Come facciamo a crearci delle mappe mentali e come riusciamo a raggiungere un posto preciso trovando la strada in un ambiente complesso?

Hippocampus_image

Localizzazione dell’ippocampo umano in tutto il suo splendore

I premi Nobel per la Medicina John O’Keefe, May-Britt Moser e Edvar I. Moser sono stati premiati oggi a Stoccolma proprio per essere finalmente riusciti a dare una risposta a questa difficile domanda. I ricercatori hanno scoperto come una rete di cellule localizzate nell’ippocampo (una regione molto interna del nostro cervello) ci dà la percezione dello spazio, il senso della distanza, che è basato sul movimento, la conoscenza di precedenti previsioni e ci permette di non perderci o di saper ritornare da qualche parte. Ma anche di saper leggere una mappa o saperne disegnare una.

John O’Keefe osservando dei ratti da laboratorio ha scoperto che determinate cellule dell’ippocampo, place cells o cellule di spazio, si attivano quando l’animale assume una certa posizione nello spazio e che questo non dipende solo da uno stimolo visivo ma che ricostruiscono una mappa interna dell’ambiente esterno che può essere immagazzinata come una precisa combinazione di attività delle singole place cells nell’ippocampo.

May-Britt e Edvar I. Moser  hanno studiato le connessioni ippocampali di ratti da laboratorio che si muovono nello spazio e hanno scoperto un incredibile modello di attività che collega l’ippocampo alla corteccia endocrina, una parte del cervello attigua. Ognuna delle cellule che fa parte di questa rete è unica ed esclusiva nella sua attivazione in modo da rappresentare una griglia di coordinate spaziali che viene letta dalle cellule vicine per formare una sorta GPS all’interno del cervello.  Questa struttura è presente anche nel cervello umano.

In pazienti affetti da Alzheimer spesso l’ippocampo e la corteccia endocrina risultano compromessi e questo spiega come mai queste persone si perdano o non trovino più la strada di casa anche se l’hanno percorsa tutti i giorni della loro vita.

La scoperta di questo sistema di autoposizionamento nello spazio è un mattoncino che va ad arricchire la conoscenza in un campo complesso e affascinante come quello dei sistemi cognitivi e apre la strada ad altre scoperte ancora da venire come i meccanismi della memoria e del pensiero.