Con la sola osservazione del pelo ti dirò di che sesso sei. Ma solo se sei di tre colori!

Risulta, infatti, che i gatti rossi bianchi e neri, detti anche tartaruga, sono al 99,9% femmine. Per gli altri gatti, invece, nulla è prevedibile dal solo colore del pelo.

Una gattina tricolore a pelo lungo (foto wikipedia)

Una gattina tricolore a pelo lungo (foto wikipedia)


Il perché deriva dalla genetica: il colore rosso o nero del pelo è determinato da un gene presente sul cromosoma X, ed è facile dedurre che se il pelo è sia rosso che nero, il gatto, o meglio la gatta, di cromosomi X ne abbia 2. I cromosomi sessuali, infatti, sono XX nelle femmine e XY nei maschi per quasi tutti i mammiferi (tra le eccezioni c’è, per esempio, l’ornitorinco).

Ora rimane una questione da chiarire, dagli esperimenti di genetica classica di Mendel con i piselli, abbiamo imparato che ci sono caratteri recessivi e dominanti, e questo dovrebbe portare il pelo del gatto a esprimere uno solo dei 2 geni, cosa che ovviamente non accade.

Per spiegare questo fattore, dobbiamo tirare in ballo la superiorità genetica femminile in termini di dimensioni e in termini di numero di geni. Infatti il cromosoma X è circa 2,5 volte più grande  e possiede circa 1000 geni  contro i 100 del  cromosoma y. La natura ha però sviluppato un sistema per compensare questa sproporzione tra maschi e femmine, portando le ultime a non utilizzare parte del loro patrimonio genetico. Questo avviene condensando in eterocromatina (una forma non accessibile alla trascrizione) uno dei 2 cromosomi X, che viene chiamato corpo di Barr.

Quando l’embrione è formato da un centinaio di cellule, nelle primissime fasi dello sviluppo, casualmente uno dei 2 X viene condensato e questo fa sì che in alcune zone del pelo sia espresso il gene per il colore rosso e in altre quello per il nero, originando il tipico pelo tricolore. Lo stesso processo avviene anche nelle femmine di altre specie, ma questo è uno degli unici casi in cui l’effetto è visibile macroscopicamente (quindi è inutile cercare macchie o strisce in mamme, sorelle e fidanzate!).

Ma, come per ogni regola che si rispetti, anche qui c’è un’eccezione!

Vi sarà sicuramente capitato di vedere in un ristorante giapponese il Maneki Neko, il gatto portafortuna che saluta con la zampa.

La leggenda narra che questo gatto sia benaugurante perché rappresenta una rarità: è un gatto tricolore pur essendo maschio. Questo è possibile grazie all’esistenza di una rara sindrome genetica chiamata Sindrome di Klinefelter, che si può manifestare in diversi mammiferi con un’incidenza di circa 1 su 1000, in cui un individuo è maschio pur avendo 2 cromosomi X e un Y. Questo non comporta particolari problemi nello sviluppo, ma i maschi XXY(come vengono anche definiti i pazienti affetti da questa sindrome), sono sterili.

Quindi da oggi, se vedete un gatto di 3 colori, potrete essere sicuri al 99,9% che sia femmina o che porti fortuna!

 

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Klinefelter

http://www.onmarkproductions.com/html/maneki-neko.shtml

Immagine di copertina da Wikipedia