L’autunno, oltre che castagne, funghi e vendemmia, ci porta i temporali più violenti dell’anno. Tra settembre, ottobre e novembre si concentrano la stragrande maggioranza degli eventi atmosferici più disastrosi: solo nella provincia di Genova, si sono avuti eventi alluvionali con gravi conseguenze il 4 novembre 2011 (6 morti), il 4 ottobre 2010 (1 morto), il 23 settembre 1993 (2 morti e 3 dispersi), il 27 settembre 1992 (2 morti), il 7 e 8 ottobre 1970 (44 morti) e il 19 settembre 1953 (10 morti tra le province di Genova e Piacenza). Prendo Genova come esempio che conosco particolarmente bene, ma molti altri eventi alluvionali si sono registrati nel resto d’Italia e sono ben riassunti qui.
Questi numeri ci dovrebbero far saltare sulla sedia e spingerci a prendere qualche contromisura, o almeno a capire come questi eventi si formano e si sviluppano. Tanto per incominciare, di solito questi eventi sono legati a piogge di intensità fuori dal comune. Rimanendo nella provincia di Genova, la media delle precipitazioni in un anno è di 1350mm, mentre il mese più piovoso è ottobre, con una media di 214mm. Le variazioni da anno ad anno possono essere anche molto grandi, nel 2004 si sono avuti 925mm di pioggia e nel 2002 1967mm, oltre il doppio! Questi numeri esplodono quando si verificano le alluvioni:
– fino a 550mm in 6 ore il 4 novembre 2011
– fino a 800mm in 9 ore il 23 settembre 1993
– fino a 950mm in 22 ore tra il 7 e l’8 ottobre 1970
Nell’evento del 1970, si ipotizza che sulle colline ci siano stati anche accumuli superiori al metro, in quelle stesse 22 ore. Infatti, si tratta della peggiore alluvione degli ultimi decenni in Liguria. Ciò che caratterizza questo tipo di fenomeno, quindi, è un’eccezionale quantità d’acqua in un tempo molto breve: inoltre, il fatto che i corsi d’acqua nella nostra regione siano anche molto brevi, il tempo che passa tra la precipitazione e l’esondazione dei torrenti è scarsissimo. Nel 2011, la pioggia forte è iniziata intorno alle 8, per durare fino alle 14 circa: il Bisagno, uno dei due principali torrenti della provincia, che attraversa il centro cittadino, è uscito dagli argini alle 13:45.
In tutti questi eventi abbiamo osservato in meno di un giorno una quantità di pioggia superiore a quella che viene, per fare un confronto, a Catania in un anno. Cosa provoca eventi così estremi? Nel corso degli anni, un’idea abbastanza precisa ce la siamo fatta. All’origine di questi fenomeni ci sono dei forti temporali, provocati dallo scontro di masse di aria fredda provenienti, il più delle volte, da nord-ovest e di masse di aria calda e carica di umidità, provenienti dal mare. L’aria fredda è più densa di quella calda, per cui, dove si scontrano, quest’ultima tende a salire velocemente: salendo si raffredda a sua volta e l’umidità si condensa in nuvole a grande sviluppo verticale, come i cumulonembi, in cui si formano le gocce di pioggia o i chicchi di grandine.
La forma che un fronte temporalesco può avere è varia, ma spesso si tratta di una linea lunga poche centinaia di chilometri e larga una ventina, in lento movimento. Se un temporale trova un ostacolo, ad esempio un crinale di monti, può fermarsi e scaricare tutta la pioggia in un’area molto ristretta. Quando si verificano insieme, queste condizioni di scontro di aria fredda con aria calda e umida proveniente dal mare e insaccamento del temporale contro un sistema montuoso, può succedere che la corrente discensionale associata alla pioggia alimenti il risucchio di aria umida in quota, richiamando nuove nubi temporalesche. In altre parole, la pioggia intensa porta verso il suolo aria fredda, lasciando spazio in quota per nuove nubi che a loro volta portano altra pioggia. Questo fenomeno viene chiamato sui media “temporale autorigenerante”, proprio perché in qualche modo tende ad alimentarsi da solo. Un temporale di questo tipo è fortunatamente piuttosto raro, ma può durare molte ore ed è quasi sempre la causa delle alluvioni di cui abbiamo parlato.
In questi giorni si è verificato un nuovo temporale autorigenerante in Liguria: nella notte tra il 9 e il 10 ottobre 2014 il Bisagno ha allagato alcuni quartieri del centro e lasciato un morto in strada. Oggi noi conosciamo abbastanza bene il nostro territorio da sapere in anticipo cosa succederà se dovesse verificarsi un forte temporale autorigenerante in una certa zona, possiamo prevedere con una certa accuratezza i movimenti delle masse d’aria per sapere se c’è il rischio che un fenomeno del genere possa accadere (anche se non siamo ancora abbastanza precisi da dire con certezza se e dove capiterà), ma fatichiamo ancora ad ammettere che una componente determinante nell’ammontare dei danni che un’alluvione porta è il fattore umano. Piani urbanistici troppo aggressivi sul territorio, incuria e mancanza di preparazione sono tra i principali responsabili del danno che un’alluvione può portare: a parità di pioggia, infatti, gli effetti possono essere molto diversi.
Imparare dalle tragedie del passato si può e, in casi come questo, pensiamo di dover dire che si deve.
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EDIT: riceviamo e pubblichiamo volentieri la mappa delle precipitazioni che hanno colpito Genova tra il 9 e il 10 ottobre scorso, grazie ad ARPA Piemonte che ha rapidamente risposto alla nostra richiesta di aiuto.
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Nota: questo post è stato pensato il 9 mattina, in una chat tra Andrea e Ilaria, che, dai loro uffici, sui due lati opposti del centro di Genova, vedevano una situazione molto grigia, tanto da far loro tornare alla mente con apprensione le occasioni citate in apertura al post. Nella prima versione, il finale era molto più roseo, perché nel pomeriggio la perturbazione sembrava passata. Nella nottata è successo quello che è successo e la mattina del 10 è stato aggiornato per rendere conto del tragico epilogo dell’evento, qualcosa di cui avremmo fatto molto volentieri a meno.
E’ passato anche il momento della pulitura dei corsi d’acqua,semplicemente perche’ troppa e’ la pioggia da disperdere.Bisogna pensare invece a cosa demolire lungo i sistemi fluviali,oltre che riscoprire l’importanza della tutela a monte di ogni citta’.
Sono perfettamente d’accordo con lei. Il problema è che, anche subito dopo un evento tragico, è difficile spiegare alla gente che un edificio (magari un abuso edilizio condonato) va raso al suolo. L’alluvione del 4 ottobre 2010 colpì la parte occidentale della città, interessando in particolare i torrenti Chiaravagna, Cantarena e Molinassi. Solo l’estate scorsa si è riusciti ad eliminare uno stabile che, a detta di molit, costituiva un vero tappo sul Chiaravagna:
http://www.genovatoday.it/cronaca/palazzo-giotto-abbattimento-lavori.html
Quasi tre anni per eliminare un solo edificio in una zona della città di “medio” valore immobiliare ci fanno capire come sia impensabile intervenire alla foce del Bisagno, dove gli edifici potenzialmente coinvolti sono decine e il valore immobiliare è decisamente più alto…
ditemi che continuerete ad aggiornare questo post, vi prego, aggiungendo l’animazione del fronte temporalesco nella notte tra il 9 e il 10 ottobre… e spero che basti
Provo a cercare i dati che mi chiede, ma temo che non sarà semplice reperirli: io non sono un meteorologo, il materiale che posso trovare è quello che viene messo a disposizione dai vari servizi meteorologici. Anche io spero che basti per un bel po’!
Abbiamo ricevuto da ARPA Piemonte (gentilissimi e velocissimi, cogliamo l’occasione di ringraziarli una volta di più) la mappa delle precipitazioni dalle 2 del mattino del 9 ottobre alle 2 del mattino del 10 ottobre. Gli orari sono dati nell’ora solare di Greenwich (UTC), quindi vanno dalla mezzanotte tra l’8 e il 9 alla mezzanotte tra il 9 e il 10, e quindi per ottenere l’ora di Genova occorre aggiungere due ore.