In tutto il mondo, e in particolare nel nostro paese, si riscontra una forte opposizione all’utilizzo di organismi geneticamente modificati in agricoltura, specialmente se destinati all’alimentazione. Le preoccupazioni riguardano le conseguenze che gli OGM potrebbero avere sulla salute umana, sull’ambiente e sulle dinamiche socio-economiche mondiali. Tuttavia, una mole crescente di ricerche scientifiche dimostra che si tratta di una pratica che, se utilizzata coscienziosamente e supportata da controlli mirati per ciascuna varietà, si rivela sicura per l’uomo e vantaggiosa per l’ambiente e gli agricoltori.
Le preoccupazioni delle persone riguardo agli OGM hanno fortemente influenzato le politiche e le legislazioni in materia le quali, con grandi differenze tra diverse nazioni, hanno proibito o consentito il loro sfruttamento in agricoltura. Ciò nonostante, l’utilizzo di OGM nell’alimentazione è molto diffuso: Stati Uniti, Brasile, Canada, India, Cina sono i maggiori produttori di OGM (soprattutto mais, soia e cotone) con superfici coltivate che raggiungono i 70 milioni di ettari negli Stati Uniti. In Europa le normative per la coltivazione di OGM sono molto restrittive, con l’eccezione di Spagna, Germania, Portogallo, Romania e pochi altri, gli OGM non sono coltivati sul territorio, ma a causa della crescente difficoltà a reperire alimenti certificati non-OGM, se ne importano in grandi quantità. Gli europei, che non li coltivano ma li mangiano, sono per la maggior parte oppositori della tecnologia OGM: nel 2010, 6 intervistati su 10 durante un sondaggio della Commissione Europea si sono dichiarati contrari al loro utilizzo. A questa ostilità si associa però una scarsa conoscenza della materia; il 18% degli intervistati del medesimo sondaggio ha dichiarato di non aver mai sentito parlare di cibo OGM, e il 27% ne aveva sentito parlare senza mai approfondire il tema. Queste osservazioni si possono collegare a dati emersi durante un’indagine condotta quest’anno negli Stati Uniti: solo il 37% degli americani pensa che sia sicuro nutrirsi di OGM, mentre questa percentuale raggiunge l’88% quando si rivolge questa domanda ai soli scienziati. Da cosa derivano questi 51 punti percentuale di discrepanza nell’opinione tra scienziati e gente comune? Perché ci si oppone agli OGM se la scienza dice che sono sicuri?
Sono queste le domande cui cercano di rispondere Stefaan Blank e colleghi dell’Università di Ghent con il loro articolo pubblicato lo scorso luglio su Trends in Plant Science. I ricercatori sostengono che l’opinione delle persone riguardo agli OGM sia influenzata da errate interpretazioni, dovute a impressioni intuitive che tutti gli esseri umani hanno del mondo che li circonda. Le intuizioni possono generare risposte razionali e si sono evolute con significato adattativo per aiutarci a valutare i rischi che ci troviamo di fronte. Ma quando si confrontano con situazioni complesse o astratte l’intuito e le emozioni possono portare a errate interpretazioni. Gli autori fanno l’esempio delle macchine e dei ragni: il numero di incidenti in macchina è molto più alto di quello dei morsi letali, eppure sono di più le persone che nutrono paure o vere e proprie fobie per i ragni piuttosto che per le macchine.
Di fronte a teorie o tecnologie complesse, le persone non riescono o semplicemente non vogliono investire tempo ed energie per cercare di comprenderle, e per questo faranno uso del loro intuito. In questo modo, le teorie più semplici, emotive e intuitive saranno più facilmente percepite, comprese e trasmesse, con il risultato che si diffonderanno e rimarranno più a lungo nella mente delle persone – anche se sono false.
Gli autori individuano tre fattori principali che portano alla formazione di opinioni intuitive anti-OGM: l’«essenzialismo psicologico», il pensiero teleologico e intenzionale e il disgusto. L’essenzialismo «ci fa pensare al DNA come l’essenza di un organismo – un nucleo invisibile e immutabile che ne causa il comportamento, lo sviluppo e ne determina l’identità», scrivono gli autori. In quest’ottica, il trasferimento di un gene da una specie all’altra produrrebbe nella seconda la comparsa di caratteristiche tipiche della prima: la fragola che sa di pesce e i cornflakes croccanti grazie al DNA di scorpione – che, ovviamente, non esistono.
La teleologia, «l’idea che i fenomeni naturali esistono o accadono per un motivo voluto da una qualche entità», si sovrappone spesso ai credo religiosi, e trova terreno fertile in culture secolari come quella europea. La natura è vista come un’entità benefica che assicura il nostro benessere, e l’uomo non dovrebbe «giocare a fare Dio» e operare «contro natura», perché si teme che le sue creature possano un giorno rivoltarsi contro di lui. Il fatto che le persone siano maggiormente ostili all’utilizzo di OGM come cibo che alla loro applicazione con altre finalità, ha portato gli autori a individuare la reazione emotiva del disgusto come fattore determinante dell’ideologia anti-OGM. Gli organismi transgenici sono erroneamente considerati «contaminati» o «velenosi», e per questo evitati come fossero carne avariata. A questo si associa il giudizio morale sulle aziende multinazionali che producono e commercializzano i semi OGM, le quali però hanno un ruolo altrettanto centrale anche nella distribuzione di sementi non-OGM.
È di fondamentale importanza che la bontà, l’utilità e la sicurezza di ciascuna verità OGM sia attentamente valutata caso per caso. Ma viste le enormi potenzialità dell’utilizzo di OGM in agricoltura per il miglioramento delle proprietà nutrizionali degli alimenti, la trasformazione in senso sostenibile dell’agricoltura, la conservazione della biodiversità e la riduzione dell’inquinamento, gli autori di questo studio sostengono che sia importante educare le persone, fin da giovani, a esercitare le proprie capacità riflessive per raggiungere una comprensione più oggettiva e scientificamente corretta delle teorie non immediatamente intuitive.
Bibliografia:
Blancke, S., Van Breusegem, F., De Jaeger, G., Braeckman, J., & Van Montagu, M. (2015) Fatal attraction: the intuitive appeal of GMO opposition. Trends in Plant Science, 20(7), 414-418. DOI: 10.1016/j.tplants.2015.03.011
Foto:
Wikimedia commons https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Corncobs_edit1.jpg
La discussione sorvola su qualche punto fondamentale. Cosa si intende per “trasformazione in senso sostenibile dell’agricoltura”? Le grandi produzioni “bio” fanno uso di pesanti macchinari e di irrigazione che contribuiscono all’erosione e alla salinizzazione dei suoli, oltre a fare ampio uso di combustibili fossili. Magari in quantita’ inferiori rispetto all’agricoltura industriale, ma gli OGM inquinano ugualmente con fertilizzanti, erbicidi e pesticidi (tramite resistenza o prodotti dalla pianta stessa). Non sono esenti da un ampio uso di risorse non rinnovabili oltre che di consumo di suolo. Si puo’ parlare di sostenibilita’ quando non c’e’ consumo di risorse finite in nessun punto della catena e questo non e’ evidentemente il caso.
Si parla a sproposito di biodiversita’. L’evoluzione adattativa consente di avere virtualmente infinite colture specifiche al microclima del luogo. Ovunque bisognerebbe quindi favorire l’impianto di semi delle piante cresciute con maggiore successo sul posto. Sono quelle che richiederanno meno cure e quindi meno apporto di energia esterna. Centralizzare e brevettare la produzione di un numero limitato di tipologie di semi, rallenta l’evoluzione e l’adattamento e quindi il processo naturale che genera la biodiversita’. Nel caso degli OGM – e quindi di piante sterili – la arresta. E’ come decidere di abbandonare il calcolo parallelo in nome del controllo su un singolo passaggio. In questo senso l’uomo gioca a fare Dio: si arroga il diritto di scegliere cosa dovrebbe andare bene ovunque e per tutti, tra l’altro in una fase in cui il clima del pianeta evolve sempre piu’ velocemente e in maniera imprevedibile e instabile. Il rischio di “crop failure” in qualche luogo e’ quindi aumentato dall’uso di OGM.
Bisogna cercare risposte diverse che siano realmente sostenibili: produzione di cibo che passi attraverso il ristoro della fertilita’ dei suoli (pacciamatura per fertilizzare, mantenere l’umidita’ e sopprimere le infestanti), esclusivo utilizzo di risorse rinnovabili (limitata meccanizzazione, finalizzata alla raccolta e immagazzinamento di acqua piovana nel terreno), indipendenza dai trasporti a lunga distanza (produzione locale su piccola scala e autoproduzione), minimo disturbo e mantenimento degli ecosistemi (non rivoltare e comprimere il suolo), continuo intervento umano sostituito da utilizzo di strumenti naturali (adattamento delle piante, lotta biologica con predatori dei parassiti).
Indipendentemente dalla questione se facciano male o meno alle persone, gli OGM non sono necessari per rispondere a questi problemi. Anzi rimandano ad un futuro in cui potrebbero essere ancora piu’ esasperati dall’aumento della popolazione, dalla fine delle risorse e dal cambiamento climatico. La scienza puo’ fare moltissimo, soprattutto proponendo soluzioni che aiutino ad abbandonare da subito le attuali pratiche distruttive del pianeta.
IO penso questo, le sigarette durante la 2nda guerra mondiale, erano prescritte dai dottori come, farmaci miracolosi contro ansia stitichezza ecc… dopo 50 anni si è scoperto faceva venire i tumori ecc.. le onde dei cellulari non fanno male ma tutta via se ne sconsiglia fortemente l’abuso… e sopratutto di evitare di darli in mano ai bambini per motivi medici… mia zia che medico non dorme nemmeno con il cell in camera e il wi-fi lo tiene in corridoio (quest’ultima cosa è consigliata anche da addetti dei callcenter). Lei il cell non lo tiene nemmeno mai in zone vicino al cuore o genitali. 100 anni fa non si credeva che lo smog dovuto a fabbriche e a macchine facesse male a noi o al pianeta oggi le città sono disseminate centraline che segnalano il particelle di smog, quando lo smog sale troppo…. ecco spuntare targhe alterne ecc… ora questi sono esempi banali e magari molti non li troveranno attinenti a questo articolo. In conclusione molte volte ci viene detto che una cosa non fa male per poi scoprire 70/80 anni dopo che la cosa è nociva nel frattempo il prodotto si è sparso e amen a nel caso qualcuno ci avesse lasciato penne… poi dico io ci sono miliardi persone che soffrono la fame e voi gli OMG li dovete portare dove la gente ha pancia piena? Ma sfamate prima quelli crepano di fame dico io…. se veramente fanno bene…
Il commento e’ parecchio confusionario Alessandro. Qui si parla di evidenze scientifiche. Lasciamo le fascine di opinioni assortite agli altri.
a me sembra per nulla confusionario, anzi chiaro e condivisibile. è semplicemente una risposta alla domanda posta nel titolo.
giusto per fermarsi alla prima riga, per 40 anni la “scienza” -quella di cui troppo spesso si riempie la bocca chi sa a malapena cos’è- ha indicato evidenze scientifiche per l’innocuità del fumo. ma i casi del genere si sprecano, dal ddt al pvc al contergan ai salassi… soprattutto quando ci sono grossissimi interessi in ballo.
Beh, ad esempio dei salassi si abusava, ma in assenza di alternative sono ancora ritenuti validi per alcune malattie.
Comunque, ad esempio per parlare del fumo… c’è una certa differenza tra la conoscenza che abbiamo noi adesso dei meccanismi di produzione degli OGM e tra la conoscenza che si aveva all’epoca della chimica del fumo di tabacco. Pensa che per decenni non abbiamo avuto gli strumenti per capire quali erano i prodotti della combustione di una sigaretta, ad esempio il benzopirene, che sappiamo oggi essere altamente cancerogeno.
Inoltre non è del tutto corretto dire che la comunità scientifica sostenesse in modo univoco l’innocuità del fumo. Per la prima metà del Novecento in realtà l’opinione di medici e ricercatori fu divisa, tra le altre cose perché i primi studi sugli animali furono inconcludenti (per un semplice motivo, perché inizialmente gli animali erano semplicemente esposti al fumo, trascurando che essi non lo inalano volontariamente e profondamente come gli uomini).
I primi anni Cinquanta si ricordano perché furono disponibili i primi studi epidemiologici estesi sull’uomo e l’opinione scientifica virò decisamente verso la consapevolezza che il fumo è dannoso.
E in ogni caso, se ti può tranquillizzare, senz’altro noi non siamo quel tipo di persone che non sa cos’è la scienza 😉
cara kuna, se per 50 anni ogni medico assicura il paziente che il fumo non fa male e anzi arriva a prescriverti di fumare per combattere l’asma, hai voglia a dirmi col senno di poi che “non è del tutto corretto dire che la comunità scientifica sostenesse in modo univoco l’innocuità del fumo”, non parlaimo poi dei salassi…
comunque, tornando a noi, di chi parli quando dici ” la conoscenza che abbiamo noi adesso dei meccanismi di produzione degli OGM e tra la conoscenza che si aveva all’epoca della chimica del fumo di
tabacco” ? chi sono quei noi?
perchè ho l’impressione che la stragrande maggioranza della popolazione, anche quella del “primo mondo”, sia, nei confronti degli ogm, esattamente nella stessa posizione che occupavano i loro padri o nonni rispetto al fumo.
ma non solo la stragrande maggioranza della popolazione, anche la grande maggioranza di quei membri dell’aaas di cui sopra.
ora, per carità, che a una parte del “pubblico” l’ogm stia antipatico di principio perchè ha letto sul bollettino parrocchiale che fa suicidare gli indiani, o perchè in fringe la monsanto usa gli ogm per far esplodere le persone, ci può anche stare, ma in generale una persona comune deve formare le proprie idee su quello che ha a disposizione. tanto quanto gli scienziati intersvistati, a meno che non facciano parte della ristrettissima cerchia di persone che lavora proprio su quello. e non credo proprio che l’aver studiato sistemi di propulsione per jet supersonici ti dia poi molti strumenti in più per capire “da che parte stare”.
quante persone hanno il kit completo di strumenti per affrontare l’argomento nella sua interezza? e non parlo solo delle conoscenze di genetica ma anche di quelle macroeconomiche.
ps. oh naturalmente non mi riferivo a “voi” con l’affare del riempirsi la bocca. ciao.
Uno scienziato non può “schierarsi” moralmente in quanto scienziato. Semmai può farlo in altra veste. Non è chiaro cosa ci si aspetta dagli scienziati; se gli studi condotti finora attestano l’innocuità degli OGM, devono sostenere il contrario? E non è importante far notare che chi sostiene il contrario non ha (ancora, diciamo) prove scientifiche che lo dimostrino, e che l’antipatia di molti ha motivazioni che risiedono altrove?
vabè, vedo che non ci capiamo. buona continuazione
Riguardo all’ultima affermazione, l’idea era anche quella. Purtroppo l’articolo sul golden rice (riso arricchito in vitamina A) è stato ritirato per un vizio di forma, ma gli OGM, se si permette la ricerca su di essi, possono anche essere usati per ottimizzare la produzione e la distribuzione in paesi poveri. Ma qui nessuno dice che “fanno bene”, al di là di tutto: stiamo solo affermando, mi pare, che quanto a pericolosità non si distinguono dal cibo non-OGM.
Infatti è quello che è stato fatto dagli anni ’60 ad oggi con la Green Revolution in India. La c’è solo riso e mais OGM, e nessuno è morto… anzi, hanno sfamato e reso possibile far crescere l’India a tal punto che non è più terzo mondo da un bel po’.
https://en.wikipedia.org/wiki/Green_Revolution#Green_Revolution.27s_start_in_India
Si, tutto bene, la scienza è difficile, ed i teorici delle “scie kimike” non sottopongono certo i loro sparsi neuroni a cimenti troppo impegnativi, ma:
1) fuori dell’ambito scientifico, ed entrando in quello economico, che scientifico non è, devo dire che, a dispetto della semplificazione di questo articolo, le grandi multinazionali producono sementi che portano alla totale dipendenza economica del coltivatori, un effetto da prendere in considerazione nel bilancio più generale della presumibile convenienza degli OGM;
2) rientrando in ambito scientifico, l’utilizzo massivo di poche e selezionate sementi pone i presupposti di una insufficiente biodiversità, cosa, scientificamente parlando, dannosa e da non sottovalutare;
3) in ambito “quasi” scientifico, i dati cantano, ma devono avere basi statistiche adeguate, e ci vogliono decenni, e una volta acquisite le basi devi farti le domande con la giusta neutralità, se non vuoi risposte preconcette. Un vecchio tallone d’achille delle ricerche epidemiologiche;
4) tralasciando i pregiudizi di chi ha già deciso che “fanno male”, che però valgono tanto quanto quelli di chi invece è per il “fanno bene”, chi è critico, su basi condivisibili, verso gli OGM lo è per il principio della “cautela”, aspetto opportunamente tralasciato dall’articolo;
5) infine, anche se le fattispecie sono differenti, nel caso dell’amianto abbiamo avuto la stessa faciloneria interessata. L’amianto è stato, per decenni, un materiale “economico, versatile ed efficace”. La sua teratogenicità è emersa solo sulla distanza ed è stata a lungo negata per interesse economico, e non pochi “esperti” hanno fatto 2+2 ed hanno concluso che faceva 5.
Roberto, ti ringrazio per la pacatezza del tuo commento, pur non condivisibile quasi in nulla.
Cerco di rispondere per punti:
1) Anche l’economia ha aspetti scientifici non trascurabili. Le aziende producono una determinata variante e sta all’agricoltore decidere se acquistare o meno. E’ il libero mercato. Chiaro che c’è un discorso di brevetti e costi legati alla ricerca ma un imprenditore può decidere se pagare oppure fare a meno di questa tecnologia, con rischi e benefici annessi. in un libero mercato, l’azienda X produce la semente Y, l’azienda Z produce la semente W. Y e W sono prodotti concorrenti. Domani arrivano altre aziende che vendono sementi simili et voila: nessun monopolio, nessuna costrizione. Nessun monopolio è destinato a durare.
2) Dobbiamo definire biodiversità, parola spesso abusata. Questa parola racchiude tre aspetti: diversità genetica, diversità tassonomica e diversità dell’ecosistema. In nessun caso gli OGM contribuiscono a minare questi aspetti in senso stretto. La monocultura è una (triste) realtà, con o senza OGM ed una scelta imprenditoriale scriteriata specie da parte di chi difende a spada tratta il NO OGM.
3) Gli studi vanno avanti da decenni. E nessun articolo accademico afferma che gli OGM siano dannosi alla salute umana. L’unico che aveva provato a farlo è stato ritirato perché chiaramente fallace.
4) Il principio di cautela è un’arma a doppio taglio. Lo invochiamo in casi come questo e l’opinione pubblica invece se ne sbatte le palle in casi come Stamina. L’opinione pubblica è una brutta bestia e purtroppo il principio di cautela non aiuta. Qui bisogna decidere se fidarsi degli studi scientifici o rifiutarli. Ma a questo punto si portano prove concrete, non si invoca il principio di cautela.
5) Sull’amianto è emerso che qualcuno sapeva. Si invoca spesso questo esempio ma non si vede la differenza abissale: ad oggi ci sono decine di gruppi e migliaia di paper accademici che affermano una cosa ben precisa. L’informazione è diffusa e l’opinione generale è univoca. Questa è una differenza fondamentale con il caso Eternit e per questo il paragone non calza.
Mi dispiace di dover insistere, ma l’economia ha livelli discrezionali così elevati da non aver alcun punto di contatto con il metodo scientifico e quelli che tu annoveri tra gli “aspetti scientifici”, credo siano principalmente processi di trattamento matematico di dati che, troppo spesso, vengono interpretati a posteriori.
Sul potere contrattuale di coltivatori e multinazionali credo che potremmo andare avanti a parlare per ore, e questo non mi sembra l’adatto contesto, ma intuibilmente non concordo con le tue argomentazioni.
Sull’argomento biodiversità mi hai fornito uno spunto di riflessione. Continuo a credere che gli OGM abbiano conseguenze importanti, ma effettivamente riconosco che il problema ecceda la ristretta trattazione di quell’elemento.
Non credo che la base dati fin qui raccolta sia ancora adeguata e, soprattutto, tenderei a non considerare le ricerche eseguite da soggetti interessati.
Non so gli altri, ma io il principio di cautela lo invoco sempre, e certo, sull’amianto qualcuno sapeva, ma ci raccontavano altro. Io non so se anche con gli OGM siamo nella stessa condizione, ma a proposito di principio di cautela…..
Roberto, pazienza, temo non riuscirò a convincerti quindi è inutile continuare. La scienza è costruita con i fatti, fatti supportati da dati e in questo caso parliamo, probabilmente, di un numero di pubblicazione che sfiora le 20.000 unità da enti e gruppi di ricerca diversi e per la maggior parte indipendenti.
Queste sono le basi del ragionamento scientifico e delle affermazioni che oggi gli scienziati fanno su questo tema. Concordo che non sia una argomento semplice ma prima di puntare il dito e sollevare dubbi bisognerebbe forse comprendere meglio queste basi.
Gli OGM sono la truffa del secolo. E non sto parlando, adesso di questioni ambientali come la riduzione della biodiversità, né tantomeno di principii etici (l’uomo che gioca a sostituirsi a Dio inserendo geni di scorpione o di maiale nei pomodori o nel granturco). Non parlo nemmeno di eventuali rischi per la salute, finora non dimostrati, anche se non mi sembrerebbe il caso di abbandonare troppo presto il principio di cautela.
Ma il vero discorso è un altro. Le varietà di piante geneticamente modificate sono prodotte e brevettate da poche multinazionali (l’americana Monsanto, la svizzera Novartis, la francese Aventis e l’inglese Zeneca): negli USA, il 90% degli OGM è commercializzato dalla Monsanto, che controlla la quasi totalità del mercato di soia e mais ogm. Un giro d’affari pari a 18 miliardi di dollari l’anno.
E i contadini che utilizzano gli Ogm? Bisogna sapere che le multinazionali non vendono, bensì “affittano” loro, di anno in anno, le sementi. Sì, le “affittano”, perché gli OGM, in quanto creati in laboratorio e brevettati, restano sempre formalmente di proprietà dell’azienda che li vende. Perciò chi utilizza prodotti biotech deve pagare un affitto annuale. Al fine di assicurarsi che tale obbligo non possa essere aggirato, le industrie biotech vendono semi “terminator”, utilizzabili una volta sola perché le piante che nascono da essi producono semi sterili che, se piantati, restano inerti: pertanto, l’agricoltore non può mettere da parte una porzione del raccolto per la semina successiva e deve ricomprare le sementi di anno in anno, diventando completamente dipendente dal fornitore.
E non solo per i semi, ma anche per antiparassitari, anticrittogamici e così via. Non è raro, infatti, che vengano messi sul mercato anche dei pesticidi (per esempio i pesticidi Roundup Ready della Monsanto) programmati per distruggere tutte le specie vegetali eccetto quelle brevettate dalla multinazionale, la quale vi inserisce un gene apposito resistente all’erbicida commercializzato.
Oltre al danno, la beffa: gli agricoltori OGM si trovano di frequente costretti a pagare i danni alle vicine colture biologiche contaminate da pollini o semi OGM portati dal vento o dagli insetti.
In conclusione, non credete a chi vi dice che gli OGM sono la soluzione al problema della fame e della malnutrizione, o che costituiscono un’opportunità di sviluppo e di uscita dalla miseria per i coltivatori del Terzo Mondo: i ricercatori e i laboratori che li brevettano mettono in realtà in mano ad aziende senza scrupoli un tremendo strumento di sfruttamento neocolonialista proprio ai danni di questi ultimi.
Non resta che sperare che si destino, negli scienziati, quella coscienza e quel senso del limite etico che spinsero Sacharov, dopo aver collaborato col governo sovietico alla progettazione della bomba all’idrogeno, a denunciare i rischi della corsa al nucleare; quel senso del limite che mancò ad Ulisse quando spiccò il “folle volo” che trascinò lui e i suoi compagni nell’abisso.