Le Olimpiadi si sono chiuse con lacrime di gioia e di disperazione, cadute imbarazzanti e salti mirabolanti, nuovi record e record inattaccabili, ma anche gallerie delle atlete più sexy e degli atleti più “dotati”. Tutto questo, insieme alla scarsa attenzione linguistica di molti giornalisti, ha scatenato le immancabili polemiche sul sessismo che non riesce a essere eliminato nemmeno dalla vetrina sportiva più importante del mondo. Le differenze tra uomini e donne però ci sono, tant’è vero che la maggior parte delle discipline prevede gare maschili e femminili separate. In alcuni casi, invece, uomini e donne concorrono insieme, come nell’equitazione, oppure esiste solo la gara per un sesso e non per l’altro: è il caso, ad esempio, della lotta greco-romana solo maschile o della ginnastica ritmica solo femminile.

In moltissimi sport il risultato viene dato in termini di un numero: la lunghezza di un salto, il tempo per percorrere una certa distanza, il peso che viene sollevato. In tutti questi casi, è possibile fare un confronto diretto, a meno di differenze negli attrezzi utilizzati, tra le migliori prestazioni che sono state ottenute da uomini e donne. Nel 2010 la scienziata israeliana Ira Hammerman ha analizzato i risultati in 82 diversi sport, dal nuoto all’atletica, dal canottaggio al ciclismo, osservando che i rapporti tra i record femminili e maschili sono tutti molto vicini, intorno al 90%. Le fluttuazioni piuttosto piccole: tutte le 82 coppie di record stavano tra un rapporto dell’84 e del 94%. Una regolarità così netta difficilmente può essere casuale.

La prima considerazione che si può fare è puramente “sportiva”. Se in una specialità ci si allontanasse molto da questo 90%, probabilmente ci sarebbe qualcosa da rivedere nella tecnica e nella preparazione atletica: sarebbe, infatti, una indicazione che non si è davvero “al limite”, ma che c’è qualcosa che sfugge, sia che la differenza fosse inusualmente piccola che grande.

Un discorso più ampio richiede, invece, l’investigazione delle cause di questa differenza. Innanzi tutto dobbiamo tenere conto che non stiamo confrontando un campione omogeneo di persone, ma i migliori in assoluto in ciascuna specialità, persone che, su una predisposizione fisica particolare, hanno costruito con anni di allenamenti e sacrifici una condizione atletica ottimale per eccellere in uno specifico sport. Ciononostante, sono esseri umani anche loro e il loro organismo è soggetto a certe limitazioni.

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Le differenze statisticamente significative tra uomini e donne sono molte: l’altezza e il peso, per esempio, sono esempi facili da osservare. Questi, però, sono parzialmente significativi. La potenza specifica, cioè la potenza esprimibile dalla massa muscolare divisa per la massa corporea complessiva, può avvantaggiare persone più leggere, se dotate di muscoli sufficientemente potenti e la lunghezza delle leve non è necessariamente un vantaggio se non è accompagnata dalla giusta agilità e coordinazione, che di solito avvantaggiano i brevilinei. Differenze più nascoste sono, per esempio, i livelli di emoglobina nel sangue: per gli uomini questa è circa il 10% in più rispetto alle donne. D’altra parte, sotto sforzo l’organismo femminile sembra consumare qualche percento in meno di ossigeno rispetto a quello maschile, annullando o quasi la differente composizione sanguigna. Un’altra differenza significativa sta nei livelli ormonali, che si riflettono in una maggiore quantità di massa grassa presente nel corpo femminile: anche per atleti al meglio dell’allenamento, un uomo difficilmente scende sotto il 6% di massa grassa e una donna sotto il 12%. Al di sotto di questi valori, il rischio di danni per l’organismo è reale: questa differenza rappresenta però una zavorra che le donne si portano sistematicamente dietro quando affrontano l’attività sportiva. Un altro problema che gli uomini non hanno è il ciclo mestruale, che invece sicuramente crea problemi a un buon 10-15% delle atlete in ogni gara.

Come spesso accade quando si guarda al corpo umano, è difficile identificare una sola causa per un effetto, per cui probabilmente gli aspetti che abbiamo citato finora sono solo alcune delle possibili concause delle differenze nelle prestazioni che ci sono tra gli atleti maschi e femmine.

In molte specialtià sportive, comunque, queste differenze non sono davvero rilevanti. Un esempio eclatante è l’equitazione. Il programma olimpico prevede tre specialità: salto a ostacoli, dressage e completo, ciascuna delle quali con un concorso individuale e uno a squadre, per un totale di 45 atleti a cui assegnare una medaglia. In quest’ultima edizione dei giochi sono andate 18 medaglie a donne e 27 a uomini, una differenza statisticamente davvero piccola. In altre specialità le differenze sono nel regolamento: nel tiro al piattello, per esempio, gli uomini sparano una sequenza di 125 colpi e le donne di 75. Difficilmente vediamo una differenza fisica che possa avvantaggiare tanto le donne o gli uomini da rendere necessarie gare separate.

Ci sono poi specialità in cui la valutazione è “qualitativa”, come la ginnastica artistica. Anche per ragioni storiche, gli esercizi dei maschi sono volti a valorizzare la forza e l’equilibrio, mentre quelli femminili pongono l’accento più sull’eleganza e la velocità. In fondo, vedere Simone Biles agli anelli o Kohei Uchimura alla trave potrebbe essere curioso, ma probabilmente non uno spettacolo altrettanto entusiasmante come vedere ciascuno all’attrezzo con cui può esprimere al meglio le sue qualità. La ginnastica ritmica, poi, è specialità solo femminile, anche se a livello non olimpico esiste una  versione maschile, come per la ginnastica artistica eseguita con attrezzi diversi.

Secondo la mia personalissima opinione di sportivo da poltrona, gli sport sono tutti belli e appassionanti, indipendentemente dal fatto che gli atleti siano solo uomini, solo donne, sia uomini che donne, separati o tutti insieme. Tutti insieme sarebbe un sogno, ma in molti casi la fisiologia darebbe un vantaggio indebito ad alcuni sugli altri. Quindi, dove è necessario, ben vengano le gare separate, possibilmente uguali ma non senza eccezioni: dove si possono esaltare le eccellenze nella differenza, come abbiamo visto per la ginnastica, è anche bello veder eseguire esercizi diversi. Ricordando sempre che, come abbiamo visto all’inizio, di qualunque specialità si tratti, abbiamo sempre davanti i più forti, che sono lì perché a quello sport hanno dedicato tutta la vita. Come ha scritto un account fake di Bill Murray, “ogni evento olimpico dovrebbe ospitare una persona normale come riferimento”… ed ecco che smetteremmo di fare ironia sul giro vita delle ginnaste messicane in un attimo!