Come mai le competizioni di nuoto sono dominate dai bianchi, mentre quelle legate alla corse dai neri?

Questa domanda se la sono posta i ricercatori statunitensi A. Bejan, E. C. Jones e J. D. Charles che nel 2010 hanno pubblicato un lavoro dal titolo più che esaustivo: “L’evoluzione della velocità nell’atletica: perché i corridori più veloci sono neri mentre i nuotatori bianchi?”

Secondo questo studio, gli sport legati alla velocità nel mondo dell’atletica avrebbero subìto un vero e proprio percorso evolutivo in termini di tempi e record mondiali. E’ vero: i record esistono per essere battuti! Sì, ma cosa avrebbe mai detto Don Lippincott, campione del mondo nei 100 metri nel 1912 con un tempo di 10.6 secondi, se avesse visto Usain Bolt sbaragliare tutti con 9.58 secondi nel 2009?

I tre autori dell’articolo pubblicato sull’ International journal of Design & Nature, descrivono il movimento fatto dall’uomo per correre come un processo ciclico.

Ogni volta che mettiamo un passo in avanti andiamo a spostare il nostro busto rispetto al baricentro, ripristinando repentinamente l’equilibrio portando in pari l’altro passo. Avviene così una sorta di ciclo di “caduta in avanti” che ci consente di spostarci senza cadere.

Quindi, come si intuisce, la velocità dello spostamento è legata a dei parametri fondamentali quali l’altezza dell’atleta e la posizione del suo baricentro: ovvero il punto in cui si può concentrare idealmente tutta la forza peso di un corpo umano, generalmente situato in prossimità dell’ombelico.

Questi parametri sono indubbiamente correlati a fattori genetici.

In media, la posizione del baricentro di un nero è circa il 3% più in alto rispetto a quella di un bianco, andando a favorire i primi negli sport della corsa. Questa differenza di posizione del baricentro la si deve al fatto che i neri in genere, rispetto ad un bianco di pari altezza, presentano arti più lunghi e snelli. In particolare, secondo il modello sviluppato dai tre scienziati,  un nero può correre più veloce di un bianco della stessa altezza con circa l’1.5% di tempo in meno. Quindi un bianco di 180 cm che corre i 100 m in 10 secondi, può tranquillamente essere battuto da un nero di 180 cm che farà i 100 m in 9.85 s.

Progressione Record Mondiali 100 metri

Progressione Record Mondiali 100 metri

Queste percentuali sono il risultato dell’evoluzione sportiva della corsa nell’atletica leggera:  “Il vantaggio espresso in questa percentuale viene fuori da oltre 20 anni di evoluzione dei record di velocità dal 1960 (record del bianco Armin Hary) al 1991 (record del nero Carl Lewis).”

Per quanto riguarda il nuoto, i risultati ottenuti sono speculari a vantaggio dei bianchi. Un baricentro più basso significa un torso più lungo, che si traduce in una maggiore spinta in orizzontale.

Ma a questo punto sorge un’altra questione se consideriamo che alle olimpiadi sono numerosi i bianchi che gareggiano nella corsa, mentre si notano pochi nuotatori di colore. Sarà davvero solo l’aspetto genetico a influire su questi numeri?

Ovviamente no! Bisogna, infatti, tenere in conto altri fattori importanti come l’origine geografica dell’atleta, le disponibilità economiche, e ovviamente gli aspetti socio-culturali della popolazione locale.

Questi fenomeni contingenti sono stati analizzati nel 2014 dagli indiani P.P. Majumder e S.R. Choudhury sul “Journal of Sport and Physical Education”. Quello che ne viene fuori è ben riassunto in un diagramma di Venn.

 

Schema che riassume i vari "ingredienti" che formano uno sportivo. Nell'intersezione, colorata in rosso, secondo i ricercatori indiani Majumder e Choudhury, si collocano i campioni.

Schema che riassume i vari “ingredienti” che formano uno sportivo. Nell’intersezione, colorata in rosso, secondo i ricercatori indiani Majumder e Choudhury, si collocano i campioni.

Secondo i due indiani, la combinazione di queste quattro caratteristiche si rivela determinante nella formazione di un nuotatore professionista. Nel diagramma si vede come gli aspetti socio-culturali ed economici possano essere spesso determinati dalla provenienza etnica. Per essere un campione bisogna possedere tutti gli elementi, e se anche solo uno di essi manca si perde l’equilibrio vincente. Potrebbe accadere, per esempio, che un giovane talentuoso abbia tecnica, propensione allo sport in questione e sia anche geneticamente predisposto, ma non abbia la spinta economica giusta da permettersi una palestra o un allenatore di eccellenza. E così via, a rotazione tra i vari parametri in questione.

In conclusione: le caratteristiche fenotipiche e genotipiche di un atleta porterebbero a favorire i neri o i bianchi in una certa disciplina piuttosto che un’altra. Se un caucasico volesse provare a battere Bolt, gli converrebbe sfidarlo ad una gara di nuoto invece che nella corsa e avere così più possibilità di vittoria.

Ma se invece volete correre o nuotare o dedicarvi a qualunque altra attività sportiva, senza pretese di record del mondo, fatelo senza riserve: lo sport accoglie tutti. E non ci saranno mai barriere o distanze di alcun tipo che vi toglieranno il piacere di gareggiare, di fare semplicemente attività fisica o di sognare un fotofinish con Bolt!

Lo spirito dello sport rimarrà sempre universale, senza colore e senza confini geografici.

 

Immagine di copertina: Bolt che vince i 100 metri alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 (wikimedia)