Perchè gli asparagi fanno puzzare la pipì? E soprattutto siamo tutti in grado di riconoscere l’odore? La risposta ce la fornisce uno studio di sequenziamento del DNA

C’è a chi piacciono e se ne frega se la pipì puzza. C’è a chi non piacciono ma li mangia apposta per far puzzare la pipì. Ebbene sì, stiamo parlando degli asparagi.
L’Asparagus officinalis è un’angiosperma monocotiledone e appartiene alla famiglia delle Liliaceae.
Gli asparagi erano già consumati nell’antico Egitto e nell’antica Roma, come testimoniato da scritti di Catone il censore e Plinio il vecchio, il quale descrive la coltivazione di questa pianta nel Naturalis Historia.

Uno degli aspetti più interessanti degli asparagi, dal punto di vista scientifico, è il fatto che possono modificare l’odore della pipì. Esistono anche altri cibi, tra cui i cavolini di Bruxelles, il grano soffiato e il cumino, i cui metaboliti possono cambiarne l’odore, ma nessuno è così potente. Il nostro corpo, infatti, può metabolizzare l’acido asparagusico, contenuto negli asparagi, in composti derivati contenenti zolfo, i quali danno l’odore all’urina. Non è ancora chiaro quali siano esattamente i composti responsabili, ma il principale incriminato è il metantiolo.

Ancor più interessante, sempre dal punto di vista scientifico, è che non tutti sentono l’odore della pipì all’asparago. Una volta appurato questo fatto i ricercatori si sono chiesti se questo fosse dovuto a un’assenza di produzione di metaboliti odorosi o a un non riconoscimento dell’odore.
Grazie a studi incrociati in cui è stata fatta annusare la pipì all’asparago a persone che normalmente ne percepiscono l’odore e ad altre che non riescono, è stato appurato che non ci sono differenze nel metabolismo e il problema è il non riconoscimento dell’odore. Ci sono quindi persone che riconoscono l’odore anche se l’urina è super diluita e persone che, invece, anche dopo aver mangiato un chilo di asparagi non sentono nulla.

Ulteriori chiarimenti al riguardo sono stati forniti da uno studio del 2010 di 23andMe, una compagnia americana di sequenziamento genico degli Stati Uniti. Questa compagnia fornisce un’analisi del DNA per 100 dollari a partire da un campione organico che può essere spedito via posta, pratica diventata così popolare che il loro database attuale contiene circa 5 milioni di sequenze.
Grazie all’alto numero di campioni analizzati, la compagnia ha deciso di condurre uno studio scientifico, che è stato pubblicato su Plos Biology. Alcune persone il cui DNA è stato sequenziato hanno accettato di rispondere anche a un questionario relativo al loro colore degli occhi, all’avere capelli ricci o lisci, allo starnuto fotico (quando si guarda il sole o fonti di luce intensa) e alla capacità di riconoscere l’odore di urina post asparago.
È stato poi condotto uno studio in cui sono state associate le informazioni dei questionari con quelle fornite dal genoma, con un sistema chiamato genome wide association study, dal quale è risultata un’associazione statisticamente significativa tra il non riconoscere l’odore degli asparagi nell’urina e una mutazione sul cromosoma 1. In particolare, la mutazione è nel gene or2m7 che codifica per un recettore olfattivo. Quindi in queste persone il metantiolo è prodotto, ma una volta urinato il composto rilasciato, pur arrivando al naso, non viene riconosciuto.

Questo tipo di studi sottolinea come, nell’era dei big data, si possano effettuare ricerche scientifiche grazie alla bioinformatica partendo da dati pre-esistenti.

Sentire o meno la puzza di asparago nella pipì può sembrare una questione futile, ma lo stesso tipo di studi può anche permettere di comprendere cause genetiche dietro ad altre patologie. Studi come questo sono stati utilizzati anche per comprendere fattori di rischio per l’insorgenza di Alzheimer o di alcuni tumori.Questo può permettere da una parte una migliore prevenzione nel caso dei soggetti a rischio, dall’altra, con le attuali potenzialità di CRISPR o della terapia genica, la correzione del DNA o ancora la diagnosi prenatale per determinate patologie.

Per saperne di più:

https://journals.plos.org/plosgenetics/article?id=10.1371/journal.pgen.1000993

Immagine di copertina: Asparagi via Frank60/Shutterstock