Come abbiamo visto nella puntata precedente, la polvere di Red Kamala è un derivato vegetale venduto in Italia per tingere i capelli di rosso ed eravamo rimasti con un dubbio riguardo al suo colore fucsia così intenso: davvero deriva semplicemente da una pianta?

Pare proprio di no, e lo scandalo, come spesso accade ultimamente, scoppia su Facebook, sulla pagina di un’azienda sarda, Le Erbe di Janas, specializzata nella vendita di erbe tintorie e altre materie prime di origine vegetale e minerale. Questo rivenditore scrive un lungo post in cui racconta di aver deciso di mettere in commercio con il proprio marchio la polvere di Red Kamala, ma di essere rimasto sorpreso dal colore della sostanza ricevuta: un rossiccio, molto differente dall’intenso e commercialmente appetibile fucsia. L’azienda sarda, insospettita, ha contattato un laboratorio di analisi esterno per una verifica. Le analisi sono state però svolte sul popolare colorante fucsia e non sul prodotto rossiccio ricevuto dall’azienda sarda. Il perché di questa scelta e il come l’azienda si sia procurata il campione rimane poco chiaro. Tuttavia le analisi hanno certificato che la polvere fucsia altro non era che amido di mais e colorante azoico rosso.

I coloranti azoici sono prodotti di sintesi a partire da composti aromatici, derivano dall’azobenzene, quindi non possono essere considerati prodotti“naturali”. Essi costituiscono oltre il 50% di tutti i coloranti industriali e trovano ampio impiego nel settore tessile, alimentare, farmaceutico, cosmetico e nell’industria delle vernici. Il termine “azoico” deriva dalla presenza di almeno un gruppo azo (-N=N-), che funge da cromoforo, ovvero è il gruppo funzionale responsabile del colore nella struttura molecolare. Questa classe di coloranti è tra quelle utilizzate nei balsami coloranti e per la colorazione semipermanente, ossia quelle tinte riflessanti che si comprano nei supermercati o che potete fare dal parrucchiere. Non tutti i coloranti azoici, però, sono permessi dalla legislazione europea per l’impiego nei cosmetici*, alcuni infatti sono considerati potenzialmente dannosi per la salute.

Com’era prevedibile, dopo il post de Le Erbe di Janas, la rabbia e la preoccupazione dei consumatori si sono riversate sui rivenditori della Red Kamala fucsia che, a quanto pare, di naturale ha ben poco. Uno su tutti, Zenstore.it, si mobilita a sua volta contattando un altro laboratorio per effettuare analisi sul prodotto in magazzino (sempre fucsia). Nell’attesa, l’azienda sarda pubblica, sempre su Facebook, il referto delle analisi commissionate, oscurando però il nome del laboratorio che le ha effettuate per motivi di privacy. Le consumatrici laureate in chimica non hanno tardato a contestare la metodologia di analisi utilizzata, ossia la FT-IR, spettroscopia infrarossa (IR) a Trasformata di Fourier, che viene considerata non adeguata, in quanto non sufficiente per determinare la composizione di un prodotto. Le Erbe di Janas, davanti a così tante critiche, si difende dicendo che il laboratorio è certificato e che loro in azienda non sono esperti di chimica. Curioso da parte di un’azienda che vende prodotti a uso cosmetico. Alcune utenti iniziano anche a fare pressione affinché siano effettuate e rese pubbliche le stesse analisi sulla polvere che l’azienda sarda ha intenzione di vendere come “vera” e “pura” Red Kamala (quella rossiccia). Si formano, pertanto, due schieramenti opposti: quello di chi vuole maggior chiarezza e chi, invece, difende a spada tratta l’azienda sarda. In realtà, quello che emerge è che finora nessuno aveva controllato nulla, ovvero che molti importatori si erano basati solo sui certificati che arrivavano dai produttori esteri. Mentre la polemica imperversa, a gettare ulteriore benzina sul fuoco ci pensano i risultati del laboratorio di analisi contattato da Zenstore.it: la ormai famigerata povere fucsia è composta al 68% di Mallotus Philippensis (Red Kamala), 32% di talco e un colorante azoico presente nella quantità di 6 milligrammi/kg ovvero 6ppm. Questa ulteriore conferma della presenza di un colorante di sintesi in un prodotto venduto per essere totalmente naturale viene stigmatizzato da Zenstore.it che considera la percentuale irrisoria e non sufficiente a fornire potere tintorio alla polvere; in realtà, alcuni coloranti azoici sono estremamente efficienti, nel senso che basta meno di 1ppm, ossia una quantità davvero minuscola, per colorare l’acqua! Ma soprattutto, la determinazione esatta del tipo di colorante è importante per la tutela del consumatore, che deve essere sicuro di non utilizzare prodotti potenzialmente nocivi per la salute.

Analisi pubblicate sulla pagina Facebook di Zenstore.it

Nel post di Zenstore.it, il nome del laboratorio compare in chiaro ed è visibile la firma del responsabile che certifica le analisi, che però sono descritte solo come (sigh) “metodiche ufficiali”; successivamente, Zenstore.it spiega che il laboratorio di analisi da loro contattato ha usato per la determinazione dei coloranti la cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC) e per il resto dei parametri la gascromatografia di massa (GC-MS). L’uso di queste strumentazioni rassicura le utenti sull’adeguatezza delle analisi, ma i risultati sono profondamente diversi da quelli del laboratorio contattato dall’azienda sarda. Il dubbio si diffonde tra gli utenti perché i due laboratori hanno utilizzato strumentazioni nettamente diverse e difficilmente comparabili. Le due aziende, e le due tifoserie sui social, continuano a schernirsi, ma quello che emerge sempre più chiaramente è che la composizione della polvere fucsia non sia quella dichiarata dal fornitore indiano.

Zenstore.it continua a vendere la Red Kamala fucsia, considerato il risultato delle analisi e la presenza di elementi “innocui”. Il prodotto è, infatti, ancora acquistabile sul loro sito, con una nuova etichetta applicata sulla confezione, che riporta la composizione determinata dal laboratorio di analisi ma continua a essere pubblicizzato come prodotto “100% naturale”**. Inoltre, l’azienda sarda, pur invocando per prima trasparenza, finora non ha pubblicato nessun tipo di analisi sulla propria Red Kamala rossiccia, annunciando però di voler avviare una collaborazione con un’università sarda per analizzare e certificare tutti i propri prodotti.

Restano, però, in questa vicenda tutta una serie di domande a cui è doveroso dare una risposta: si può stabilire chi abbia ragione in realtà? Cosa c’è davvero nella polvere di Red Kamala sotto inchiesta? È corretto poi continuare a venderla? Si tratta veramente di un prodotto con elementi “innocui”? 6ppm di colorante azoico sono davvero “ininfluenti”? Nella prossima puntata i nostri chimici commenteranno i risultati delle analisi…

[continua qui]

 

Note: *In Europa, i coloranti permessi nei cosmetici sono elencati nell’allegato IV del regolamento 1223/2009, che stabilisce anche le condizioni di utilizzo, ossia la concentrazione massima ammessa nel prodotto finale, i requisiti relativi alla purezza della sostanza colorante stessa e in quali prodotti può essere inserita, per esempio se può venire o no a contatto con le mucose.

** La questione sull’utilizzo appropriato del termine “naturale” è controversa e da molto dibattuta.

 

Bibliografia:

http://www.uniroma2.it/didattica/MA2/deposito/spettroscopia_infrarossa.pdf

http://www.chimica.unipd.it/andrea.tapparo/pubblica/Lez_REACH_3.pdf

http://www.mpstrumenti.eu/wp-content/uploads/2016/02/spillato_terzi_ridpdf.pdf

Industrial Dyes: Chemistry, Properties, Applications, a cura di Klaus Hunger, Wiley, 2003, ISBN: 978-3-527-30426-4

Advances in Water Treatment and Pollution Prevention, a cura di Sanjay K. Sharma, Rashmi Sanghi, Springer Netherlands, 2012, ISBN: 978-94-007-4203-1, capitolo 6, pag. 149;

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0960852496001137/

https://ilblogdellasci.wordpress.com/tag/coloranti-azoici/

Immagine di copertina: Prostock-studio via Shutterstock

Si ringrazia Angela Turriziani per la collaborazione nella realizzazione di questa inchiesta speciale.