Penso che molti di voi conoscano il fenomeno della persecuzione delle streghe; per quelli che non lo conoscessero (ignoranti! Guardatevi qualche film o serie TV, ce ne sono tante!) facciamo un piccolo riassunto. A partire dal Medioevo e per tutta l’età moderna, in particolare dalla fine del XIV secolo fino alla seconda metà del XVII secolo, in tutta Europa si sviluppò la cosiddetta “caccia alle streghe”, che pose fine alle vite di molte persone, soprattutto donne, attraverso processi senza via di scampo, conclusi da esecuzioni sul rogo o da altre torture. Ma perché si è sviluppata questa paura nei confronti della stregoneria, con delle conseguenze così tragiche?
Andiamo ad esaminarne gli aspetti scientifici. Nell’età medievale si verificarono molti cambiamenti politici e sociali: i grandi imperi vennero distrutti, le persone, così, si ritrovarono improvvisamente in uno stato di insicurezza e instabilità. Molto probabilmente per proteggersi da questo si sviluppò un senso di superstizione e scetticismo verso le novità, come la scienza, e a questo contribuì il tradizionalismo della Chiesa. Un’altra ragione che può spiegare questo fenomeno è il bisogno di un capro espiatorio: principalmente erano donne in condizioni sociali inferiori o che esercitavano professioni particolari ad essere accusate di stregoneria, come prostitute, vedove o levatrici. Ad esse veniva data la colpa per eventi come carestie, epidemie o altri danni ambientali o sociali, ai quali le autorità non potevano fornire una spiegazione razionale.
Tuttavia quello che poche persone sanno è che molte donne accusate di stregoneria erano esperte in erboristeria e in medicina popolare, e per questo ingiustamente condannate. Sicuramente una certa misoginia connaturata nella società occidentale portava a valutare negativamente quelle che apparivano come forme di emancipazione sociale della donna, che sembrava assumere un ruolo attivo e importante in determinati ambiti, quale quello della scienza medica, ancora allo stato embrionale. L’uso di piante medicinali come la valeriana o l’arnica e molte altre era comune tra queste prime terapeute, insieme all’utilizzo di numerose piante che avevano effetti sul sistema nervoso centrale, molte delle quali facenti parte della famiglia delle Solanacee. Questa numerosa famiglia include piante commestibili, come il pomodoro, la melanzana e la patata, ma anche piante molto velenose come l’Atropa belladonna e la Datura stramonium. Con queste piante era facile ottenere effetti allucinatori, delirio, stati di euforia ed extrasensoriali: erano delle vere bombe! Ma la mancanza del metodo scientifico, sviluppato solo nel XVII secolo, faceva di questa scienza, che oggi possiamo chiamare farmacologia, una pratica occulta e demoniaca. L’Atropa belladonna, appunto, era molto utilizzata da questi personaggi.
Il nome belladonna deriva dall’utilizzo che molte donne facevano degli estratti di questa pianta, che venivano usati come collirio. Infatti l’atropina, la molecola principale contenuta nella pianta, ha un effetto midriatico, ovvero fa dilatare la pupilla, bloccando i recettori muscarinici lì presenti. Così gli occhi sembravano più grandi e la donna più attraente: altro che streghe con brufoli e naso a uncino!
Ma l’uso eccessivo dell’atropina e degli altri alcaloidi presenti in questa pianta può essere molto pericoloso, e questo spiega l’origine del primo nome, Atropa. Atropo, infatti, era una delle tre Moire (quelle che i Romani chiamavano Parche), le divinità greche alle quali era assegnato il destino di ciascun essere vivente. Atropo, appunto, era la più pericolosa, in quanto era incaricata di tagliare il filo della vita assegnato a ciascuno degli uomini , decidendone il momento della morte. Secondo una teoria, l’atropina sarebbe anche la causa dell’associazione tra streghe e scope volanti: sembra, infatti che alcune donne utilizzassero unguenti preparati da questa pianta spalmandoli sui manici delle scope, e usandoli per far penetrare l’atropina attraverso la mucosa vaginale (lasciamo al lettore il compito di immaginarsi il metodo adoperato per farlo). Infatti l’assorbimento delle sostanze a livello vaginale è molto elevato, ed in questo modo si poteva usufruire degli effetti allucinatori dell’atropina evitandone i numerosi effetti collaterali, che insorgono quando la stessa sostanza viene ingerita.
Queste donne erano anche ottime specialiste nella pratica che oggi possiamo definire chimica o farmacia, e possiamo riscontrarlo dalle ricette che seguivano per la preparazione di unguenti o altri rimedi. Vediamo, per esempio, questo unguento allucinatorio:
30g di cenere, 15g di grasso di maiale, 30g di cicuta, 30g di Atropa belladonna, 30g di aconito.
Come si può vedere, non compaiono code di salamandra od occhi di rospo, ma veri e propri principi attivi.
L’estrazione degli alcaloidi dalle piante viene effettuata utilizzando una soluzione basica, ottenuta con la cenere, che permette alle sostanze di sciogliersi nel grasso, che è un ottimo veicolo per l’assorbimento di queste attraverso la pelle o le mucose.
Un’altra pianta legata alla stregoneria è la Datura stramonium, detta stramonio o anche erba delle streghe. Questa pianta dà effetti allucinatori abbastanza potenti, al punto che alcune fonti riportano che talune “streghe” italiane sarebbero riuscite, con pozioni a base di stramonio, a sottomettere e ridurre in schiavitù i viandanti di passaggio, indotti a credere di essere animali da lavoro. Tali episodi, per lo più leggendari, possono essere collegati a storie analoghe della mitologia classica. Nell’Odissea, infatti, viene raccontato della maga Circe, che è in grado di trasformare gli uomini in animali, e così fa con tutta la ciurma di Ulisse. “L’uomo dal multiforme ingegno” però, grazie all’aiuto di Mercurio è reso immune alla pozione della maga e riesce a salvare il suo equipaggio. Nella pianta “moly” che il dio offre a Ulisse per proteggerlo dalla magia di Circe alcuni hanno voluto vedere un antidoto allo stramonio (ad esempio il bucaneve).
La mandragola, o Mandragora officinarum, è un’altra pianta legata alla stregoneria. Innanzitutto, la forma delle sue radici, costituite da un tronco centrale e varie biforcazioni, può in effetti ricordare vagamente la forma di un essere umano. Per questo si credeva che quando la pianta veniva estratta dal suolo emettesse un terribile pianto in grado di uccidere chiunque lo ascoltasse (i fan di Harry Potter si ricorderanno di averlo letto nella Camera dei segreti). Tuttavia questa pianta possiede molte proprietà medicinali, tra le quali poteri anestetici, antinfiammatori e afrodisiaci, e per questo era molto usata dalle presunte streghe.
In conclusione possiamo dire che molte delle donne accusate e condannate per stregoneria erano solamente donne che volevano “sballarsi” utilizzando le sostanze che la natura aveva da offrire loro. Possiamo immaginare i “sabba” un po’ come i rave party del Medioevo! Vi era anche chi utilizzava queste conoscenze per la cura di malattie: possiamo, quindi, definire queste donne come pioniere di una scienza sviluppatasi nei secoli successivi, ovvero la farmacologia.
Per Approfondire:
Les remèdes du Moyen Age, Michèle Bilimoff, 2011, Ouest France,
Le erbe del diavolo, vol I, II, Francesco Festi, 1995, Altrove
Piante medicinali e velenose della flora italiana, Viola S., 1975, Istituto Geografico De Agostini, Novara
La Sorcellerie et la science des poisons au XVII siècle, Hacette, 1904
Odissea, libro XII
Storia dei veleni, Jean de Maleissye, 1991, Odoya