I polpi sono degli animali estremamente intelligenti, maghi della fuga, del mimetismo e, tra le altre cose, pare siano anche dei bulli: lo sapevate che prendono a pugni i pesci?

Immaginate di essere un pesce che nuota tranquillamente in prossimità del fondale marino… tutto va per il meglio finché sotto di voi qualcosa cambia improvvisamente colore e una figura con otto braccia vi tira un sonoro pugno senza alcun motivo. Ebbene sì, vi siete imbattuti in un polpo-bullo. Certamente qualche povero pesce sarà stato vittima di questo bizzarro e imprevisto incontro, costretto a dover evitare non uno, ma ben otto diversi pugni!

Ma perché mai il polpo, un invertebrato appartenente alla classe dei cefalopodi, estremamente intelligente e con spiccate capacità di problem solving, dovrebbe essere così gratuitamente violento? Un gruppo di ricerca dell’università di Lisbona ha provato a dare una risposta a questo fenomeno e ha pubblicato la possible spiegazione sulla rivista scientifica Ecology.

Le interazioni tra animali di diverse specie in natura sono tutt’altro che limitate al paradigma preda-predatore, anzi spesso virano verso una simbiosi più o meno stretta o al mutualismo, dalla quale entrambe le specie traggono un beneficio dall’interazione reciproca.
Ne sono un esempio quelle in alcuni casi possono instaurarsi tra polpi e pesci, più volte documentate e danno origine a vere e proprie battute di caccia congiunte: entrambe le specie si cibano di piccoli crostacei e molluschi, ma mentre il polpo Octopus cyanea ha come terreno di caccia preferenziale insenature tra rocce e coralli, i pesci appartenenti alle specie Plectropomus pessuliferus marisrubri e Plectropomus leopardus, grazie alla loro velocità, si concentrano sui fondali o nella colonna d’acqua, coprendo nell’insieme tutto l’ambiente senza lasciare vie di fuga alle prede. 

Queste dinamiche e relazioni che si vengono a creare sono complesse e durature nel tempo, con collaborazioni che possono durare anche alcune ore: se una preda ad esempio si nasconde in un anfratto inaccessibile ai pesci, questi possono segnalarla al polpo che, grazie al suo corpo più agile, può riuscire a catturarla o spingerla allo scoperto.
I loro stili di caccia si rivelano dunque complementari, riducendo le possibilità di fuga della preda e quindi generando, nel complesso, un successo maggiore per entrambi.

La presenza congiunta quindi rende la ricerca di cibo nell’ambiente più proficua per entrambe le specie, tuttavia questo rapporto mutualistico non esclude la competizione: i vari partner cercheranno sempre di massimizzare i propri benefici.
I pesci cercano di accaparrarsi il pasto più grande possibile, anche rubandolo al compagno di caccia, ma il nostro amico cefalopode non resta a guardare ed è pronto a rispondere tirando fuori il suo istinto da pugile verso gli ambiziosi pesci che vogliono derubarlo. Oppure, quando una preda è lì pronta, un pugno o due possono servire ad allontanare qualche – ormai ex – compagno di caccia.

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Questo comportamento è stato notato in almeno due situazioni distinte (in Egitto e Israele), ma le interazioni non sono mai semplici e in alcuni casi sono stati notati scontri senza un apparente motivo, senza che il polpo corresse il rischio di farsi rubare parte del pasto.

Per dare una possibile spiegazione a questi comportamenti sono state formulate due ipotesi: la vendetta, i polpi semplicemente decidono di infliggere una punizione al partner di caccia che gli ha rubato il pasto, vendicandosi del torto; oppure la demarcazione della gerarchia imposta sul campo, tramite quella che i ricercatori hanno definito aggressione con benefici ritardati, il polpo punisce preventivamente il pesce in modo tale che le prossime collaborazioni siano più proficue.

Questi studi etologici rappresentano un chiaro esempio di come le diverse interazioni che esistono in natura, oltre che materiale per divertenti meme, demarcano una complessità di rapporti sociali tra diverse specie, fino ad ora ritenuti esclusivi degli animali più evoluti.