Da diversi decenni oramai non si sente parlare più di vaiolo, eppure questa terribile malattia causata dai virus Variola maior e Variola minor ha seminato il terrore per diversi secoli nei vari continenti. La malattia si può manifestare in diverse forme e la mortalità scende sotto l’1% se a causarla è il virus Variola minor. I sintomi sono febbre elevata e pustole ulceranti che compaiono su tutto il corpo in grado di sfigurare chi riesce a sopravvivere. La trasmissione avviene tramite liquidi corporei infetti: saliva, muco e le stesse pustole dopo la loro rottura. Pensate al clima di terrore che poteva scatenare una malattia del genere nei tempi passati e a come la superstizione avesse gioco facile sulle popolazioni di fronte a una malattia che deturpava l’aspetto.

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Il vaiolo ha colpito l’uomo per migliaia di anni: le prime tracce risalgono ad alcune mummie egizie di 3000 anni fa. Nei secoli si è diffuso in India fino ad arrivare in Cina intorno al I secolo d.C. e in seguito in Giappone. Invece è dall’Europa che il vaiolo fu portato nel Nuovo Mondo, con i mercanti facenti la spola tra le Americhe e il Vecchio Continente. Fu il vaiolo a decimare la popolazione amerindia nel XVI secolo d.C. e a favorire la caduta degli imperi azteco e inca.

Per questa malattia non esiste cura e l’unico modo per prevenirla è la vaccinazione. Nel 1980 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il vaiolo eradicato dal pianeta, risultato ottenuto grazie alla massiccia campagna di vaccinazione. Il vaccino è composto dal virus Vaccinia di origine bovina e, nonostante presenti numerosi effetti collaterali, è stato efficace nell’eradicazione tutale del virus. Gli effetti collaterali vanno dalla febbre alle classiche irritazioni della pelle dovute al vaiolo; inoltre, essendo la vaccinazione effettuata con virus vivo, è indispensabile adottare le dovute precauzioni per evitare il propagarsi dell’infezione in altre zone del corpo. Il vaccino è efficace anche a infezione già avvenuta, purché la somministrazione avvenga entro i primi giorni dal manifestarsi dei sintomi.

Il primo tentativo di vaccinazione contro il vaiolo risale alla fine del 1700 per opera del medico inglese Edward Jenner. Jenner formulò il suo vaccino utilizzando il siero proveniente da pustole del vaiolo bovino, anche se i tentativi d’immunizzazione tramite il pus di un malato in via di guarigione erano già praticati in oriente intorno al 1500.

La campagna di vaccinazione per eradicare il vaiolo è stata promossa dall’OMS sul finire degli anni ’60 e in circa 20 anni ha raggiunto i risultati prefissati. L’ultimo caso accertato risale al 1977 in Somalia mentre la vaccinazione in Italia è stata abrogata nel 1981, un anno dopo la dichiarazione di eradicazione da parte dell’OMS. Nuove campagne di vaccinazione sono state promosse negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 per paura di attacchi bioterroristici.

Oggi il vaiolo esiste solo in centri specializzati. Dei campioni del virus sono conservati da due laboratori per fini di ricerca e per prevenzione contro eventuali nuovi focolai: il Center of Disease Control di Atlanta (USA) e il Centro di Ricerca Virologica e Biotecnologica VECTOR di Koltsovo (Russia).

La storia del vaiolo ci ricorda come sia possibile, attraverso una campagna vaccinatoria massiccia, eradicare dal pianeta una malattia letale.

 

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