Ci sono argomenti che sembrano dover essere appannaggio esclusivo di ufologi, viaggiatori nel tempo e investigatori dell’occulto, che, al grido di “la scienza ufficiale lo negherà sempre” cercano di dare spiegazioni fantasiose ai fenomeni più disparati. Cercando tra le più curiose di queste storie, però, capita di incontrare decine di scienziati che cercano di fare il loro meglio per dare risposte serie ed affidabili. Per me è particolarmente affascinante la storia della macchina di Anticitera (o Antikythera, secondo il nome greco), in questo campo.
Siamo all’inizio del XX secolo quando, a seguito di una tempesta in mare, un gruppo di pescatori di spugne ripara presso le coste di Antikythera, una piccola isola del mar Egeo, tra il Peloponneso e Creta. In attesa di poter riprendere il mare, decidono di immergersi per vedere se potevano pescare ancora qualcosa, e trovano un relitto carico di materiale preziosissimo, dal punto di vista archeologico. Tra le statue in bronzo del III e IV secolo a.C., le copie in marmo di età romana e i molti piccoli reperti, ciò che attira l’attenzione più di tutto è un piccolo strumento formato da alcune ruote dentate, databile al I secolo a.C., il cui funzionamento è tuttora poco chiaro. L’ipotesi più accreditata è che, dando un giro ad una manovella ogni giorno, si potessero seguire su tre quadranti le posizioni del Sole e della Luna nello zodiaco e lo scorrere del tempo nel ciclo metonico, un periodo di 19 anni dopo il quale le fasi lunari e i giorni dell’anno si ripetono uguali (cioè, se la prossima Luna piena sarà l’8 ottobre 2014, avremo nuovamente un plenilunio il giorno 8 ottobre fra 19 anni, nel 2033).
La macchina di Antikythtera, come è stata battezzata, è una specie di orologio astronomico meccanico a ruote dentate: uno strumento non così affascinante, se lo guardiamo con gli occhi del XXI secolo, ma, appena ci ricordiamo che i primi orologi meccanici di cui abbiamo notizia datano all’VIII secolo d.C., quasi un millennio dopo la presunta data di costruzione della macchina, la nostra prospettiva cambia di colpo. Ciò che c’è di più misterioso, riguardo la macchina di Anticitera, è il fatto che non ci sono altri strumenti nemmeno simili, della stessa età. Cicerone parla di una macchina circolare, costruita da Archimede (lo stesso dei corpi immersi nei fluidi, vissuto nel III secolo a.C.) in grado di riprodurre i movimenti dei corpi celesti, ma di questa non abbiamo nulla, se non qualche testimonianza molto posteriore.
In realtà, anche della macchina di Antikythera abbiamo pochissimo. I resti sono molto deteriorati dal tempo, le iscrizioni sono difficili da leggere e ci sono voluti decenni per avere uno schema di funzionamento presunto. Inoltre, il relitto è situato a profondità piuttosto elevata, oltre 60 metri, per cui anche il recupero di eventuali altri reperti è difficile. Di fatto, nemmeno sappiamo da dove provenisse quella nave e dove andasse: il periodo dell’affondamento coincide con l’ascesa di Giulio Cesare, per cui potrebbe essere stata diretta a Roma, carica di ricchezze e opere d’arte provenienti dall’oriente.
Nel corso degli anni si sono susseguite una serie di ulteriori esplorazioni del relitto, nessuna ambiziosa come quella che sta partendo in questi giorni. Per la prima volta, gli archeologi avranno a disposizione una “tuta da palombaro” di nuovissima concezione, in grado di dar modo agli operatori di lavorare in sicurezza fino ad oltre 150 metri di profondità per tempi anche lunghi. Molti quesiti potrebbero trovare una soluzione in questa missione, non solo riguardanti la misteriosa macchina di Antikythera, praticamente il primo calcolatore della storia: di questa, sarebbe bellissimo scoprire da dove veniva, da chi è stata costruita, dove cercare “qualcosa di simile”.
Soprattutto, per uno scienziato sarebbe bello trovare qualcosa di simile, ricostruire la storia di strumenti così sofisticati e di come tanta tecnologia si sia “persa” per poi essere ritrovata solo molti secoli più tardi. Tutto questo perché è molto improbabile che sia stata portata sulla Terra dagli alieni, ma non impossibile… e sono convinto che moltissimi scienziati sarebbero felicissimi anche se scoprissero che quest’ultima ipotesi è la più verosimile!