Certo, non vi consigliamo di regalare alla vostra fidanzata un bacherozzo con il carapace metallico.
La notizia interessante celata dietro al titolo è un’altra: un team di ricercatori britannici, guidati dal Dr.Tom Jordan (Università di Bristol, UK) ha infatti indagato a fondo la natura dello scintillio tipico della corazza di alcuni insetti, rivelandone l’origine: uno strato molto sottile di cristalli di origine organica (tipicamente guanina), disposti in maniera molto irregolare, tale da creare un pattern di diffrazione della luce davvero unico.
L’esistenza di tali membrane è nota da tempo, presente naturalmente anche nei pesci e in molte specie di insetti ma mai si erano indagate in maniera quantitativa le proprietà ottiche di tale membrane.

Coleottero della specie Eudicella gralli.

Coleottero della specie Eudicella gralli.

Le specie di insetti analizzate presentano membrane con spessori diversi, ciononostante, il team britannico ha sottolineato che la capacità di dar luogo ad un effetto ottico noto in fisica come “localizzazione di Anderson”, l’assenza di luce diffusa in un mezzo caratterizzato da forte disordine, è comune a molte specie. La luce che colpisce questi strati di proteine, quindi, non li attraversa ma rimane intrappolata tra i diversi cristalli che la compongono, dando luogo a fenomeni di riflessione tra le varie superfici di questi stessi cristalli.
In risultato netto di questo fenomeno è un ritorno della luce verso l’esterno della membrana e l’apparenza ai nostri occhi di una superficie iper-riflettente.

Per gli scienziati, questo fenomeno può essere una fonte di notevole ispirazione, sia dal punto di vista biologico, essendo un tratto evolutivo legato alla biomimetica estremamente peculiare, sia dal punto di vista applicativo: membrane simili, ad alto potenziale riflettente, potrebbero essere replicate ed utilizzate ad esempio per potenziare l’efficienza di una luce LED oltre ad ottenere svariate applicazioni industriali dove questo tipo di superficie sono richieste.

Da parte nostra ringraziamo ancora una volta scarafaggi e bacherozzi in generale, animali dai quali c’è sempre da imparare.

Fonte: Interface, Journal of Royal Society: Disordered animal multilayer reflectors and the localization of light (T.Jordal et al.) Published 22 October 2014 doi: 10.1098/​rsif.2014.0948
J. R. Soc. Interface 6 December 2014 vol. 11 no. 101 20140948

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