In un neonato lo sviluppo cognitivo ed emotivo da cosa è influenzato? Il neonato è capace di svolgere funzioni complesse e superiori a un adulto?

Uno dei più grandi contributi dati dalla psicologia e dalle neuroscienze durante lo scorso secolo è stato mostrare come ciò di cui abbiamo esperienza durante l’infanzia contribuisca in modo fondamentale allo sviluppo sociale, cognitivo ed emotivo dell’individuo. Oggigiorno il fatto che la mente di bambini e neonati sia già equipaggiata per imparare dal mondo è spesso dato per scontato, ma non è sempre stato così.

Fino agli inizi del secolo scorso, ad esempio, era opinione comune che un neonato avesse solo bisogni fisiologici da soddisfare. I primi risultati che hanno sfidato questa convinzione sono stati proposti da Harry Harlow, uno psicologo americano il cui lavoro ha spesso riguardato primati non umani, mentre studiava scimmie rhesus. Harlow ha mostrato che, se a una scimmia nata da poco e separata dalla madre viene data la possibilità di scegliere a quale aggrapparsi tra due manichini, la scelta del cucciolo non è solamente guidata da bisogni fisiologici, ma anche dalle caratteristiche del manichino stesso. Uno dei due manichini, infatti, era costruito con filo di ferro e includeva una specie di biberon da cui il cucciolo poteva cibarsi. Il secondo manichino era invece costruito di legno, ricoperto con una spugna e del tessuto, ed era riscaldato, ma non “produceva” latte. In questa situazione i cuccioli passavano il tempo quasi esclusivamente aggrappati al secondo manichino, morbido e caldo, visitando il primo solo quando affamati.

Inoltre, ricerche successive hanno mostrato che una totale privazione dell’interazione con un figura di accudimento primaria, anche se contemporanea a un’adeguata cura dei bisogni fisiologici, ha serie conseguenze a lungo termine sullo sviluppo sociale, cognitivo ed emotivo dell’individuo. Simili conseguenze sono state riportate anche in bambini umani cresciuti in situazioni di privazione estrema. Nella cura del neonato, quindi, l’attenzione ai bisogni psicologici è importante tanto quanto la cura dei bisogni fisiologici. È però indubbio che i neonati umani siano particolarmente indifesi durante il primo anno di vita, quindi quanto e cosa la mente di un neonato è in grado di recepire dall’ambiente?

un cucciolo di scimmia rhesus

Per rispondere a questa domanda ci vengono in aiuto alcuni recenti risultati di neuroscienze che mostrano come, sorprendentemente, alcune aree del cervello responsabili di comportamenti adulti complessi siano già presenti alla nascita e abbiano strutture anatomiche simili a quelle adulte, anche se solo con lo sviluppo matureranno la funzionalità e tutte le connessioni.

Ad esempio vari gruppi di ricerca (ad es. qui e qui) hanno recentemente mostrato che la rete Fronto-Parietale, una struttura necessaria negli adulti per svolgere compiti complessi come giocare a scacchi, è già presente alla nascita ed è coinvolta nello sviluppo motorio. Questo significa che il cervello dei neonati è probabilmente già ottimizzato per imparare il più velocemente ed efficacemente possibile dall’ambiente circostante, e che la mente di un neonato sta già imparando con strategie simili alla mente di un adulto. In effetti, ci sono alcuni compiti in cui un neonato è così bravo che per raggiungere la performance adulta deve peggiorare. Vi è mai capitato di non essere capaci di ripetere un suono di una lingua straniera perché non sentite la differenza tra quello che dite e quello che sentite? O di non essere in grado di distinguere tra loro due volti di un’altra etnia? Ai neonati questo non succede. Nei primi mesi di vita siamo in grado di percepire i suoni di tutte le lingue e di distinguere tra loro volti di ogni etnia e persino volti di scimmie. Questa capacità però viene persa durante il primo anno di vita perché il cervello si sintonizza con le informazioni disponibili nell’ambiente. L’ipotesi dei ricercatori è che questo succeda perchè il cervello, avendo risorse limitate, sacrifica la possibilità di generalizzare a favore di un’elaborazione migliore e più efficiente delle informazioni che ha a disposizione. Il sacrificio non è definitivo: in età adulta possiamo lentamente e con fatica imparare di nuovo questa abilità perduta, ma mai con la stessa facilità ed efficacia di un neonato.

In effetti, probabilmente non c’è miglior scolaro di un neonato.

Per saperne di più:

Harlow, H. F., & Zimmermann, R. R. (1958). The development of affectional responses in infant monkeys. Proceedings of the American Philosophical Society, 102(5), 501-509.

Keunen, K., Counsell, S. J., & Benders, M. J. (2017). The emergence of functional architecture during early brain development. Neuroimage, 160, 2-14.Linke, A. C., Wild, C., Zubiaurre-Elorza, L., Herzmann, C., Duffy, H., Han, V. K., … & Cusack, R. (2018). Disruption to functional networks in neonates with perinatal brain injury predicts motor skills at 8 months. NeuroImage: Clinical, 18, 399-406.

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