che sarebbe valso loro il Nobel nel 1978. Dopo i suoi studi sul Big Bang, si è occupato di materia ed energia oscura, in particolare per quel che riguarda l’effetto di queste sulla formazione delle strutture su larga scala dell’Universo, galassie e soprattutto ammassi di galassie. Nella sua lunga carriera, come sottolineato dal comitato del Nobel, Peebles “ha contribuito sostanzialmente a tutti gli aspetti della cosmologia moderna, teorica e osservativa”, decisamente una delle definizioni più altisonanti che uno scienziato possa desiderare!
Queloz e Mayor, con un metodo allora rivoluzionario, furono in grado di osservare un pianeta intorno a una stella di classe spettrale simile al Sole: questo pianeta si rivelò negli studi successivi una sorta di Giove molto caldo, orbitante a brevissima distanza dalla sua stella. Nel suo moto, la gravità del pianeta fa sì che anche la stella orbiti intorno al baricentro del sistema planetario. Questo provoca un effetto Doppler nella luce che riceviamo dalla stella: quando la stella si avvicina a noi, vediamo le righe spettrali spostate verso il blu, mentre quando si allontana le vediamo spostate verso il rosso. Questo effetto è molto piccolo per i sistemi planetari, ma sufficiente a identificare grandi pianeti su orbite strette. Quando nel 1995 Queloz e Mayor annunciarono la loro scoperta, 51 Pegasi b era solo il sesto pianeta extrasolare conosciuto, oggi ne sono stati confermati oltre 4100 e il catalogo si aggiorna continuamente di nuovi, strani mondi. Siamo ancora lontanissimi dal pensare di andarli a visitare, ma la scoperta di pianeti extrasolari, la loro catalogazione e la loro grande varietà e diffusione hanno rappresentato un vero e proprio cambio di paradigma rivoluzionario nella nostra concezione dell’Universo e della nostra posizione e del nostro ruolo nel cosmo.
Per saperne di più: https://www.nobelprize.org/uploads/2019/10/advanced-physicsprize2019.pdf
Immagine di copertina: Nobel Foundation