La parola leucemia è sicuramente una di quelle che non vorremmo mai sentire. Per questo motivo un recente studio pubblicato su Nature Biomedical Engineering ha un valore particolare, foriero di speranza. Alcuni tipi di leucemia hanno oggi buoni tassi di sopravvivenza con i regimi di trattamento convenzionali chemioterapici. La leucemia mieloide acuta, invece, ha una percentuale di sopravvivenza bassa con alti tassi di ricadute dopo la chemioterapia.

 

Spesso le ricadute, che possono avvenire a distanza di mesi o anni, sono causate da cellule leucemiche che hanno resistito al trattamento con farmaci chemioterapici e che rimangono nel midollo osseo. La nuova ricerca mostra che nei topi è possibile andare ad agire su queste cellule del midollo osseo con l’aiuto di un sistema di “autoguida” delle cellule staminali del sangue insieme alle piastrine.

Ci sono, però, tre protagonisti in questo approccio: le cellule staminali del sangue, le piastrine e gli anticorpi contro una proteina chiamata PD-1.

PD-1 è una proteina situata sulla membrana cellulare e funziona come un perentorio cartello di divieto per il sistema immunitario: «lasciate in pace questa cellula!» ed è un bel problema quando è una cellula tumorale a riuscire a esporre questo cartello ed essere lasciata in pace. L’anticorpo anti PD-1 riesce a neutralizzare il messaggio di PD-1 permettendo al sistema immunitario di intervenire.

In questo progetto, la cellula staminale del sangue funziona come veicolo autoguidato per portare la piastrina e PD-1 al midollo osseo, dove si trovano le cellule della leucemia residua, difficili da raggiungere per il trattamento tradizionale. Le piastrine hanno il compito di stabilizzare questo sistema cellula-anticorpo e di attivare i linfociti T, un tipo di globulo bianco che funziona come il braccio armato del sistema immunitario.

Questo sistema è stato validato su topi malati di leucemia mieloide acuta e l’87,5% dei topi trattati è sopravvissuto per 80 giorni o più, contro una sopravvivenza di al massimo 40 giorni dei topi non trattati o trattati con combinazioni parziali del sistema (solo anticorpo, solo anticorpo e piastrine o solo anticorpo e cellule staminali del sangue).

Mi preme sottolineare che è presto per cantare vittoria. Questo nuovo approccio, infatti, dovrà essere ottimizzato per l’uomo e poi intraprendere il lungo percorso di approvazione delle terapie, ma i buoni risultati ottenuti in passato con i sistemi CAR-T hanno dimostrato che le terapie cellulari sono il futuro della lotta al cancro.

Bibliografia:

  1. Hu, W. Sun, J. Wang, H. Ruan, X. Zhang, Y.Ye, S.Shen, C. Wang, W. Lu, K. Cheng, G.Dotti, J. F. Zeidner, J. Wang & Z. Gu Conjugation of haematopoietic stem cells and platelets decorated with anti-PD-1 antibodies augments anti-leukaemia efficacy

Nature Biomedical Engineering (2018)