Come spesso accade, in queste ore in tanti stanno condividendo sui social network una supercazzola dai toni apocalittici: “Merendine, gelati, dolci! Individuati additivi cancerogeni. Fai girare!1!!”, e come sempre le condivisioni sono migliaia e fanno leva sulle paure ancestrali delle persone e sull’assurda moda di demonizzare i cibi per questioni che spesso non hanno alcun rilievo scientifico.
Nel caso specifico, il Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano sembra aver diffuso un documento comprovante la tossicità di alcuni additivi alimentari. Come da chiarimento del CRO, si tratta di un documento falso, in cui è stata inserita l’intestazione del centro per attuare una campagna di disinformazione che di scientifico ha ben poco.
Cosa si nasconde dietro alle misteriose sigle riportate tra gli ingredienti dei prodotti confezionati di largo consumo (sì, leggere gli ingredienti è un vizio qui a Scientificast)? Seguiamo il percorso di una merendina confezionata.
[blogoma_title type=”h5″ ]Cosa sono quei codici strani tra gli ingredienti della mia merendina?[/blogoma_title] Generalmente indicati come E[numero], la loro natura chimica varia in base alla funzione. Possiamo avere addensanti, come gli amidi modificati, che danno a un cibo maggiore consistenza o spalmabilità, gli anti-ossidanti che prevengono il deterioramento delle proprietà organolettiche di un cibo o ancora i conservanti, una classe molto ampia di composti chimici che limitano lo sviluppo di sostanze nocive, generalmente dovute al deterioramento biologico del cibo stesso. E ancora i coloranti alimentari o gli esaltatori di sapidità che forniscono un caratteristico gusto salato, senza dover per forza abbondare di sale. Per esempio il glutammato di sodio, sostanza usata nei dadi da cucina che, al contrario di molti miti che corrono su internet, non ha alcun effetto deleterio sulla salute umana. La nostra merendina ha insomma bisogno di qualche aiutino per risultare gradevole al nostro palato.
[blogoma_title type=”h5″ ]Perché si utilizzano?[/blogoma_title] Una merendina prodotta, ad esempio, in uno stabilimento del sud Italia deve viaggiare fino a un supermercato di Copenaghen. Questo è l’esempio di una dinamica tipica del mercato alimentare moderno. Il nostro cibo viaggia per lunghe distanze prima di arrivare nelle nostre case. Ovviamente non discutiamo qui questioni etiche o ambientali come la preferenza di cibi freschi e a “chilometro zero” (che pure potrebbe essere cosa buona, anche se da approfondire), ma da un punto di vista pratico sarà ovvio che percorrere 3000 km in mezza Europa sottopone il cibo a potenziali processi indesiderati come quelli dovuti alla natura stessa del cibo, che è terreno fertile per attacchi microbici o deterioramenti chimici. Come l’amico danese difficilmente mangerebbe una merendina non trattata a dovere o piena di muffa, anche noi rifiuteremmo i suoi gamberetti se male conservati. E addio cocktail di gamberi. Ecco perché gli additivi alimentari sono oggi fondamentali.
[blogoma_title type=”h5″ ]Sì, ma sono sicuri?[/blogoma_title] L’utilizzo di additivi alimentari è regolato da stringenti norme comunitarie a livello europeo, emesse dall’ente EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Le regole EFSA stabiliscono quali sono gli additivi consentiti e quelli vietati sulla base di studi epidemiologici e statistici. EFSA compie un continuo lavoro di ricerca sui nuovi materiali e i nuovi additivi che devono essere ovviamente approvati prima di essere messi in commercio. Non lo neghiamo: alcuni additivi sono osservati speciali in quanto potrebbero avere effetti nocivi se utilizzati in maniera indiscriminata e per questi l’EFSA stabilisce delle dosi massime da utilizzare per non risultare pericolosi per la nostra salute.
Purtroppo può succedere talvolta che qualcuno, per compiere una frode, infranga queste regole di proposito creando gravi danni d’immagine per l’industria alimentare e mettendo in pericolo la salute umana, creando al contempo terreno fertile per chi ingrossa il proprio portafoglio spacciando sui social network e sui propri blog notizie prive di fondamento (a tale proposito leggete qui). Fortunatamente le autorità vigilano affinché questi rimangano casi isolati, quindi il consiglio è quello di verificare sempre sul sito dell’autorità competente la diffusione di particolari alert e la veridicità di certe affermazioni.
Per approfondire quanto vi abbiamo raccontato in queste poche righe, vi consigliamo di visitare le pagine divulgative di EFSA (purtroppo solo in inglese): http://www.efsa.europa.eu/multimedia/FieldToFork http://www.efsa.europa.eu/multimedia/ScientificProcess , che con maggiore multimedialità vi spiegano come funziona tutta la catena dell’industria alimentare e come l’EFSA garantisce la sicurezza di ciò che arriva sulle nostre tavole ogni giorno. Quindi meno preoccupazioni e buon appetito!
Immagine di copertina by Shutterstock: Altagracia Art
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