Vi siete mai chiesti perché internet è gratis? Lo so che pagate un canone, ma questo è quello che vi chiede il fornitore di connessione per farvi connettere, ma quei soldi non vanno a finire in tasca a qualcuno che ha “brevettato” internet. Questa storia è imparentata con quella che vedevamo qualche tempo fa sui sistemi operativi gratuiti e sulla mentalità che ha accompagnato il loro sviluppo tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso.

In realtà, questa storia ci racconta anche qualcosa di più, non solo perché internet è gratis, ma soprattutto perché funziona.

La prima cosa che dobbiamo fare è tornare nel 1969. Il programma Apollo era sul punto di portare l’uomo sulla Luna, in agosto quattrocentomila persone avrebbero partecipato al più famoso concerto della storia del rock, Woodstock, il Concorde e il Boeing 747 facevano i primi voli: il mondo era in fermento e i computer iniziavano a comunicare tra loro.

Le reti aziendali erano fatte in modi diversi tra loro: tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, a seconda delle scelte tecniche del nostro centro calcolo, potevamo usare ARPANET, NPL, Cyclades, Tymnet o svariate altre soluzioni tecniche. All’interno della comunità di ARPANET, nel 1969, Steve Crocker dell’Università della California, Los Angeles (UCLA), scrisse un documento in cui proponeva un protocollo di comunicazione* basato su un oggetto chiamato IMP. Questo tipo di documento era, nell’intenzione dello scrivente, una bozza su cui lavorare: per questo, lo pubblicò come “richiesta di commenti”, request of comments (RFC). Qualche tempo dopo Bill Duvall dello Stanford Research Institute (SRI), che già aveva contribuito alla RFC 1, pubblicò la RFC 2. All’epoca le RFC erano cartacee, e della RFC 2 una parte è andata perduta.

Tra SRI e UCLA, nell’ottobre 1969, ci fu la prima comunicazione tra due reti separate geograficamente.

Nel dicembre 1969 fu pubblicata la RFC 3, ancora a nome di Steve Crocker. La RFC 3 descriveva come scrivere le RFC e fu la prima a essere resa pubblica anche in formato elettronico. All’epoca esisteva un Network Working Group che riuniva tutti quelli (pochi) che lavoravano su questo genere di cose: ogni RFC sarebbe stata diffusa all’interno di questo gruppo e discussa, appunto, per avere commenti ed eventuali modifiche.

Con il passare degli anni, i documenti pubblicati come RFC divennero sempre meno “bozze di lavoro” e sempre più “standard da seguire”; ciononostante, si è continuato a utilizzare questo strumento in modo esclusivo: tutti i protocolli che usiamo sono definiti da qualche RFC, in modo pubblico e gratuito. Tutti possono comunicare con tutti, purché si attengano allo standard, che è soggetto a cambiare anche relativamente spesso. Le RFC, a febbraio 2016, sono quasi ottomila: di queste, meno di ottocento sono state pubblicate prima che nascesse l’internet che conosciamo oggi, nel 1981. Dicevamo prima che ogni azienda poteva avere una rete basata su diverse tecnologie: internet, come dice la parola stessa, è un sistema per far comunicare diverse reti tra loro, un sistema di inter-network communication. A settembre 1981 veniva infatti pubblicata la RFC 791, intitolata “Internet Protocol”, che definiva lo standard IPv4 di indirizzi che usiamo ancora oggi… anche se sta piano piano venendo affiancato da IPv6, che è descritto nella RFC 2460 del dicembre 1998.

Praticamente tutto quello che usiamo ogni volta che accediamo a internet è definito da una RFC, e alcune di quelle che usiamo ancora oggi sono molto vecchie. UDP, un protocollo di comunicazione utile, per esempio, per gli streaming, è definito nella RFC 768 dell’agosto 1980; TCP, che è il protocollo usato nella maggior parte delle comunicazioni, è del settembre 1981 come IP: la suite TCP/IP è ancora oggi la “padrona” di internet. Le RFC 1034 e 1035 definiscono i criteri per dare i nomi ai nodi e il protocollo DNS: quando scrivete www.scientificast.it, un server va a vedere a che indirizzo corrisponde quel nome usando proprio DNS. Queste RFC sono state pubblicate nel 1987. La RFC 1459, del maggio 1993, definisce il protocollo IRC, una delle prime chat che si ricordino. A maggio 1996 usciva la RFC 1945, sul protocollo HTTP, che è quello con cui accediamo alle pagine web con il nostro browser.

Potrei portare un sacco di altri esempi educativi o edificanti, ma non vorrei essere troppo noioso. In effetti, anche i ragazzi del NWG prima e della Internet Engineering Task Force (IETF), che dal 1986 gestisce le RFC, cercano di non essere noiosi, pubblicando in mezzo alle definizioni di nuovi standard, alle buone pratiche da seguire e a ogni sorta di documento utile al lavoro che svolgono, anche qualche pesce d’aprile qua e là. Dal 1978, senza regolarità ma abbastanza sovente, il primo aprile vengono pubblicate delle RFC più o meno assurde. Nel 1994, per esempio, ne furono pubblicate tre, di cui una attribuita a William Shakespeare, che giocava sull’assonanza tra “sonetto” e “Sonet”, un protocollo di comunicazione su fibra ottica.

Particolarmente interessanti, poi, sono la RFC 1087 del gennaio 1989 e la RFC 1855 dell’ottobre 1995. La prima si intitola Internet Ethics e definisce alcuni usi “non eticamente corretti” di internet:

  • cercare di accedere a risorse per le quali non si è autorizzati,
  • rendere impossibile l’uso di internet,
  • sprecare risorse (umane, economiche o informatiche) attraverso queste azioni,
  • distruggere l’integrità di informazioni
  • compromettere la privacy degli utenti.

La seconda è ancora più importante e si intitola Netiquette: questa è una parola che per chi era utente di internet negli anni Novanta sicuramente risveglia dei ricordi. Per i più giovani, dirò solo che indica una serie di “buone norme di comportamento” da tenere quando si comunica attraverso una tastiera. Spoiler per chi la andrà a leggere: su FaceBook e Twitter le vediamo violate ogni secondo.

 

*  Un protocollo di comunicazione è un insieme di “regole” che il bitstream deve seguire per essere correttamente inviato da un server e ricevuto da un client o scambiato tra due peer. Quando vi collegate con il vostro browser a www.scientificast.it, a esempio, usate il protocollo HTTP, HyperText Transfer Protocol, che è alla base della navigazione in internet.